Grillo, la forte tensione con Conte e le accuse ai “traditori”

(Emanuele Buzzi – corriere.it) – Beppe Grillo torna a graffiare. E lo fa con un post sui traditori. Un intervento non casuale, viste la modalità e la tempistica. Per capirlo basta fare un paio di passi indietro. Il garante del Movimento non ha ancora sbollito le delusioni e la rabbia derivanti dalla sua trasferta romana. Il blitz nella capitale, rimandato in un primo momento a causa della scissione dei dimaiani, è stato segnato dal caos mediatico in merito alle presunte pressioni che Grillo — così ha raccontato il garante stesso a Domenico De Masi e ai parlamentari — avrebbe ricevuto da Mario Draghi (che ha smentito) per levare Giuseppe Conte dalla guida del M5S. Il sociologo poi ha svelato le parole del garante e i contiani hanno soffiato sul fuoco della polemica. Troppo per il fondatore del Movimento.

Ecco allora l’intervento sul blog. Il post analizza la figura del traditore nella Divina commedia e in altre opere letterarie. E rammenta che «Dante colloca i traditori nel IX cerchio dell’Inferno», proprio «nei pressi del perfido per eccellenza, Lucifero». I traditori sono divisi secondo diverse categorie. E subito tra stellati ed è scattata l’esegesi delle parole pubblicate dal garante. Per qualcuno nel Movimento «i traditori dei benefattori, i più ferali tra i traditori, simili a Giuda che si vendette per trenta denari» sono un riferimento a Luigi Di Maio e agi altri ex che lo hanno seguito nella sua nuova avventura lasciando il M5S che li ha portati alla ribalta. Il ministro, interpellato, replica: «Io traditore? Pensiamo all’Italia».

Ma è soprattutto il passaggio dedicato a Iago a creare scompiglio. «Il tradimento per il gusto di tradire, senza uno scopo se non quello di portare distruzione e rovina nella caso del nobile e leale Moro di Venezia» secondo i ben informati è una frecciata velenosa verso chi ha rivelato le parole di Grillo su Draghi. In primo luogo, quindi De Masi e i contiani che hanno rilanciato le indiscrezioni, gonfiando il caso.

Tra i Cinque Stelle, nonostante le smentite di rito («Non ci sono problemi, si sentono spesso», assicurano gli stellati), si parla ancora di «forte tensione» nei rapporti tra il garante e il presidente stellato. Grillo a Roma si è lasciato andare a gag e battute al vetriolo, che riaprono vecchie ferite. E la missione romana si è conclusa con un nulla di fatto, senza un accordo sulla deroga al tetto dei due mandati.

In questa fase, riaffiorano le ruggini dello scorso anno quando i due litigarono pubblicamente sul nuovo statuto M5S. «Conte non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito», disse all’epoca Grillo. L’ex premier aveva chiesto al garante di scegliere se essere «il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padrone che ne contrasta l’emancipazione».

Eppure i rapporti tra i due erano nati sotto i migliori auspici. Nell’estate del 2019, all’epoca della crisi gialloverde e della battaglia per tenere Conte a Palazzo Chigi anche nell’esecutivo con i dem, Grillo era intervenuto in prima persona per difenderlo: «Qualsiasi cosa che preveda di scambiare lui, come facesse parte di un mazzo di figurine del circo mediatico-politico, sarebbe una disgrazia», aveva detto. Tra gli stellati, anche di primo piano, c’è chi non vede vie d’uscita: «Dovrebbero prendere atto che la loro è una convivenza impossibile: solo così il Movimento, in un modo o in un altro potrà ripartire».