I segreti del riciclaggio: le finanziarie

Apriamo oggi un altro capitolo oscuro per la città di Cosenza, che ingloba tre punti d’interesse: finanziarie, centri scommesse e compro-oro; attività che celano spesso interessi di altro genere, a partire dal riciclaggio di capitali illeciti e che ne spiegherebbe il numero sproporzionato presente in una città come la nostra.

Partiamo dalle finanziarie. A Cosenza ogni giorno, quasi come un funghetto, spunta in una qualsiasi strada, piazza, angolo, palazzo (e chi ne ha più ne metta), un nuovo e fresco istituto finanziario. Attualmente ne esistono più di 67, il cittadino si domanderà a chi rivolgersi, data l’amplia scelta? Ma soprattutto, c’è bisogno di un numero così alto d’istituti?

Cercheremo di dare un quadro più che completo su tale tema e rispondere, così, alle domande.

Innanzitutto, per richiedere un prestito o un finanziamento bisogna sapere quali sono le finanziarie da evitare, onde scoprire spiacevoli inconvenienti e seri problemi ed essere coinvolti in vere e proprie truffe.

Ricordiamo che già negli anni ’80 il nostro Governo, non riuscendo a far decollare un’economia in crisi, resa ancora più acuta dalla chiusura di molte fabbriche, corruzione dilagante e mafia, fece nascere società finanziarie, che fornivano altissimi interessi per convogliare denaro nelle casse dello stato, favorendo il riciclaggio di denaro sporco. Moltissime di queste si rivelarono una truffa e nel ’90 fallirono trascinando nel baratro migliaia di risparmiatori. Molte altre sopravvissero e sono, ancora oggi, presenti sul territorio.

Per questo bisogna fare attenzione nello scegliere il giusto istituto.

Esistono dei parametri stabiliti dal Ministero del Tesoro a cui ogni intermediario finanziario deve necessariamente attenersi: si tratta di requisiti patrimoniali e l’assunzione di speciali forme giuridiche che consentono la conseguente iscrizione presso l’elenco gestito da Banca d’Italia e Consob. Il mercato, attualmente, ci fornisce dati aggiornati sulle società finanziarie e sugli istituti di credito di maggiore sicurezza. Vi è anche l’Albo dei promotori finanziari, dove risultano a Cosenza regolarmente iscritti 67 promotori (aggiornato al 29/09/2015).

Nella nostra città l’importo medio delle richiese di prestito è di 11.336 euro, di 143 euro superiore rispetto alla media dell’importo delle richieste di prestito provenienti da tutto il territorio nazionale. E gli istituti maggiormente “gettonati” appaiono Findomestic Banca, Rataweb e Fiditalia Spa. Quindi, questi, appaiono tra i più sicuri.

Ma ci sono tantissimi modi per raggirare la legge e qui in Calabria, si sa, in ciò siamo veri e propri maestri. Ci sono, infatti, istituti bancari che continuano ad applicare tassi ai limiti della legalità ai propri correntisti.

COSA DICE LA LEGGE

Tecnicamente, il reato di usura si consuma, secondo quanto prescritto dall’art. 644 cod. pen.,  quando un soggetto si fa promettere o dare, quale corresponsione di denaro o altra utilità, interessi o altri vantaggi “usurari”. Prima del 1996, la valutazione di usurarietà era lasciata all’interprete o, meglio, al giudice. Con l’entrata in vigore della legge 7 Marzo 1996 n. 108, è la stessa legge che determina quando gli interessi sono usurari. Ed, infatti, l’art. 644, terzo comma, cod. pen. specifica che “la legge stabilisce il limite oltre il quale gli interessi sono usurari”.

Il limite massimo oltre il quale vi è usura, è fissato nel tasso medio rilevato, per la relativa categoria di operazioni, nel trimestre precedente aumentato di un quarto cui si aggiunge un ulteriore margine di 4 punti percentuali. La differenza tra il limite e il tasso medio non può essere superiore di otto punti percentuali. Quest’ultima modifica, a dire il vero, così come ritenuto da vari tecnici contabili e associazioni di consumatori ancora prima che venisse approvata, sembra avere costituito un ulteriore “regalo” alle banche visto che ha comportato l’innalzamento dei tassi soglia.

COME SI PUO’ EVITARE UN CONTRATTO USURARIO

Nel libro dell’avvocato Roberto Di Napoli “Usura nel contenzioso bancario”, si legge: 

“non sempre è facile riconoscere l’usurarietà del contratto o, meglio, dell’effettivo costo del finanziamento, altrimenti, è probabile che non verrebbe stipulato né da una parte né dall’altra. Vi è da dire, innanzitutto, che la maggior parte dei contratti bancari sono già predisposti su moduli standard (si pensi ai contratti di conto corrente o ai moduli con cui è concessa fideiussione) che il cliente è costretto a firmare o a rinunciare.  L’usura, spesso, è stata riscontrata laddove, al momento della stipula, non si è considerato che il tasso effettivo globale, ossia, il costo effettivo dell’operazione, determinato attraverso il calcolo di ogni onere ulteriore rispetto agli interessi (si pensi al costo per polizze assicurative o agli interessi di mora), superava il tasso massimo vigente in quel trimestre (“tasso soglia”). Si consideri, poi, che, come è noto, nei rapporti di conto corrente, la banca si riserva la facoltà di variare il tasso di interesse e le altre condizioni economiche anche durante il rapporto e, considerate tutte le voci di costo, diventa così possibile che sia superato il limite massimo”.

LA CRIMINALITA’ NEL TESSUTO ECONOMICO

La storia è costellata di truffe e fallimenti finanziari che hanno danneggiato migliaia di persone. Tranelli in cui astuti faccendieri hanno attirato sempliciotti, con la sirena di guadagni facili ed esorbitanti. L’attuale crisi economica ha offerto ulteriori opportunità alla criminalità di inserirsi nel tessuto economico.

Ad esempio le difficoltà finanziarie, soprattutto di liquidità, possono indurre la crescita del fenomeno dell’usura, rendendo imprese e individui più vulnerabili ai tentativi della criminalità di estendere il controllo sull’economia legale e formale. Un recente studio di Unimpresa indica come il fenomeno della corruzione in Italia fa aumentare del 20% il costo complessivo degli appalti.

Tra il 2001 e il 2011 la corruzione ha consumato 10 miliardi di euro l’anno di prodotto interno lordo per complessivi 100 miliardi in dieci anni. Le aziende che operano in un contesto corrotto crescono in media del 25% in meno rispetto alle concorrenti che operano in un’area di legalità. In particolare, le piccole e medie imprese hanno un tasso di crescita delle vendite di oltre il 40% inferiore rispetto a quelle grandi. Sono inefficaci anche i sistemi di controllo sociale. L’attuale fase di crisi economica ha inoltre acuito forme criminali quali i reati fallimentari e societari e appunto l’usura.

Il fenomeno usurario connesso a prestiti effettuati da soggetti privi di autorizzazione è sommerso (l’emersione segue alla denuncia del soggetto usurato) ed è caratterizzato da una spiccata territorialità. Esso è molto diffuso da noi in Calabria. Con la recessione economica si è assistito all’evoluzione della figura dell’usuraio che si inserisce tra i “colletti bianchi” ovvero tra i professionisti (talvolta organizzati).

INTERMEDIARI FINANZIARI PIU’ A RISCHIO

  • Banche e Poste italiane hanno un rischio specifico elevato. Le dimensioni del settore, l’ampio spettro delle attività svolte, l’uso del contante, l’interconnessione con sistemi finanziari stranieri le rendono molto esposte al rischio che siano utilizzate come strumento di riciclaggio e/o finanziamento del terrorismo.
  • Società di intermediazione mobiliare (SIM), le Società di gestione del risparmio (SGR), le Società di investimento a capitale variabile (SICAV) e gli intermediari finanziari non bancari (ex artt. 106 e 107 del Testo unico bancario), hanno un rischio operativo rilevante, ma non massimo.
  • Cassa Depositi e Prestiti e soggetti ex art. 10, comma 2 lettere a) b) c) d) d.lgs. 231/2007 nonché la natura dei soggetti cui sono destinati i loro servizi, non fanno emergere specifiche aree esposte al rischio di riciclaggio e/o finanziamento del terrorismo.
  • Le fiduciarie c.d. statiche, per tutta un’operatività legata a schermare la proprietà e la titolarità di diritti, presentano oggettivamente un livello di rischio elevato.
  • Istituti di moneta elettronica (IMEL) e Istituti di pagamento (IP) essenzialmente a causa di un quadro normativo comunitario in cui, attraverso la libera prestazione di servizi e processi di delocalizzazione, gli agenti possono operare nel nostro territorio al di fuori di un quadro adeguato di regolamentazione e controllo, hanno rischio molto significante.  Attività investigative hanno rilevato come tale rete distributiva non riesca a creare barriere adeguate rispetto a flussi finanziari illeciti.

(Questi i dati dell’analisi condotta dal Ministero dell’Economia delle Finanze-Comitato di Sicurezza Finanziaria, sui rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo 2014).

Valentina Mollica