Il caposcorta di Occhiuto e la prostituta: il ruolo dell’avvocato Ugo Dattis e la denuncia archiviata

Ugo Dattis

Ieri abbiamo ripreso la tragicomica vicenda del caposcorta del sindaco Occhiuto (nonchè vigile urbano “distaccato” senza nessuna regola, consigliere comunale e beneficiario di fondi “sottobanco” con altre storie), tale Giacomo Fuoco.

Il 26 marzo 2014 è stato beccato in flagrante dai carabinieri vicino ad un hotel-ristorante di Gizzeria Lido mentre era appartato nell’auto blu del Comune con una prostituta. Ed è stato denunciato per peculato. Alla procura di Lamezia Terme è aperto un fascicolo nei suoi confronti. Eppure questa notizia doveva rimanere “segreta e riservata”. E lo è stata per quasi un anno. Prima che un giornalista rompicoglioni la pubblicasse su un giornale di carta che non in tanti hanno letto.

Oggi questa stessa notizia la stiamo rilanciando sul web. E lo sputtanamento (mai come adesso il termine ci pare calzante) adesso diventa planetario. Sì, perché il signor Fuoco ha avuto (e ha ancora) tanti “protettori” che lo aiutano ad evitare i sacrosanti guai che si meriterebbe.

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L’AVVOCATO UGO DATTIS

L’avvocato Ugo Dattis è un uomo che ci sa fare. In particolare, gli piace accumulare cariche. Fino a poco tempo fa era comandante dei vigili urbani (ora, per grazia di Dio, lo hanno rimosso da questo incarico) e nello stesso tempo dirigeva anche le Divisioni Bilancio e Tributi del Comune. Proprio per questo qualcuno lo aveva ribattezzato ironicamente “il dirigente uno e trino”. Ovvero colui che, essendo per natura incline alla firma e alla parola “sì”, viene invitato ad apporre il suo riverito autografo dal sindaco Occhiuto un giorno sì e l’altro pure.

Dattis, d’altronde, rappresenta alla perfezione quello stato di cose che la buonanima di Giacomo Mancini definiva “la malapianta della burocrazia”. Lo stato burocratico mantiene, a spese esclusive dei cittadini utenti, una classe di specialisti che assume la direzione amministrativa della cosa pubblica, in un progressivo ed eccessivo differenziarsi di mansioni. Differenziarsi di mansioni e formazione della burocrazia sono in rapporto diretto.

Burocrati come Dattis, tanto per essere chiari, si beano della loro presunta poliedricità per diventare, a loro modo di pensare, indispensabili al governo di una città. Reclutata dalla classe di governo, la burocrazia a sua volta forma il nucleo più sensibile e forte di questa “malapianta”.

Nel mutare dei governi, proprio dei regimi rappresentativi, la burocrazia è il solo elemento di continuità. Nel succedersi delle incompetenze politiche, insomma, è un elemento tecnico prezioso. Ed è chiaro che gente come questo Dattis crede di essere una specie di ombelico del mondo.

Ma torniamo ai fatti di Fuoco. L’avvocato Ugo Dattis qualche mese fa sul suo profilo Facebook ha pubblicato questo meraviglioso post.

“La vita sarebbe triste se ogni tanto non fosse rallegrata da notizie che appaiono sui quotidiani locali con titoli cubitali per poi sparire nel giro di pochi giorni una volta verificato che lo scoop era invece una bufala. Diceva il saggio: non c’è nulla di più vero di una bugia credibile e di una mezza verità. E così, alcuni cialtroni, forse memori del vecchio adagio, hanno sbattuto in prima pagina una notizia (falsa al 99%) che ha avuto un unico risultato concreto: la distruzione di tre famiglie. Di questo nessuno pagherà. Il noto calunniatore, non nuovo a simili prodezze, risulta essere nullatenente e conseguentemente non potrà risarcire alcuno dei chiamati in causa. Pazienza. Io credo nella giustizia divina e attendo fiducioso”.

Dunque, l’avvocato Dattis ritiene (o almeno così ci fa capire) che questa notizia sia falsa al 99%. Viene da chiedersi cosa sarà mai l’1% di verità ma è uno sforzo inutile perché non sa neanche quello che dice o scrive.

Se davvero fosse come dice lui, perché Giacomo Fuoco non ha chiamato un legale (magari Dattis stesso, che tra i suoi tanti interessi nutre anche quello della giurisprudenza) per sporgere regolarmente denuncia come si fa in questi casi?

Giacomo Fuoco
Giacomo Fuoco

E qui “Ughetto” si supera. Dattis, uomo di grande furbizia, oltre che “yesman” di provata capacità, ci spiega addirittura il perchè. Fuoco non denuncia il giornalista che ha pubblicato la notizia perché è… nullatenente. Una spiegazione così ridicola e risibile che non varrebbe neanche la pena commentare.

Ma mi sforzerò di essere logico. Insomma, il giornalista (che poi sarei io che scrivo) è un cialtrone, ha rovinato tre famiglie (!!!) ma non viene denunciato perché non ha soldi. Roba da scompisciarsi dalle risate.

Il problema di Fuoco (e di Dattis) è che la notizia è verissima, è verificata e se ancora non è esplosa è solo perché i consiglieri di minoranza hanno deciso di fare come le tre scimmiette: non vedo, non sento e non parlo.

Allora, provando a ristabilire la verità – scrivevo il 1° febbraio scorso -, cercherò di essere diretto e lanciare il guanto di sfida: avvocato Dattis, ove mai ritrovasse la funzionalità dei suoi attributi (potrebbe anche chiedere aiuto a Fuoco, non si sa mai) perché non mi denuncia per riabilitare il suo caro amico?

In verità, dopo qualche settimana, la denuncia è arrivata. Nel senso che Dattis e Fuoco hanno fatto esporre il sindaco Occhiuto. Mario il cazzaro ha sporto denuncia per altre questioni e ci ha inserito pure il caso del suo caposcorta puttaniere. Volete sapere il risultato? Lo stesso pm che ha esaminato la denuncia ha proposto l’archiviazione perché quel procedimento penale a carico di Fuoco alla procura di Lamezia esiste eccome… 

Quanto al penoso riferimento di Dattis alla giustizia divina, vista la caratura del personaggio, non ho dubbi che sia in rapporti intimi anche con il Padreterno e probabilmente anche con la Madonna…

Del resto, la mamma dei cretini è sempre incinta.

Gabriele Carchidi