I delitti d’onore a piazza Kennedy: Paese e Carelli

Tra i mesi di luglio e novembre del 1991, la nostra città ha appreso sgomenta di tre omicidi maturati per questioni, diciamo così, sentimentali.

Antonio Paese e Franco Carelli sono stati uccisi da Francesco Bruni detto “Bella Bella”, da suo figlio Michele e da Erminio Munno perché, a fasi alterne, avevano insidiato una delle bellissime figlie del boss.

L’omicidio di Antonio Paese è avvenuto il 9 luglio del 1991 a Cosenza.

Per essere più precisi, tutto avviene poco dopo la mezzanotte dell’8 luglio 1991.

Antonio “Tonino” Paese, che vanta solide amicizie nella malavita e secondo alcuni è a capo di un vero e proprio gruppo sotto l’ala di Perna nel quartiere di via Panebianco, gestisce un bar, “L’Oasi”, a pochi passi da piazza Kennedy. Viene giustiziato davanti al suo locale. A sparare sono due killer, armati di pistole semiautomatiche. L’Oasi era uno dei pochi bar aperto fino a tarda ora. Paese esce dal bar avviandosi verso la sua Mercedes ma non riesce a metterla in moto. Quattro colpi di pistola lo raggiungono al torace, Paese tenta di fuggire, i killer non riescono a finirlo ma muore in ospedale il giorno dopo.

Pochi dubbi sul movente: tutti sanno che nell’ultimo periodo si era “avvicinato” troppo a questa bellissima figlia di “Bella Bella”. Per quest’omicidio saranno condannati Michele Bruni ed Erminio Munno come esecutori materiali e “Bella Bella” nella qualità di mandante.

A novembre dello stesso anno, ancora a piazza Kennedy, il salotto buono della città, “Bella Bella” si muove addirittura in prima persona per eliminare un altro elemento della mala che dava fastidio alla stessa figlia.

“… Qui è stato infatti ucciso, con due colpi di pistola alla testa, Francesco Carelli, uno dei big della mala locale, affiliato al clan Perna-Pranno, che dava fastidio con un’ insistente corte, non accettata, ad una delle figlie di Francesco Bruni senior. Quella sera Bruni passeggiava con la figlia e Carelli, come sembra più volte avesse fatto, ha cercato di fermarla e di parlarle. Un’ altra storia brutta, fatta di violenze alla ragazza che non voleva saperne. Francesco Bruni, un vecchio pregiudicato cosentino che sembrava aver messo la testa a posto, denominato nell’ ambiente “Bella Bella”, non ci ha pensato due volte ed ha sparato contro Carelli, due colpi in rapida successione. Il giovane è stramazzato sull’ asfalto, davanti a centinaia di persone. Bruni, riconosciuto da tutti, alcune ore dopo si è costituito in questura. Ha confessato ed ha raccontato tutto quello che era successo fra la figlia e Carelli…”.

Ma è da quel giorno che si perdono le tracce del figlio di “Bella Bella”, il focoso Franco uguale al padre non solo nel nome. A sedici anni Francesco Bruni è già un piccolo personaggio, sospettato di aver preso parte a diverse rapine, denunciato più volte da carabinieri e polizia e mai fermato proprio per la sua giovane età.

Dall’ abitazione in piazza Spirito Santo, nel centro storico di Cosenza, dove vivono i tredici figli di “Bella Bella”, Franco sparisce. Non dice niente alla madre, Silvana D’ Apolito, e nessuno sa niente. La madre denuncia la scomparsa ai carabinieri. Poi si scopre la verità: il giovane Bruni è stato assassinato, forse nelle ore immediatamente successive alla sua scomparsa. E il suo corpo è stato portato in una zona inaccessibile, a tre chilometri dal valico di Montescuro, in un burrone dove il suo corpo è stato sicuramente calato. E’ stato strangolato con un fil di ferro che i suoi assassini gli hanno stretto al collo fino a sgozzarlo. Una morte orrenda.

In carcere, dove si trova da una settimana per l’omicidio di Franco Carelli, il padre ha già saputo dell’ orribile morte del figlio. Perché ucciderlo con tanta efferatezza? Se lo chiedono tutti e la spiegazione più ovvia è appunto quella della vendetta trasversale. Per gli omicidi di Paese e di Carelli, entrambi vicini al clan Perna-Pranno.

Sempre nel 1991 si registrano ancora altri omicidi legati a questioni d’onore o sentimentali. Del duplice omicidio di Antonio e Luigina De Luca, cognato e suocera di Franco Garofalo, a piazza Zumbini, parliamo diffusamente nel capitolo dei pentiti dedicato a Roberto Pagano.

Sei mesi dopo l’eccidio di piazza Zumbini, sparisce nel nulla invece Anna Maria Cozza. Aveva 23 anni ed era la donna di Francesco Chirillo, pezzo da novanta del clan Pino-Sena. Appena un anno prima le avevano crivellato a colpi di lupara il nuovo compagno, Gianfranco Fucci, sulla cui morte la ragazza aveva iniziato a indagare portando notizie utili ai carabinieri.