Granito silano: la Finanza indaga, la procura archivia

Il granito tarocco

Nel porto di Gioia Tauro si lavora come sempre. Grandi gru che caricano e scaricano container che contengono di tutto. Dalle banane alla cocaina. Un “porto franco” che necessita di controlli costanti e continui.

E’ una sera come le altre al porto, navi che vanno, navi che vengono. Nascosti ad aspettare l’arrivo di una di queste navi ci sono gli uomini delle Fiamme Gialle. Da tempo impegnati in un’indagine sull’appalto di piazza Fera/Bilotti. Sono lì perché sanno che qualcuno scaricherà un container contenente mattonelle di granito, cavato in Cina. Materiale che serve alla Barbieri Costruzioni (capogruppo dell’ATI che ha vinto la gara) per “completare” le cosiddette opere aggiuntive: i marciapiedi.

Il capitolato d’appalto parla chiaro: il materiale da posare sui nuovi marciapiedi deve essere il nostro granito silano. Non aggiunge altro. Né dice “materiale simile”. Granito silano. E’ questo il materiale che pagano i cittadini e questo deve essere posato. I finanzieri sono appostati con telecamera e microfoni perché hanno seguito la matassa e hanno capito che nella “qualità” del materiale, c’è qualcosa che non va. Hanno avuto una dritta. E sono lì per produrre le prove dell’ennesima truffa. La nave attracca e gli operai iniziano le manovre di scarico.

I finanzieri individuano il lotto e filmano il container, che arriva dalla Cina, pieno di mattonelle di granito, destinate a un rivenditore di Montalto.

Lo seguono. Filmano tutto. Compresa la consegna da parte del rivenditore ai vari cantieri sparsi per la città. Ora non c’è più dubbio, la truffa è stata posta in essere. Si tratta di tarocco: è come se voi ordinaste al vostro mastro di fiducia, un pavimento di marmo di Carrara e lui invece di acquistare questo, ne trova uno simile che costa di meno, cavato chissà dove, ma ve lo fa pagare per marmo di Carrara lo stesso. Non è la stessa cosa.

Un classico: ti dico che è originale, tanto nessuno è in grado di smentirmi e ti rifilo la sola. Le Fiamme Gialle mettono tutto nero su bianco e consegnano il lavoro alla procura. Per avallare la tesi, e non lasciare niente di intentato, e per sciogliere ogni dubbio, inviano un campione del materiale in un laboratorio, per certificarne la provenienza, e la perizia è chiara: si tratta di granito cavato in Cina, e non granito silano.

Ora, voi potreste dire: che c’è di male? Alla fine sempre granito è. L’importante è finire il lavoro. E sono d’accordo con voi: se non fosse che la differenza tra il granito tarocco posato, e quello richiesto dal capitolato d’appalto, a cui gli esecutori del lavoro devono attenersi per legge, è di almeno 8/10 euro al metro quadro. Che, moltiplicati per migliaia di metri quadri finora posati, visibili sui nuovi marciapiedi, fanno poco meno di mezzo milione di euro. Questa è la stima fatta da un esperto.

Ovviamente, nonostante le prove schiaccianti, la procura, sempre attenta agli atti prodotti da questa amministrazione, come se niente fosse, archivia la pratica. Tanto a pagare è sempre Pantalone. Occhiuto potrebbe essere all’oscuro di questo e non essere né complice, né l’ideatore. Ma ora che noi lo abbiamo messo al corrente, ha l’obbligo di intervenire e chiarire questa ennesima vicenda che danneggia come sempre i cittadini.

Questa redazione si rende disponibile a fornire al sindaco l’analisi del materiale, eseguita da un laboratorio specializzato. Giusto per fugare ogni residuo dubbio.

E che la buona fede sia con lui.

Giardini del Duglia