I Poeti non muoiono mai. “Sono i nipoti di Dio” (di Michele Santagata)

di Michele Santagata

Per noi tutti era il Poeta. E i Poeti, si sa, amano la gentilezza: “la catena che tiene uniti gli uomini”. Le uniche catene al mondo che non opprimono, che non stringono, che non pesano, che non limitano la Libertà: incatenarsi alla Poesia rende liberi. Capire questo non fu facile per noi, ragazzi di quartiere, che di Poeti non ne avevamo mai conosciuti. Ma la sensibilità del Poeta non conosce confini e limiti, e la catena presto si strinse anche ai nostri polsi. E fu dolce, lieve, magico, il momento dell’incontro con Franco che ci insegnò ad amare la Poesia. Chi l’avrebbe mai detto che dei ragazzacci di quartiere rozzi e grezzi potessero affezionarsi a dei versi. Non so come ci riuscì, ma successe: magia della Poesia. Il Poeta riuscì nell’impresa che nessuna scuola era riuscita a compiere: portare la Poesia laddove manca la Poesia. Era il 1990. Da allora i suoi versi non hanno mai smesso di riecheggiare liberi per le strade di questa città che la sua Arte ha reso più Libera e Uguale. E non è, il mio, un mero esercizio di retorica: se oggi Cosenza è una città con forti valori di solidarietà, questo lo dobbiamo un po’ anche a lui che dell’umana pietas aveva fatto la sua bandiera.

Del Poeta ho tantissimi ricordi. Ma proprio tanti. Dai pomeriggi afosi di agosto di 40 anni fa, in una Cosenza deserta a casa del Maestro (Rafele), fino al nostro l’ultimo incontro a Joggi l’estate scorsa. Tra i tanti ricordi ce n’è uno in particolare che è rimasto, più degli altri, impresso nella mia testa. Non ricordo bene l’anno (più o meno 35 anni fa), ma ricordo quelle giornate come qualcosa di straordinario. Avevamo invitato a Cosenza un famoso Poeta, Sante Notarnicola (Castellaneta, 15 dicembre 1938 – Bologna, 22 marzo 2021): “Il Poeta rivoluzionario”. Figura storica delle lotte comuniste degli anni 60/70/80. L’occasione era la presentazione di un suo libro: “L’evasione impossibile”. Franco si offrì di ospitarlo per la notte a casa sua. Così, la sera, dopo l’iniziativa e dopo aver cenato, ci trovammo a casa sua io, Franco e Sante. Ero lì per tenere compagnia a Sante, non certo per le mie capacità poetiche. E nel mentre “saccheggiavo” la cucina di Franco alla ricerca di qualcosa da “bere” i due si misero a parlare. Parlavano di “poetica dell’evasione”. Non capivo bene il senso della discussione che li aveva totalmente assorbiti, ma una cosa la capii: stavo assistendo, per la prima volta in vita mia, ad uno “scontro poetico”, tra due maestri.

Solo a distanza di tempo ho compreso la grandezza di quel momento di cui sono stato un umile testimone. Parlavano del “paradosso della catena poetica” che incatena l’anima degli uomini senza privarlo della Libertà. Dicevano: non tutte le catene sono fatte per imprigionare gli uomini. E Sante di catene ne aveva viste. Ogni tanto citavano un certo Goethe e un certo Schopenhauer e, tra una affermazione e l’altra, recitavano versi di Libertà. La Poesia è rivoluzionaria, dicevano. E anche se non mi era tutto chiaro, pensavo: che belle queste parole. Che onore aver ascoltato i versi dei Poeti dalla loro viva voce. Che onore aver condiviso con loro un momento di straordinaria Poesia dove non mi sono mai sentito “fuori luogo”. Nonostante la mia profonda ignoranza. Magia dei Poeti e della Poesia. Oggi rileggo alcuni loro versi e penso: è proprio vero i Poeti non muoiono mai, perché la Poesia, come dicevano i due maestri in una notte di tanti anni fa, è immortale. E poi anche perchè i Poeti, come diceva Alda Merini, “sono i nipoti di Dio”.

Un frammento da “Duna”, la città di Franco Dionesalvi

– Madagali

Tornerà, lo ha promesso.

Perché noi non abbiamo cessato

di ripeterci i suoi giochi di parole;

quello che dice:

“il bianco

investe lampi e lune dei tuoi sogni

tracciati con un solco di matita”;

e l’altro:

“non saremo linea né cerchio

non ruoteremo lettere né piante

ma i nostri occhi saranno più di mille”.

Era lei già di certo

quando questa città fu affondata nella terra;

era fra gli antenati

a suggerire la regola

di riunirci ogni giorno a mezzogiorno

e interrogarci sul senso della vita

e sui giorni futuri,

perché la storia non ci colga impreparati.

Ci ritroveremo oggi ancora.

– Giovanni

A raccontarci i tormenti,

e a farci parte degli sguardi felici.

A chiederci se si avverte il progresso,

se le domande sull’esistenza

hanno un principio di risposta.

– Giuseppina

Per sorreggerci agli occhi,

per affrontare il giorno con coraggio. (…)

Grazie Franco per tutto quello che ci hai donato.