dalla pagina FB di Gioacchino Criaco
I Campanelli di San Nicola
(quando ai bambini si raccontavano favole)
Ora gli si lanciano addosso le bombe. In montagna, quando l’umanità(il senso di) viveva ancora, per la notte di San Nicola li si portava nella piazza, si accendeva un falò carico di scintille d’artificio, esplosioni multicolori che sconfiggevano il gelo. “Nicola potrà passare a trovarci e all’alba tutti troveranno accanto ai giacigli i loro regali”, prometteva qualcuno che intonava una filastrocca che levava di mente le paure alle creature e dolcemente le affidava al sonno riparatore.
Tintinnavano i campanelli d’argento: “Santu Nicola chi pellu mundu iia/e tutti li criaturi l’addurmiscia”.
Il pastorello dice che Nicola di Myra è stato proprio in questo posto, intorno al 300, addirittura afferma che qui si è incontrato con San Silvestro, in esilio da Roma, Babbo Natale e Capodanno insieme. Ma il pastorello ultimamente non ci sta con la testa, è in preda a crisi mistiche.
Santu Nicola, il protettore delle criiature, quello che le liberava dalle malvagità dei grandi al suono di campanelli e al canto di ninna nanne, “Santu Nicola chi pellu mundu iia/ e tutti li criaturi l’addurmiscia”.