Granata ad Occhiuto: “Se non mi aiuti, me la canto”. E il gip Greco lo distrugge

C’era una volta Maximiliano Granata. Nullafacente di professione ma sempre con qualche incarico da dirigente o presidente di questo o quell’ente, consorzio, o cordata affaristica/politica.

Vive da sempre sulla fatica della povera gente come fanno i parassiti sociali della peggiore specie. Peggio di na zicca. Il tutto sempre intrallazzando dove e come può pur di garantirsi una posizione sociale e un benessere che francamente non merita. La gente normale, non garantita, senza santi in paradiso e professionalmente preparata, lavora sodo anni e anni per arrivare a certi livelli, e non sempre arriva laddove meriterebbe di stare. E invece lui, senza arte né parte, e soprattutto senza sforzo alcuno, ci arriva  per grazia ricevuta. Presidente di qua e di là, senza avere nessun titolo o “diritto”. Posizioni che ha raggiunto sempre con metodi malandrineschi e ricatti di ogni sorta.

Imbrogli, bugie, abuso di potere, ed ogni meschinità possibile sono le sue armi preferite per colpire nemici e oppositori alle sue truffe. Le ha sempre usate con disinvoltura, e arroganza, forte dell’impunità di cui ha sempre goduto. Non si è mai fatto scrupolo di mandare per strada operai e lavoratori. Come non si è mai fatto scrupolo di accusare persone innocenti pur di apparire perseguitato dalla mafia. Inventandosi attentati e minacce che stanno solo nella sua bacata testa. Per coprire le sue attività criminali si è sempre fatto scudo della posizione che sua moglie ricopre in tribunale. La solita schifezza: se sei parente di un magistrato a Cosenza puoi fare tutto quello che vuoi. Rovinare famiglie, mandare in galera innocenti, rubare denaro pubblico, comprarti voti, usare la cosa pubblica per fini personali.

Un personaggio che meriterebbe, non la galera che non la auguriamo a nessuno, ma una sana paliata e mandato su un cantiere ad abbuscharsi u pani. Con l’obbligo di lavorare tutti i santi giorni dell’anno, tranne i festivi, vita natural durante. Il solo modo per fargli capire quanto è dura vivere onestamente e del proprio lavoro.

Ultimamente si è lanciato, con una serie di post su FB, a proclami sulla legalità e la trasparenza, coinvolgendo quello che lui definisce suo fratello Mario Occhiuto.  max

Si definisce l’inventore della Legalità a Cosenza. Di cui lui e suo fratello Mario sono gli unici detentori. Ovviamente Mario ha capito che qualcosa da un po’ di tempo a questa parte in procura sta cambiando, e ben si è guardato di rispondere o dare sponda ai deliri di questo delinquente.max1

Già, le cose in procura pare stiano cambiando. E lo dimostra il fatto che questa specie di mezza cartuccia di Granata, delinquente incallito, è stato prima indagato e poi sospeso dall’immeritato incarico che fino ad oggi ha ricoperto solo perché appoggiato da delinquenti peggio di lui.  La Manzini lo accusa di aver usato il bene pubblico per comprarsi voti. Cosa che fino a qualche mese fa sarebbe stata impensabile.

Occhiuto non gli dà sponda perché qualche suo amichetto della procura gli ha spifferato che gli intrallazzi tra lui è Granata sono stati registrati, e gli ha consigliato di tenersi alla larga da questo soggetto. E lo dimostrano le intercettazioni in mano alla procura dove il sindaco e Granata parlano di voti e posti. Ecco perché Granata si appella ad Occhiuto con questi falsi proclami alla legalità che detti da lui fanno ridere i polli. In realtà dietro questi appelli a suo fratello Mario Occhiuto, si nasconde un vero e proprio ricatto.

Granata dice a Mario: caro fratello Mario vedi di darmi una mano altrimenti se io finisco male, come sta succedendo, mi sa che finisce male anche per te. Il solito ricatto tra delinquenti che fino a quando tutto va bene sono amici, non appena si complicano le cose, da vigliacchi quali sono, iniziano a scaricarsi l’uno con l’altro.

A dire che Granata è un delinquente non sono io, ma il  Gip Greco che nell’ordinanza di sospensione dal consorzio così si esprime:

“La riprovevole (ovvero la schifosa) gestione dell’ufficio pubblico ricoperto, asservito a finalità individuali, in diretto e aperto contrasto con l’interesse pubblico e con grave nocumento (danno) ai principi di imparzialità, efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa  e con ingenti costi per la cittadinanza sono elementi, tutti, chiaramente ed univocamente indicativi della specifica e spiccata pericolosità sociale del Granata. Il provvedimento di interdizione nei suoi confronti si rende necessario per impedire la reiterazione di analoghe e gravi condotte delittuose, di abuso della pubblica funzione”.

Il Gip lo definisce pericoloso socialmente,  e lui sbraita di legalità. Lui, il campione di onestà. Ma la vigna pare, almeno per lui, essere finita. Granà tu dicu bellu bellu, vati trova na fatica e mintati na maschera. Ora ci aspettiamo che anche altri al suo pari facciano la stessa fine.

GdD