Anche oggi non manca l’esternazione del dottor Gratteri sui giornali.
Più che una esternazione, a dire il vero, quello di oggi è un appello. Un appello rivolto, a giovani e non, di farsi coraggio e farsi avanti per richiedere a titolo gratuito la gestione di un bene confiscato al clan Muto denominato Eurofish.
Si tratta del capannone già sequestrato 10 anni fa ed affidato agli infedeli amministratori Bosco, Brescia, Caprino e Baldino, che hanno continuato a gestirlo per nome e per conto del boss Muto, così come dice l’ordinanza a firma del dottor Luberto nell’operazione Frontiera.
Amministratori infedeli caduti nella rete della DDA, che per molto tempo ha monitorato l’attività, scoprendo una collusione tra gli amministratori e Andrea Orsino, intestatario dell’attività, e genero del boss Franco Muto.

La società Eurofish si occupa dello stoccaggio, della lavorazione, e della surgelazione del pescato locale. Nonché della distribuzione di prodotti ittici presso hotel e ristoranti della costa. Attività che nonostante il sequestro confermato dalla corte di Cassazione, il clan Muto continuava a gestire con l’avallo degli amministratori infedeli, reclutando manodopera, e continuando ad imporre i suoi prodotti alla ristorazione e il prezzo del pescato a tutte le paranze della zone.
Oggi, il dottor Gratteri lancia un appello a ditte, cooperative, società esperte nel settore ittico, ma anche no, per la gestione a titolo gratuito dell’Eurofish. Tutto gratis. Capannone, frigoriferi, furgoni, macchine per la lavorazione del pesce.
Per “partecipare” bisogna produrre domanda all’”Agenzia dei beni confiscati” e se ci sono problemi ci si può rivolgere direttamente al dottor Gratteri che provvederà a stabilire un contatto con i responsabili dell’Agenzia. Una cosa semplice e soprattutto gratuita.
Chi si aggiudica il bene confiscato non deve fare altro che alzarsi la mattina e andare a lavorare, perché è tutto pronto, e senza spendere un euro. Una proposta allettante si direbbe. Solo che la vedo difficile che qualcuno si faccia avanti.
Altrimenti non si spiegherebbe la gestione decennale, nonostante l’avvenuto definitivo sequestro, da parte dello stesso boss Muto, nel totale silenzio delle istituzioni. E’ chiaro che nessuno del luogo si prenderebbe una gatta da pelare di queste dimensioni. Non è successo prima e non succederà ora. Sono troppi i rischi. Anche se il nostro auspicio è che qualcuno del luogo si faccia avanti. E se tutto dovesse mancare, c’è sempre Libera di Cosenza che potrebbe prendere le redini dell’attività. Vedremo come finirà. Nel frattempo pongo la mia riflessione.
Anche questa uscita del dottor Gratteri, ferma restando la bontà dell’offerta, sa molto di “propaganda” . Sa bene il dottor Gratteri le difficoltà a cui va incontro chiunque si renda disponibile alla gestione di questa attività. Difficoltà che rendono quasi impossibile una accettazione dell’offerta.
Chi glielo spiega poi ai picciotti di Muto, con i quali bisogna confrontarsi tutti i giorni, che quella attività non appartiene più a loro? Chi ci parla con le paranze per le forniture del pescato? Come si convincono i ristoratori della costa a comprare i prodotti ittici dalla “nuova gestione”?
Sarà anche un capannone attrezzato e pronto all’uso ceduto a gratis, ma senza la conferma “dell’ indotto” non ci sono speranze. Ecco perché sa di propaganda questo annuncio: all’occorrenza si potrà sempre dire che la “società cosentina” non è ancora pronta alla lotta alla ‘ndrangheta. Perché soggiogata, spaventata, omertosa, connivente, o quello che vi pare, giustificando così, attraverso l’omertà diffusa, l’inoperosità delle procure nel procedere contro i livelli alti della ‘ndrangheta in giacca e cravatta.
O come dice Gratteri contro i mafiosi raffinati e acculturati del cosentino. Come a dire: se la gente non prende coraggio e continua a “coprire” il malaffare, è difficile per noi magistrati procedere nelle inchieste e nelle indagini a carico dei personaggi che compongono la cupola politica/massonica/mafiosa.
L’omertà, o la paura della gente utilizzata come scusa per dire che ci sono grandi difficoltà nelle indagini che riguardano i pezzotti politici corrotti perché il “popolo” non collabora. E senza la collaborazione del popolo non si possono trovare i riscontri.
Questo appello è destinato a cadere nel vuoto, e chi lo ha formulato lo sa bene. Ed è per questo che assume un altro significato. E’ solo fumo negli occhi.
Uno spot pubblicitario per dire: noi della DDA tutti i giorni lottiamo contro la ‘ndrangheta. E questo appello ne è la dimostrazione. Lo ripeto: a me pare l’ennesima scusa per giustificare l’inadeguatezza della DDA nel procedere contro il livello politico/massonico/mafioso che gestisce di fatto tutta la provincia di Cosenza.
Se non fosse come dico io, il dottor Gratteri, insieme a questo annuncio e per far capire alla gente che non sarà lasciata sola, avrebbe dovuto dire che la lotta alla ‘ndrangheta in quel territorio non si ferma certo alla retata di qualche settimana fa e che a breve saranno portate alla luce le responsabilità politiche di chi ha coperto per decenni il boss Muto e i suoi compari. A cominciare dal deputato del PD affiliato alla cosca. E invece niente.
Di questo a Cetraro e a Cosenza non si deve più parlare. Bisogna parlare solo del capannone che nessuno vuole per paura di ritorsioni e di quanto vigliacchi sono i cosentini. Perché così finirà. La solita musica per ingarbugliare la matassa e portare la discussione lontana da ciò che la procura non può “gestire”.
Non me ne voglia il dottor Gratteri ma a me questo annuncio sembra l’ennesima paraculata per salvarsi l’immagine e lasciar scivolare nel dimenticatoio i misfatti dei corrotti di stato che neanche lui, non dico protegge me ne guarderei bene, ma non può arrestare.
GdD