Golfo di Lamezia, mare verde. La verità di Falvo: “Le aziende agricole scaricano nitrati, azoto e fitofarmaci: si deve cambiare modello”

Non è un’intervista come le altre. Quando Camillo Falvo, procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, si siede davanti a un microfono, non è solo un uomo di legge che parla: è una figura istituzionale che, con rara coerenza, prova a dare voce a una Calabria offesa, tradita e avvelenata, ma ancora non arresa. Nell’ultima puntata speciale di Pagina Protetta, il programma radiofonico condotto da Nicolino La Gamba su Radio Onda Verde, Falvo ha parlato a cuore aperto di depurazione, inquinamento marino, agricoltura intensiva, responsabilità politiche e amministrative. Un racconto lucido, tecnico ma accessibile, con nomi, numeri, proposte e una constatazione tanto semplice quanto scomoda: “Non possiamo più scegliere tra agricoltura e turismo. Dobbiamo renderli compatibili”.

Falvo rivendica con fermezza un modello di intervento che ha fatto scuola: “Con la sanità, con l’inquinamento marino, siamo intervenuti non solo per reprimere, ma per conoscere, aiutare, stimolare. Abbiamo fornito ausilio a Prefettura, Regione, Comuni, nel rispetto delle regole”. I risultati, nel caso del mare, sono arrivati. Ma ci sono voluti anni di lavoro, protocolli con l’Arpacal, analisi a tappeto, tavoli tecnici, e soprattutto una verità che nessuno voleva sentire: il mare verde non è inquinato formalmente, ma è il prodotto di un inquinamento sistemico, cronico, ignorato per decenni. “Il mare verde che vediamo non risulta inquinato dalle analisi, ma è frutto dell’inquinamento. Arrivano in mare nutrienti, nitrati, azoto, fitofarmaci, che alimentano un’alga unicellulare che prolifera col caldo. Quello che vediamo è il risultato di tutto questo”.

A questo si aggiungono correnti marine assenti, come nel golfo di Pizzo, che aggravano il problema. In alcune aree, le correnti portano via gli inquinanti. In altre, come nel Tirreno vibonese, restano a galla, stagnano e si concentrano.

“Fino al 2020 nessuno si preoccupava della depurazione”, dice Falvo. Il problema è antico, ma ora i nodi stanno venendo al pettine. “Nel 2021 solo il 10% delle attività industriali era collettato a Vibo Marina. Oggi siamo quasi al 90%. Le segnalazioni ambientali sono passate da 2.000 a 80“. Ma non basta. I depuratori spesso non funzionano, sono mal gestiti o saturi di fanghi. E in molti casi, intere zone della provincia non sono nemmeno collettate. “A Nicotera, il Mesima riceve scarichi da Comuni che non sono collettati. Dove sversano? Sversano là”.

Il procuratore indica la via, ma serve volontà politica: “Bisogna cambiare il modo di fare agricoltura, concimare, usare i pesticidi. Dobbiamo aiutare gli imprenditori agricoli a comprendere come depurare e usare i prodotti in modo sostenibile. Altrimenti, il mare verde si diffonderà“. Falvo non si limita alla denuncia. Propone anche una soluzione alternativa: spostare i reflui a largo, sfruttando il potere depurativo naturale del mare:
“Paradossalmente, se invece di depurare i reflui li portassimo in mare aperto, lontano dalla costa, i nutrienti verrebbero riassorbiti. Sarebbe meglio di quello che facciamo oggi”.

Il problema non è solo calabrese: “L’anno scorso c’era schiuma sull’Adriatico, quest’anno spiagge verdi all’Isola d’Elba, in Sardegna, in Corsica. Non funziona da nessuna parte»“. Per questo, secondo Falvo, serve una presa di coscienza politica, centrale e locale: “Dobbiamo farci carico di tutto questo. Le decisioni devono essere serie, tempestive e strutturali. Perché non possiamo più permetterci di sacrificare il turismo, che è la nostra unica industria, sull’altare dell’agricoltura intensiva non regolata”.

Le parole del procuratore Camillo Falvo non sono un j’accuse fine a sé stesso, ma un richiamo alla responsabilità collettiva, alla politica, alle istituzioni e alla società civile. Con pragmatismo e visione, Falvo mostra che un’altra Calabria è possibile, ma solo se tutti faranno la propria parte. E in fretta. Perché non si può fare il bagno nel mare del futuro se oggi si continua a chiudere gli occhi. Fonte: Calabria 7