iGreco e Ferdinando Aiello: come si spartisce un territorio a casa di Magorno tra ricatti (a Morra) e “avvicinamenti”

di Saverio Di Giorno

Il gruppo iGreco. Come si spartisce un territorio

PRIMA PARTE (https://www.iacchite.blog/cosenza-sanita-privata-la-guerra-tra-i-boss-citrigno-e-igreco-la-rsa-di-san-nicola-arcella-e-gli-accordi-tra-aiello-e-adamo/)

SECONDA PARTE

Bisogna continuare questo viaggio nell’economia della provincia di Cosenza. La questione dei fallimenti creati e pilotati si intreccia indissolubilmente sia con imprenditori noti sia con pezzi di Stato e forze dell’ordine. E se si parla di fallimenti è impossibile non incrociare il gruppo iGreco. Ed è proprio nella lettera che questi fanno firmare ai dipendenti della clinica Misasi spiegano non volendo il meccanismo che sta emergendo: le forze dell’ordine vengono aizzate contro qualche gruppo, magari in fallimento, per seguire una spartizione predeterminata.

É utile fare un veloce riassunto della storia che descrivono le nuove carte sul gruppo perché tra le righe ritroviamo personaggi che sono stati al centro della cronaca di recente. Le attenzioni sul gruppo e i politici che gravitano intorno partono, come è risaputo ormai, addirittura nel 2015 dalla Guardia di Finanza di Crotone interessata alle dinamiche ‘ndranghetistiche del luogo. L’anello di congiunzione secondo gli investigatori all’epoca era nella figura di Agazio Giovanni (defunto da qualche anno), referente della cosca Farao-Marincola, ma che era anche stato assessore a Cariati. Molte di queste cose le si apprendono dal collaboratore di giustizia Farao Francesco e trovano conferma in alcuni dialoghi di Ferdinando Aiello. Agazio è colui che tira le fila “elettorali” sia per conto di Aiello che per conto di Nicola Adamo secondo la stessa opinione degli interlocutori.

Sempre Farao racconta del ruolo che avrebbe avuto sempre lo stesso gruppo imprenditoriale nel far chiudere l’ospedale civile di Cariati per avere il monopolio della sanità e la realizzazione dell’ospedale di Rende.

E altrove, in altre carte,  si legge  – secondo Aiello – che la spartizione è avvenuta a casa di Magorno, a Diamante, presenti Gentile e Oliverio che voleva diventare commissario della sanità. La situazione che si presenta è quindi quella di un do ut des. A te le nomina, a me l’ospedale. Ed evitiamo che gli interessi dei vari potentati confliggano, soprattutto se c’è qualcuno che vuole allargare il suo raggio d’azione.

E se c’è qualche problema? Aiello “è il numero uno” a risolvere questioni spinose per via delle amicizie di cui va vantandosi da un lato con il procuratore di Cosenza Spagnuolo dall’altro con il prefetto di Cosenza Paola Galeone. Questo fa rileggere con un ulteriore luce la questione sulla sorveglianza speciale e sulla repressione dell’attivismo cosentino, ma anche i riferimenti velati che iGreco fanno a Spagnuolo nell’ormai famigerata lettera. Tramite questi provano a raccogliere informazioni sulle indagini in corso e provano ad intervenire.

Ma come si fa a controllare quindi se qualcosa scappa? Anche perché come spesso accade i pericoli vengono dall’interno. C’è Mimmo Barile che fa esposti, ci sono altri che fanno segnalazioni per mettere i bastoni tra le ruote: tutte persone che mangiano nello stesso piatto fino a che stanno comode e se vengono messe all’angolo tirano fuori documenti e carte. Ma quindi tutte persone avvicinabili per un motivo o per l’altro. La Calabria è piena di armadi nascosti. I metodi infatti sono due: i ricatti o l’avvicinamento.

L’interrogazione dei Cinquestelle dove “c’è pure la figlia di Gentile” si ferma perché “Gentile minaccia Morra (…) perché ha carte di Morra” oppure se Facciolla indaga sui Greco e “rompe il cazzo” con ‘sto protagonismo lo si prova ad avvicinare, a fare un tentativo, tramite l’imprenditore Roberto Perri perché i due sono vicini. E poi ovviamente si parla di Iacchite’ e gli investigatori ascoltano la conversazione nella quale si dice che Aiello e Giancarlo Greco sono stati tre volte con mazze e cappuccio vicino al bar Aiello per cercare Carchidi e “spaccargli le gambe”. Adamo la trova un’ottima idea.

Ora occorre fermarsi un attimo e fare attenzione alle date. Di tutto questo la procura di Catanzaro è a conoscenza dal 2018. La Finanza inizia il procedimento, come si è detto addirittura nel 2015. Perché allora non ci si è mossi? Forse che questi elementi non erano sufficienti? Tanto più che secondo quanto ascoltano gli investigatori almeno all’inizio Gratteri e Facciolla avevano un buon rapporto, collaboravano e Gratteri “ce l’aveva con Spagnuolo”. Passaggi che comunque, è bene dire, gli investigatori non reputano importanti perché si parla per sentito dire, fatti riportati o appresi qua e là dai giornali. Ma a parte questo gli altri sembrano elementi fattuali, urgenti e di interesse. Gli avvenimenti poi sono radicalmente cambiati: Facciolla è stato spostato e probabilmente il giudizio di Gratteri è cambiato. Quale sia però il ruolo specifico delle procure e come si possa evitare di indagare su fallimenti e procedure lo spiegano meglio altre fonti in altre carte e anche queste vicende meritano un capitolo a parte.

2 – (continua)