di Martina Marinangeli
Fonte: Corriere Adriatico (IL BUCO NERO DI COSENZA)
ANCONA – I marchigiani dovranno accollarsi anche una quota dei costi della sanità calabrese? La domanda posta dalla consigliera regionale del Pd Micaela Vitri in un’interrogazione alla giunta sembra uscita dalle pagine di un libro di fantascienza. E invece, pare proprio affondare le radici nella realtà. Per capire in che modo, va fatta una dovuta premessa: l’Inrca, istituto di cura e ricerca specializzato in geriatria, oltre alle sedi marchigiane – quella legale è geolocalizzata ad Ancona – ne ha due dislocate oltre confine: una in Lombardia, a Casatenovo, e una appunto in Calabria, a Cosenza.
La situazione
E proprio quest’ultima location «sta registrando l’ennesimo buco nero nei conti della sanità e rischia di coinvolgere anche la nostra regione», l’allarme lanciato dalla consigliera dopo aver scandagliato i conti della diramazione calabrese dell’Inrca. La sede di Cosenza da anni registra un debito crescente, come risulta dagli esercizi annuali. Nel 2018 era stata chiusa una partita debitoria degli esercizi 2013-2018, con un accordo transattivo tra la Regione Marche e la Calabria per chiudere la voragine. «Dal 2019 al 2021 però la situazione calabra è ulteriormente peggiorata ed è maturato un nuovo debito di 9.276.533 euro, di cui Ancona aveva chiesto il ripiano». A questo va aggiunto lo scostamento del 2022 certificato di 4.286.047 euro. E i debiti continuano: il 31 maggio 2024 con la determina 197 del direttore generale dell’Inrca di Ancona (Adozione bilancio d’esercizio 2023) viene sottolineato come «il bilancio dell’esercizio si sia chiuso con un risultato di -3.985.525,19 euro e che lo stesso ha origine e provenienza interamente dal presidio di Cosenza». Inoltre, fino al 2022, la sede dell’Inrca era inserita nella Gestione Sanitaria Accentrata (Gsa) della Regione Calabria, che in passato ha permesso di ripianare i debiti del presidio. Poi però la situazione è stata modificata con i decreti del commissario ad acta della Regione Calabria che hanno escluso dal perimetro dell’area di consolidamento del bilancio il presidio di Cosenza dell’Inrca, rendendo incerti i ripiani delle perdite accumulate tra i 2022 e il 2024.
Calcolatrice alla mano
«Facendo due calcoli – evidenzia Vitri, dati alla mano, ad oggi il debito maturato dal presidio Inrca di Cosenza ammonta a 17.548.106 euro, di cui 9.276.534 euro nel triennio 2019/2021, 4.286.047 euro nel 2022 e 3.985.525 euro nel 2023. Nella determina 23 firmata dalla direttrice generale dell’Inrca marchigiano Maria Capalbo il 30 gennaio scorso, si legge che «l’Inrca di Cosenza non adotta un proprio bilancio di esercizio, ma le risultanze contabili riferite al presidio sono rappresentate in un sezionale all’interno del bilancio di esercizio dell’Inrca Regione Marche. La Regione Calabria non ha trasmesso ad oggi le linee di indirizzo per la predisposizione del bilancio preventivo 2025, né ha provveduto alla contrattazione di un budget e tanto meno all’assegnazione dello stesso». Ancora: «Attualmente l’Inrca si trova nell’oggettiva impossibilità di adottare un sezionale del presidio di Cosenza non avendo elementi cui poter fare riferimento e, dunque, non è in grado di indicare una previsione delle assegnazioni da parte della Regione Calabria a copertura dei costi di funzionamento del presidio». E aggiunge che «il Collegio dei revisori non rilascerà più pareri riguardanti la sede Inrca di Cosenza». Diventa così «impossibile l’adozione del bilancio unico preventivo economico unico dell’istituto per il 2025, «con ogni inevitabile conseguenza». Un segnale obiettivamente preoccupante che prelude a scenari negativi.