“Abbiamo proposto una riforma del sistema. Rimane da chiedersi perché la riforma non viene discussa, ma questo bisogna chiederlo alla politica”.
Lo ha detto il neoprocuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, agli studenti del Master in Intelligence dell’Università della Calabria.
“Abbiamo modificato tutta la parte sull’agenzia dei beni confiscati che, secondo noi – ha aggiunto Gratteri – deve stare a Roma, perché deve interagire on-line con tutti i ministeri e si deve insediare presso la sede del Consiglio dei Ministri. Deve essere presieduta da un manager, che capisce di economia e il sequestro deve essere gestito da una sezione specializzata del tribunale, in modo che siano sempre dei giudici a seguire il percorso di quel bene, dalla confisca all’assegnazione. Il valore del bene, poi, va tutelato e per questo assegnato prima che si degradi”.
“Per contrastare le mafie – ha proseguito Gratteri – servono tante e piccole modifiche normative, che abbiamo già proposto e di cui ho già ampiamente detto. Qualsiasi modifica, però, non deve intaccare il livello di garanzia dell’imputato, perché in nessun caso un assassino o un mafioso deve poter fare la parte della vittima. Le modifiche devono servire a far diventare non conveniente delinquere”.
“Basta con caserme intitolate a Falcone o Borsellino. Falcone in vita era combattuto. Poi un miracolo, giovani nati decenni dopo la sua morte, parlano di lui, e di Borsellino, questo vuol dire che c’è una fetta di società che ha il senso della giustizia. Allora, tutti i corvi devono cavalcare l’onda e cominciano a intitolare qualsiasi cosa a Falcone e Borsellino”.
Questo un altro passaggio di Gratteri che ha concluso smascherando il business delle associazioni antimafia.
“La verità è che i palazzi della mafia – ha aggiunto Gratteri – costruiti in zone sismiche, con materiali depotenziati, non possono diventare scuole o caserme, dobbiamo abbatterli e costruire strutture sicure. Bisognerebbe investire nella scuola e istituire il tempo pieno. Le associazioni antimafia sono diventate business. Gente che non ha mai lavorato, sta vicino ad un magistrato per qualche tempo, poi va nelle scuole e la sua diventa una professione. Ho sempre detto alle istituzioni di prendere i soldi che dovrebbero dare ai progetti antimafia, metterli insieme e fare il doposcuola. Questa è la vera antimafia, sottrarre i ragazzi alla criminalità”.