Il Cardo e la Rosa. I Vattienti Terinesi celebrano la riconciliazione
di Gioacchino Criaco
“Quando marzo col suo vento volubile era passato e venne aprile ad aprire finestre d’argento alla natura…”. I riti di Pasqua si sovrappongono a quelli pagani, celebrano un mondo che rinasce, si ritrova.
Un legame primordiale, indissolubile, con la natura, che si replica, insopprimibile dalle regole, le pratiche, le religioni.
La Primavera si libera del buio e del veleno dell’inverno e dell’inferno.
A Nocera Terinese un “corteo di uomini comuni” che segue la statua lignea della Madre del Cristo”… La segue e si Vatte, usa il Cardo e la Rosa, pezzi di sughero cosparsi di vetro.
Il sangue tinge le porte, i muri, le strade.
Le case si animano di gente, di cibi, di accoglienza; nei budelli gli usci si spalancano: gli andati si abbracciano ai rimasti, le famiglie si ricongiungono, le schiere della comunità s’infittiscono.
Il Paese torna tribù.
Un insieme compatto di umanità che si rigenera, rinasce nel luogo della nascita, si rimprovera i peccati, le mancanze, le offese. Perdona e si fa perdonare. Il sangue si butta perché non se ne sparga altro.
Il rito dei Vattienti è così infisso, nell’anima e nel corpo dei protagonisti, è il soprannaturale che nessuna Legge può impedire, che sarebbe come vietare il sogno, la follia, l’amore. Come levare il vento a un aquilone.
La burocrazia, personificazione del demonio, sale sulle spalle della politica, della religione. Diventa il nuovo principe, cammina col libro delle regole, regole poco, a volte per nulla, condivise, e imprigiona comunità che hanno nel cuore un altro sentire, che rispondono ai dettami di un diritto da cui tutte le regole discendono: il diritto di natura, la regola delle regole, che senza regolare lascia libero il rapporto fra creato e creature.
Chi si Vatte magari è folle, credulone, antico e bizzarro.
Ma il mondo si muove per scatti di disarmonie, si sbatte a terra fra polvere e lacrime e si solleva ballando sul proprio dolore.
Chi si Vatte, in fondo, risale sulle spalle dei nuovi principi, e ristabilisce regole che vengono prima delle regole.