Gratteri: “La ‘ndrangheta a Cosenza è acculturata ma mafiosa nei comportamenti”

Da quando è diventato procuratore capo alla DDA di Catanzaro, il dottor Gratteri non fa altro che esternare. Non che prima non lo facesse, anzi, ma pare che adesso abbia trovato una marcia in più.

Nell’arco di due mesi decine di interviste, convegni, dibattiti e parole a più non posso. Sa tutto sulla ‘ndrangheta. E “nun se batte” su questo. E’ lui, all’oggi, il massimo esperto di mafiosità calabrese. Conosce tutti i mafiosi di Calabria.

Non c’è gruppo ‘ndranghetistico di cui lui non si sia occupato. Specie nel reggino, dove si sa che la ‘ndrangheta ha radici storiche. Conosce bene le distinzioni che esistono da famiglia a famiglia. Distingue le peculiarità  delle famiglia di ‘ndrangheta della fascia ionica da quelle dell’entroterra. Una cosa sono i clan del reggino, un’altra sono i clan del vibonese, o del crotonese, un’ altra ancora i clan del cosentino. E in giro per la Calabria spiega le differenze: storicità del clan, appartenenza familiare, e “nuove formazioni”.

L’ultima intervista rilasciata dal dottor Gratteri risale a qualche giorno fa. Ad intervistarlo Attilio Sabato e Arcangelo Badolati. Una intervista a tutto campo, in cui il dottor Gratteri da il meglio di se. Sciorina che è una meraviglia. Spiega ai due che chiedono qual è la situazione ‘ndrangheta a Cosenza, il suo punto di vista da magistrato in prima linea.

E dopo aver spiegato che la ‘ndrangheta criminale a Cosenza è di recente costituzione, alle sollecitazioni sul pentitismo, fenomeno diffuso nei clan cosentini, risponde così: “Nel cosentino si pentono i garzoni di ndrangheta non i capi. Utili si, ma non sufficienti. Non bastano le dichiarazioni di un medio spacciatore, o killer di professione, per definire un quadro probatorio. Rischi di andare in aula e che tutto crolli”.

Dunque, per il dottor Gratteri la ‘ndrangheta cosentina, più che una organizzazione “mafiosa”, potrebbe definirsi una associazioni di delinquenti e criminali incalliti. Una banda malavitosa che si rifà alle regole dell’onorata società, ma che non ha né lo spessore criminale, né la storicità degli “antichi locali di ‘ndrangheta”. Infatti per il dottor Gratteri pentiti come Bruzzese, Lamanna, Foggetti altro non sono che dei criminali di serie B la cui utilità, dopo il loro pentimento, è limitata alla scoperta di eventi criminosi ad opera di altri malavitosi, amici loro, di serie C, che presto finiranno tutti in galera.

L'ispettore Ciciarello
L’ispettore Ciciarello

Ma quando parlano di politici ed altro vanno presi con le molle. Peccato che non la pensi così uno dei suoi sostituti, che sulle loro dichiarazioni ha messo in piedi diverse operazioni. L’arresto di Principe, del poliziotto Ciciarello e l’avviso di garanzia al consigliere regionale Orlandino Greco.

Non la pensa così neanche il Gip che ha comminato ergastoli e secoli di galera sulle loro dichiarazioni. E’ chiaro che alle dichiarazioni devono seguire i riscontri, ma viene anche da chiedersi come mai per i malandrini sono stati trovati e per i politici no? Si parte sempre per entrambi da dichiarazioni, o no?

Noi lo diciamo da un po’ di tempo, chiunque provi a mettere mano sulla cupola politica/massonica/mafiosa di Cosenza viene subito bloccato. E a me pare che sia più questo il motivo, o meglio la scusa, per non intervenire che lo spessore di serie B dei malavitosi, e la scarsa qualità delle loro dichiarazioni che per altri scarse non erano.

Dico questo perché intervenire sulla ‘ndrangheta cosentina significa coinvolgere in inchieste ed indagini pezzi deviati dello stato a tutti i livelli, a cominciare dalla procura di Cosenza. E questo neanche uno come Gratteri può farlo. E  per giustificare questa sua “inadeguatezza”, arzigogola sulle dichiarazioni dei pentiti. Ma allo stesso tempo non potendo dire che la ‘ndrangheta a Cosenza non esiste, e per giustificare il suo immobilismo, si inventa una di quelle sue frasi ad effetto. Così come fece per quel che riguarda la borghesia mafiosa dei colletti bianchi più pericolosi dei criminali ‘ndranghetisti.

E per ripigliarsi, dopo una longaria che non ti dico, sulla mafiosità di Cosenza dice:  “La ‘ndrangheta del cosentino è raffinata, acculturata ma mafiosa nei comportamenti. Necessita di attenzioni più accurate”.

Maurizio Rango e Franco Bruzzese
Maurizio Rango e Franco Bruzzese

Dunque, la mafia a Cosenza non sono i Rango, i Lanzino, i Lamanna, i Bruzzese, i Foggetti, i Banana, i Patitucci, i Gentile, che per Gratteri sono dei ladri di polli, ma persone raffinate e di cultura, che evidentemente siedono in posti importanti dell’amministrazione pubblica.

Un modo, un po’ paraculo, per dire tutto e non dire niente. Ci si appella sempre a questi “poteri forti”  ma nessuno dice mai chi sono, che fanno, dove abitano. Per noi le responsabilità sono chiare e non abbiamo mai avuto timore o remore nel fare nomi e cognomi di questi “poteri forti”. E oggi siamo confortati anche da questa dichiarazione del dottor Gratteri, che ammette l’esistenza di una cupola politica/massonica/mafiosa che governa la città e buona parte della provincia.

Comunque io penso che se è vero che il dottor Gratteri da seguito a quel che dice, e che il suo non è né un arzigogolo, né una paraculata, aspetto con ansia di sapere chi sono questi mafiosi raffinati e acculturati a cui si riferisce. Sempre che tra un convegno, e una intervista, trovi il tempo di fare qualche indagine.

GdD