Operazioni immobiliari e finanziare per conto del clan camorristico dei Polverino. Collaborazioni, strette, tra imprenditori e prestanome del clan.
Riciclaggio dei soldi della camorra anche attraverso la costruzione di un centro sportivo del valore di 10 milioni di euro, nel quartiere Vomero di Napoli, come del Centro commerciale di Zumpano, a Cosenza, con annesso cinema multisala.
C’è tutto questo dietro le nove ordinanze di custodia cautelare che sono state eseguite oggi dalla Guardia di Finanza su richiesta della DDA di Napoli.
Tra i destinatari spicca Carlo Simeoli, imprenditore edile facente parte dell’omonimo gruppo familiare imprenditoriale di Marano di Napoli. E’ il genero di Angelo Simeoli, già colpito da misure cautelari personali e di sequestro beni proprio per aver gestito un vasto gruppo societario nel settore edile per riciclare i soldi del clan Polverino.
E torna così alla luce una vicenda che va avanti dal 2008 e che meno di un anno fa ha raccontato in maniera mirabile Marco Imarisio.
di Marco Imarisio
La versione calabrese del proverbio sull’acqua passata che non macina più è ancora più netta e radicale di quelle in uso altrove.
Ciò che è stato fatto è destinato a rimanere.
«Considerati i tempi stretti, si chiede a codesta spettabile Autorità di Bacino regionale se dette aree, in attesa della declassificazione, possono essere comprese nella nuova pianificazione come urbanizzabili».
Andando a ritroso cominciò così, il 21 marzo del 2008. Con una lettera del comune di Zumpano, quasi tremila abitanti a ridosso di Cosenza, in zona 1, ovvero con sismicità alta, dove si chiedeva una piccola deroga al Piano di assetto idrogeologico in vigore dal 2001 che inseriva la collina Malavicina nel settore R4 sia del rischio alluvionale che di quello franoso. Il più elevato di tutti, quello che contempla anche «la possibile perdita di vite umane».
Il 3 marzo del 2011 gli operai che scaricavano merce nei magazzini del supermercato Lidl si salvarono per miracolo. La frana scese dalla collina con velocità di riferimento superiore ai sei metri al minuto, quasi un record italiano dovuto alla scarsa qualità dell’impasto di sabbia e limi che compone il costone sotto al quale venne costruito il centro commerciale.
Le cinque sale del cinema Andromeda Village dovevano ancora essere inaugurate.
Da allora ci sono stati sequestri, dissequestri e sigilli parziali, tecnici contrari alle varianti dei progetti allontanati da solerti dirigenti comunali, inchieste della Procura sui permessi a costruire rilasciati per un residence da 22 alloggi con annessi cortili, garage e strade residenziali, tutte opere realizzate su terreni franosi e fino a oggi mai declassificati dall’Autorità di bacino nonostante qualche lavoro di consolidamento.
E poi un processo in corso contro l’ex sindaco e alcuni suoi funzionari per la frana del 2011 e l’espansione del centro commerciale, il sequestro dell’azienda di proprietà del costruttore del multisala disposto dalla Procura di Napoli con la definizione tranchant di «Prodotto interno lordo della camorra» agli atti del procedimento (quella da cui sono scaturiti gli arresti di oggi), infine un’altra inchiesta aperta nel luglio di quest’anno dopo un esposto presentato dai migliori geologi calabresi.
«La cosa più assurda è che dopo quella frana si è ripreso a costruire come se nulla fosse accaduto. Il centro commerciale è in continua espansione. Investire sulla messa in sicurezza di una collina che continua a scivolare per chiedere in seguito la riclassificazione dell’area è troppo complicato: meglio la scorciatoia, meglio fare finta di niente».
Carlo Tansi, geologo del Cnr e direttore regionale della Protezione civile, è convinto che sia meglio passare da Cassandra piuttosto che fare da spettatore ai tanti disastri calabresi annunciati, sempre con il senno di poi.
Il River Village di Zumpano deve il suo nome alla vicinanza con il Crati. L’area sulla quale sorge rappresentava il letto naturale e la zona di deflusso del più grande fiume calabrese, dove i frutteti privati sorti sul suo alveo facevano da tappo.
Dopo l’ultima esondazione, ottobre 2013, la Protezione civile ha attivato d’imperio i quattro milioni di euro per la messa in sicurezza del fiume che dal 2010 giacevano inutilizzati nelle casse della Regione. È una delle poche storie a buon fine della terra più martoriata d’Italia, dove qualcosa è cambiato, come dimostra la nomina di Tansi, non proprio il professionista più amato da amministrazioni comunali e costruttori.
Ma quel che è stato fatto rimane, bisogna rassegnarsi alla saggezza popolare. «Dovevate pensarci vent’anni fa». L’unica dichiarazione pubblica sull’argomento dell’attuale sindaco di Zumpano, Maria Lucente, moglie del sindaco oggi a processo che avviò l’opera negli anni Novanta, arrivò durante un convegno organizzato proprio nella multisala. La squadra di esperti da lei radunata varò l’ardito concetto di «rischio esistente ma convivibile».
E così fu.