«Una giornata spaventosa per l’Ucraina, una giornata nera per l’Europa». Il commento del cancelliere tedesco Olaf Scholz fa da cornice a quanto accadrà nelle prossime ore. Con l’annuncio di Vladimir Putin di un’operazione militare nel Donbass per «smilitarizzare l’Ucraina», fallisce la diplomazia portata avanti in queste settimane dagli Usa e da molti leader europei – su tutti Macron e Scholz. Ora gli alleati occidentali si organizzano per rispondere in maniera compatta a Mosca, cercando l’ultima strada per fermare la guerra nel cuore dell’Europa, come l’ha definita Draghi. Il presidente ucraino Zelensky ha rotto le relazioni diplomatiche cn la Russia, e la Bielorussa, inizialmente indicata come partecipe all’attacco in Ucraina, si è smarcata nel corso della mattinata.
Alexander Lukashenko, che ha lasciato passare le truppe di Putin sul suo territorio, ha detto che i suoi militari non hanno partecipato all’invasione. La parola «invasione» viene contestata dalla Russia, che la definisce come una degli esempi di disinformazione occidentale. Ma a confondere le acque ci sono soprattutto i media vicini al Cremlino: mentre i carri armati russi entravano in Ucraina, Putin ha parlato di «genocidio» in Donbass e di «un’Ucraina nazista». Il canale Rossiya-24 diceva che «i neonazisti ucraini stanno aspettando il momento giusto per colpire la Russia».
La risposta occidentale
Dopo il congelamento della diplomazia, iniziato con l’annullamento del vertice tra Biden e Putin e ribadito nelle scorse ore da Di Maio e altri leader europei («Non parleremo con la Russia finché non farà un passo indietro»), gli scenari si complicano: dopo le reazioni di condanna arrivate a ridosso dell’annuncio, ora i leader di Ue, Usa, Regno Unito e Nato sono impegnati nei vertici di decisioni e coordinamento. Borrell ha duramente attaccato Putin, dandogli la completa responsabilità dell’aggressione e di «tutte le vittime» che il conflitto causerà. Da Berlino arriva anche la condanna di Annalena Baerbock, che in mattinata ha detto: «Care cittadine e cittadini, oggi ci siamo svegliati in un altro mondo. Siamo senza parole, ma non siamo inermi».
I vertici
Al momento, sono state annunciate diversi meeting nazionali e internazionali, che danno seguito al briefing di emergenza delle Nazioni Unite. Alle 9 è iniziato quello europeo straordinario dei capi di stato presieduto da Roberta Metsola, al quale hanno preso parte anche Ursula von der Leyen e Charles Michel. In un comunicato congiunto, von der Leyen e Michel hanno dichiarato che «tale uso della forza e della coercizione non ha posto nel XXI Secolo». La presidente della Commissione europea ha già tenuto un discorso congiunto con il commissario agli Affari esteri Borrell. Il primo ministro britannico Boris Johnson, che ha definito l’azione militare russa una «catastrofe per il nostro continente», e Macron hanno chiesto un vertice urgente dei leader della Nato. Nel pomeriggio, invece, Biden ha già convocato una videoconferenza del G7.

A livello nazionale, Draghi ha convocato alle 10 a Palazzo Chigi una riunione del comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. Più tardi, ci sarà anche una riunione straordinaria del Copasir, mentre alle 16:30 è stato convocato il Consiglio supremo di Difesa al Quirinale.
Altre sanzioni in arrivo
Come ampiamente annunciato nelle settimane precedenti, l’Occidente è pronto a varare nuove sanzioni dopo le prime arrivate il 22 febbraio. In Ue, i Paesi membri erano ancora in conflitto su alcuni punti, soprattutto quello energetico, ma l’accordo su «sanzioni dure» è stato raggiunto. Compromettere radicalmente i rapporti con Mosca è un problema anche per l’Italia, legata al Paese per il rifornimento di gas. Ieri, 23 febbraio, Berlino ha annunciato lo stop alla realizzazione del Nord Stream 2, importante gasdotto che avrebbe portato il gas direttamente dalla Russia a alla Germania senza passare per l’Ucraina. Quel che pare certo a ora, è che l’Unione europea bloccherà l’accesso della Russia alla tecnologia delicate e ad altri mercati.
Occhi sulla Cina
La Cina, che aveva definito l’Ucraina l’equivalente di Taiwan per Pechino, ha già definito «immorali» le sanzioni contro la Russia da parte degli occidentali, e ha indicato gli Stati Uniti come i responsabili dell’escalation. Secondo la Cina, la Nato ha lasciato al presidente Putin poche opzioni. Una giornalista presente alla conferenza stampa del ministero degli Esteri cinese, riporta che la portavoce Hua Chunying è ha risposto in maniera evasiva alle domande sull’attacco. Si è anzi rifiutata, sembra, di definirla un’invasione, e non ha risposto alle domande riguardo ai piani di Xi Jinping rispetto a Putin. La Cina, ha detto vagamente, Chunying, «farà appello alla moderazione».