Hamil: è solo un “arresto” alle intenzioni

All’indomani dell’orribile strage di Parigi e a quelle successive sparse per il mondo, la civiltà democratica e laica occidentale ribadì un principio fondamentale del nostro vivere: non molleremo mai un solo millimetro di libertà e di diritto, conquistato, nonostante le vostre barbarie. Non cederemo al terrore. Continueremo a vivere, ad uscire, ad incontrarci.

Non limiteremo le nostre libertà in nome dell’emergenza. Perché se così fosse sarebbe come ammettere di essere stati sconfitti. Perché è nel nostro modo di vivere che vogliono colpirci. Ed è proprio per questo che non bisogna cambiare. Né stile di vita né regole. L’unica lotta possibile contro la barbarie, è il totale isolamento di ogni vero violento, in ogni parte del mondo, anche militarmente laddove serve. Un appello mondiale, rivolto a tutti, a combattere veramente il terrorismo senza limitare la nostra sacrosanta Libertà.

Ma questo appello, evidentemente, non è stato accolto, tant’è la paura ingenerata da possibili attentati. Al punto di ritenere utile una modifica sostanziale all’articolo 270 quinquies.

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La parte del codice penale relativo ai reati di terrorismo. Che così recitava prima della modifica.

“Chiunque, al di fuori dei casi di cui all’articolo 270 bis (2) , addestra o comunque fornisce istruzioni (3) sulla preparazione o sull’uso di materiali esplosivi, di armi da fuoco o di altre armi, di sostanze chimiche o batteriologiche nocive o pericolose, nonché di ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un’istituzione o un organismo internazionale, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. La stessa pena si applica nei confronti della persona addestrata”.

L’articolo, oggi, tolto il punto ad “addestrata”, continua così: «nonche’ della persona che avendo acquisito, anche autonomamente, le   istruzioni per il compimento degli atti di cui al primo periodo, pone in essere comportamenti (( univocamente )) finalizzati alla commissione delle condotte di cui all’articolo 270-sexies»;

“Le pene previste dal presente articolo sono aumentate se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici”.

In sostanza l’aggiunta dice che sono punibili anche coloro i quali si autoaddestrano, scaricando dalla rete manuali, video e altro materiale utile a diventare un terrorista. Non servono prove concrete quali collegamenti con questo o quel terrorista conclamato, o cinture esplosive, armi o altro; basta trarre dall’atteggiamento dell’indagato segni di radicalizzazione religiosa, derivanti sempre dall’autoindottrinamento, per classificarlo come un potenziale terrorista. E quindi l’arresto si rende necessario per prevenire una sua possibile, quanto probabile, entrata in azione.

Con questi nuovi parametri potrebbe succedere a chiunque di trovarsi catalogato per quello che non è, ad esempio: se qualcuno pensa che il vostro atteggiamento è sospetto perché andate a messa tutti i giorni, non mangiate carne di venerdì, fate la comunione ogni settimana, e ritiene che questo comportamento possa essere propedeutico ad una azione terroristica, visto il vostro essere troppo religioso, può decidere di mandarvi in galera per 10 anni.

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Senza che voi abbiate mai compito nessuna azione criminale. Roba da far rivoltare nella tomba i padri e le madri del Sacro Diritto. Oggi tocca ad una religione, domani ad un’altra, dopo a qualche categoria e la strada verso l’autoritarismo è bella e pronta. In questa modifica abbiamo ceduto al terrore un pezzo importante della nostra libertà. Perché non si capisce chi stabilisce la radicalizzazione religiosa di un individuo: gli investigatori, o i teologi?

E’ questo l’articolo usato dalla procura dalla distrettuale di Catanzaro, per la prima volta in Italia dopo la sua modifica, diretta dal dottor Giovanni Bombardieri, per trarre in arresto, Hamil Mehdi, marocchino di 25 anni, residente a Luzzi dal 2006. Anno in cui il padre ottiene il ricongiungimento familiare, trasferendo tutta la famiglia dal Marocco a Luzzi dove lui già risiedeva dal 1995, da sempre attivo nel commercio ambulante.

Una famiglia tranquilla, a detta di tutti, un fratello e una sorella e nessun grillo per la testa. La famiglia Mehdi è una famiglia che possiamo definire di tipo tradizionale rispetto alla loro cultura e religione. Come potevano esserlo i nostri avi all’inizio del ‘900. Musulmani praticanti. Quindi osservanti di ogni precetto che la loro religione vuole. Una famiglia che tutti in paese conoscono, persone perbene ed educate.

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Chi è Hamil

Hamil è un ragazzo di 25 anni che vive la sua diversità culturale e religiosa in un piccolo paesino del profondo sud. Frequenta i cugini e la numerosa comunità marocchina presente in città. Anche lui come il padre fa il commerciante ambulante. E’ lui a prendere il posto del padre quando questi si reca in Marocco. E’ l’uomo di casa. Quello che ha più responsabilità. E’ a lui che il padre affida i suoi affari. Hamil è un ragazzo coscienzioso e prende l’incarico seriamente. E questo forse più di ogni altra cosa lo metterà nei guai. Perché da come lui si comporterà in famiglia gli investigatori tracceranno il suo profilo.

Hamil frequenta la moschea (si fa per dire) presente a Cosenza. Non sempre. Salta qualche venerdì. Vive la sua vita tra il paese e Cosenza.

Perché hanno arrestato Hamil Mehdi?

Il procuratore Bombardieri racconta che Hamil da tempo era alla ricerca di un modo per passare la frontiera turca e recarsi in Siria, per arruolarsi nell’armata del terrore. Ed è proprio per questo che a luglio del 2015 si era recato in Turchia ad Istanbul, per stabilire un contatto, a detta degli investigatori, con qualcuno che gli avrebbe fatto passare la frontiera. Viaggio che era stato preceduto da un altro avvenuto in Belgio.

Ma ad Istambul viene fermato dalla polizia Turca che ne decreta l’espulsione, per motivi di sicurezza pubblica, dopo averlo segnalato alla polizia italiana, essendo in possesso di un regolare permesso di soggiorno rilasciato dalla questura di Cosenza.

Il 10 luglio del 2015 Hamil, di rientro dalla Turchia, viene fermato all’aeroporto di Fiumicino, e sottoposto ad una perquisizione. Il verbale registra: un bagaglio a mano contenente un pantalone mimetico, biancheria intima e un tappeto per la preghiera. Inoltre, un libro di lingua araba (come diventare un buon musulmano, pubblicazione dei Fratelli Musulmani) due telefonini e 800 euro.

Da questo momento in poi Hamil, a sua insaputa, viene sottoposto ad un controllo costante e giornaliero.

Le prove a carico di Hamil

Del suo viaggio in Turchia non era al corrente nessuno, tant’è che, a detta degli investigatori, la mamma quella stessa sera lo aspettava a cena. Non si era neanche premurato di prepararsi una valigia. E poi il biglietto per Istanbul, era di sola andata.

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Numeroso materiale di ispirazione jihadista è stato trovato nel suo computer, segno evidente che si interessava.

Ma la prova regina mostrata dagli investigatori è la sua radicalizzazione religiosa. E i fatti a detta loro lo dimostrano. Dicono gli investigatori che Hamil è diventato un integralista perché non permette a suo fratello di parlare al telefono con la fidanzata. Perchè non ama andare al mare per via della presenza delle donne in bikini. Segue ogni precetto religioso. Prega costantemente.

Tutta questa attività, Hamil, secondo gli investigatori, l’avrebbe svolta in perfetta solitudine. Si sarebbe autoistruito, su internet, su come diventare un provetto guerrigliero. Sempre da solo si sarebbe radicalizzato, scaricando versetti di corano e video dell’Isis.

Come si discolpa Hamil

Dice che il suo viaggio in Turchia era finalizzato alla visita e alla preghiera in una delle più grandi Moschee (Istanbul).

Non esistono a suo carico contatti diretti con altri terroristi.

Né risulta aver fatto movimenti strani durante tutta l’attività di monitoraggio, 6 mesi, e pedinamento, a cui è stato sottoposto, messa in atto dagli uomini della digos.

Non è stato rinvenuto durante la perquisizione domiciliare materiale pericoloso.

Insomma niente di niente, solo la convinzione degli investigatori che tutto quel suo pregare fosse da considerarsi come segno inequivocabile di radicalizzazione jihadista.

Io non so se il suo viaggio in Turchia fosse realmente un viaggio religioso o meno, ma so per certo che non si può finire in galera sulla base di una norma che anticipa di molto la soglia di punibilità. E’ come punire l’intenzione. E questo in una società di Diritto, non è accettabile.

GdD