di Saverio Di Giorno
“Gli ingranaggi da oliare per le pratiche”: così si parla negli uffici
Aziende consorziate che vincono gli appalti, professionisti con doppi ruoli, la pubblica amministrazione in mano a lobby di potere sempre più potenti. Stavolta capiremo com’è che girano soldi, forse troppi, senza che nessuno se ne accorga. È il capitolo più delicato, perché tra le ricerche e le segnalazioni fatte è saltata fuori una strana abitudine di alcuni professionisti che ha un forte odore di illegalità. Siamo giunti a scrivere un quarto capitolo di questa storia che racconta di professionisti, interessi incrociate, ditte, amministratori parenti e via di seguito. Unica premessa: tutto quanto si è raccontato e si dirà riposa su un letto di carte che attendono di essere lette e, perché no, ascoltate. Perché alla lunga i cittadini prima si stancano, poi imparano e poi si cautelano: conservano carte, denunciano, registrano quello che avviene intorno a loro e riportano.
Questo reticolato di interessi e ruoli incrociati ha come unico effetto quello di creare tutele per amici da una parte e togliere possibilità e portare avanti veri e propri ricatti. Andiamo con ordine. Più volte si è scritto che in molti comuni della costa imprenditori e amministratori coincidono, oppure coincidono i tecnici che firmano i permessi e le concessioni; e così via fino ad arrivare ad “errori” che somigliano a falsificazioni e abusi. Ci sono quindi cittadini privilegiati che possono accedere a pratiche, che possono avere permessi in tempi record e altri che si vedono privati di spazi, le cui segnalazioni sono ignorate o costretti a pagare per veder riconosciuti diritti. Il teatro di tutto questo sono gli uffici, i tecnici, i permessi, le concessioni.
Le commissioni e i servizi strapagati e mai esercitati
Il primo punto: esistono alcuni casi, segnalati in alcuni comuni, di studi professionali e professionisti con prestazioni e assegni di incarichi profumatamente pagati e mai realmente esercitati o dei quali nemmeno c’è bisogno. Non si può certo dire mazzetta, si dirà. È solo una prestazione, un pagamento per un servizio. Tutt’al più è uno sperpero. Sulla questione esistono addirittura esposti che elencano somme uscite e servizi mai effettuati. È una pratica del nuovo millennio.
Gli avvocati
Ma chi questi lauti pagamenti non se li può permettere? Allora non può avere gli stessi servizi. Non resta che rivolgersi agli avvocati. È qui che avviene il secondo nodo dove si incaglia un chiunque cittadino. Marco C. ci viene a raccontare la trafila di avvocati contattati per intraprendere una causa contro una di quelle ditte privilegiate. La risposta in molti casi è stata: “Beh guardi lasci perdere … è una persona ammanicata bene. Le conviene lasciar perdere!”. Affermazioni gravissime ad altre latitudini, ma che invece sono a quanto pare la normalità. Altro che tutti uguali di fronte alla legge: è notorio che ci sono intoccabili. E se anche gli avvocati si tirano indietro, come si può sanare un abuso? Ci sono gli uffici, i tecnici, le professioni, i diritti … sì, certo, se non fosse che, per le ragioni scritte prima, in molti casi interessi pubblici e privati coincidono. E tocca pagare per avere giustizia.
I ricatti pubblici
Qui veniamo al dato più delicato. Questa volta è S. L. a raccontare la sua storia, dove troviamo tutti gli elementi che più volte abbiamo raccontato anche in altre storie. Racconta, ci fa leggere e vedere. Come lui altri casi. La cosa funziona così.
C’è un abuso, una privazione o qualche pratica da portare avanti nel demanio, ad esempio, e c’è un l’ufficio pubblico con interessi contrastanti. Poi c’è il professionista che si mette a disposizione per risolvere la questione perché è la via più breve. E te la spiega anche la questione a modo suo:
“c’è la via legale che richiede ricorsi, avvocati (e molti a quanto pare sono restii), tempi lunghi e tanti soldi. E chi li ha questi soldi?! Si può fare più in fretta diversamente rivolgendosi alle persone giuste. Costo? Qualche decina di migliaia di euro. È una commissione, un “servizio legalizzato”. Poi vedranno loro come “oliare gli ingranaggi per velocizzare la questione” tra Cosenza, Catanzaro e chissà dove altro.
E se uno vuole avere ciò che gli spetta e basta?
Beh, in tal caso è difficile che la pratica vada avanti, almeno non in tempi brevi.
Di racconti del genere ne abbiamo ascoltati fin troppi. È ora che qualcuno se ne interessi. Che chieda conto di carte e riferimenti e poi le legga e approfondisca. Cosa hanno da dire le autorità su queste “abitudini” e questo linguaggio? Cosa ha da dire chi viene tirato in ballo con l’allusione di prendere “olio”?