Che Gratteri sia un magistrato con radicate idee fasciste, è cosa risaputa. Lo abbiamo già scritto e lo ripetiamo. Basta ascoltarlo 20 secondi per capire che la sua idea di Giustizia, alla fine e al netto delle sue chiacchiere, si riduce solo a: “cchiù galera ppe tutti”. Esclusi, ovviamente, magistrati corrotti, poliziotti e carabinieri infedeli, politici collusi e masso/mafiosi. A questi, così come avveniva durante il fascismo, è garantita l’immunità che oggi Gratteri traduce in – quando qualcuno gli chiede come mai non si procede mai contro questi – “ci vogliono solide prove”. Che guarda il caso non si trovano mai. Per tutti gli altri le prove si trovano sempre, ma per le categorie sopra citate, mai. Anche quando, come nel caso di don Magorno, è lui stesso a confessare l’appartenenza al clan Muto, così come “certificato” da una intercettazione dei Ros pubblicata dal Corriere della Calabria.
Il metodo di indagine di Gratteri è semplice: applica il criterio lombrosiano, e di classe. Che vuol dire: se hai la faccia da delinquente e sei un morto di fame, per Gratteri vuol dire automaticamente che sei colpevole, anche se non hai fatto niente. Se al contrario, invece, hai la faccia pulita, vesti bene, frequenti salotti e convegni, fai politica, e conosci gli amici degli amici, sei innocente di sicuro, anche se tutti sanno che sei un ladrone.
La prova che Gratteri agisce così, è sotto gli occhi di tutti: a Cosenza, ad esempio, per Gratteri, il problema non è la dilagante corruzione masso/mafiosa – oggi accertata persino dalla procura di Cosenza che è quanto dire – ma chi scrive e racconta l’oramai evidente malaffare a tutti i livelli. Il problema non è neanche la commistione tra politica e malavita, per Gratteri – così come asseriscono diversi pentiti le cui dichiarazioni per molti malandrini si sono tradotte in ergastoli, mentre, per i politici corrotti, gli stessi dichiaranti e le stesse dichiarazioni, sono finite nei cestini della spazzatura – ma chi non si allinea con lui. I nemici della Democrazia, della Giustizia, e della Legalità, per Gratteri, sono i giornalisti querelati dagli amici degli amici, che vogliono screditarlo, come lui stesso afferma. Gli stessi che raccontano quello che tutti sanno, ma che nessuno dice e che spetterebbe a lui (Gratteri) provare e dimostrare giudiziariamente. Ma lo sapete tutti, a Cosenza, per Gratteri gli unici reati che si commettono sono gli spinelli dei cronisti querelati da lazzaroni, corrotti, masso/mafiosi e poliziotti e carabinieri infedeli.
Infatti Cosenza, più che una città calabrese, per Gratteri è una città della Svizzera. A Cosenza non esiste la corruzione, non c’è la ‘ndrangheta, non c’è la masso/mafia, come in Svizzera. E lo dicono i fatti: negli ultimi 10 giorni hanno arrestato 5 sindaci in provincia di Cosenza. A Rende tutti conoscono la vicenda di Sandro Principe, a Castrolibero quella di Greco. E poi, Marano, Scalea, Cassano, Cetraro, Corigliano, Cariati, Amantea, e tanti altri paesi i cui rappresentanti istituzionali sono stati coinvolti in fatti gravi di corruzione, insomma, tutto intorno è un proliferare di corruzione e di masso/mafia, e lo dicono le inchieste in corso, tranne che a Cosenza. A Cosenza questi problemi, come nella Svizzera, non ce li abbiamo.
Nonostante Foggetti chiami in causa tutta la politica cosentina in fatti di corruzione e voto di scambio, compreso l’avvocato Manna, più noto come la reincarnazione del quaquaraquà di sciasciana memoria, oggi sindaco di Rende, con il quale Gratteri ieri dialogava in un pubblico incontro, durante la consegna di uno dei tanti premi fittizi istituiti dalla politica, solo per ingraziarsi il magistrato. Per Sandro Principe e Orlandino Greco le dichiarazioni di Foggetti sono “servite”, per gli altri no.
Ora, ditemi voi, al di là della mia ironia e di fronte a questi dati oggettivi, uno che deve pensare? Non puoi pensare niente, perché se lo fai, e critichi l’operato di Gratteri, chiedendo il perché di queste evidenti contraddizioni giudiziarie, sei uno che vuole screditarlo. Se gli chiedi perché non si è mai adoperato a verificare la veridicità e l’esistenza, a proposito di notizie di reato, del verbale che accusa il senatore Magorno di mafiosità, sei uno che lo vuole infamare. Devi solo dire le cose che lui vuole sentirsi dire: come sei bravo, l’incorruttibile, che bravo scrittore (!!!), il miglior magistrato contro la lotta alla droga, il più grande conoscitore di fatti di ‘ndrangheta, lo spauracchio di malandrini e corrotti. Ma soprattutto non puoi dire che le sue operazioni sono un flop. In poche parole (a Gratteri di sicuro care): o con me o contro di me. O lo elogi anche se non produce nulla per liberare la nostra terra dalla corruzione masso/mafiosa, oppure sei un suo nemico. Una logica che me ne ricorda un’altra che, in questo paragone, non voglio neanche citare.
Questo perché Gratteri ha uno strano concetto della Democrazia. Infatti è fascista. E da tale si comporta: chi dissente, secondo lui, è un delinquente. Un pregiudicato, anche se sei stato assolto da ogni accusa. Il che ci restituisce anche il valore che dà Gratteri alla Costituzione: non la pensa proprio. Per lui basta solo essere stati chiamati in procura per essere un poco di buono. Scrivere come stanno le cose, per Gratteri, così come per i poteri forti, è un grave reato. E chi lo fa deve stare in galera.
Tutto sommato lo comprendo, in fondo che ne sa Gratteri di abusi e soprusi, che ne sa di Giustizia, Democrazia e Libertà, che ne sa di Diritti negati, lui che ha sempre avuto le spalle coperte. Che ne sa di che vuol dire lottare contro i poteri forti (davvero) senza le protezioni di cui lui gode. Che ne sa di questo lui che ad una informazione libera e plurale, preferisce il giornalista incensurato, ma asservito al potere.
Ma che ne sa…
GdD