Il commercialista dei clan

Continua il nostro racconto sugli intrallazzi che vedono coinvolti politici, uomini dello stato, imprenditori e liberi professionisti con uomini delle ‘ndrine. La categoria di oggi è quella dei cosiddetti colletti bianchi. In particolare: il commercialista.

E’ ovvio che quando parliamo di categorie lo facciamo al netto di ogni generalizzazione, perché sappiamo bene che esistono, e sono la stragrande maggioranza, professionisti seri che mai verrebbero a patti con clan e affini. E’ meglio ribadirlo.

Il commercialista è una figura importantissima per la riuscita dell’intrallazzo. Senza di lui sarebbe difficile qualsiasi operazione finanziaria. Del resto a Cosenza abbiamo imparato a conoscerne qualcuno. Tutti ricordano il commercialista che nel suo garage aveva parcheggiato una Ferrari e nel porticciolo una bella barca. Maestri del tarocco contabile. Azzeccagarbugli dei numeri. Maghi nel trovare il cavillo. Del resto, se vuoi truffare lo stato, devi per forza alterare la contabilità e falsificare le carte. Infatti i commercialisti di oggi sono anche specializzati nel costruire business plan per accedere a fondi strutturali. E di progetti finanziati, e mai realizzati, la nostra terra è piena.

commercialista

Capannoni abbandonati, che sulla carta risultano operose fabbriche, che producono di tutto, ma che di fatto sono solo delle strutture abbandonate. Alcune hanno operato per poco, solo per salvare le apparenze, per poi vendersi tutta l’attrezzatura sottobanco, lasciando a casa centinaia di operai. A leggere questi master plan, sembra che tutto sia rose e fiori. Documenti che dovrebbero disegnare un indirizzo strategico e sviluppare un’ipotesi complessiva sulla programmazione di un territorio.

Da qui, individuare i soggetti interessati, le possibili fonti di finanziamento, gli strumenti e le azioni necessari alla sua attuazione, che va ovviamente condiviso e approvato dai soggetti interessati, siano essi pubblici o privati. Ed è qui che nasce l’imbroglio.

Con questo documento, spesso fittizio, o virtuale, il commercialista si adopera per ricercare i fondi e produrre tutta la documentazione necessaria per accedervi, per nome e per conto del politico, del mafioso, o del prenditore. Pratiche che spesso e volentieri contengono documenti più falsi dei soldi del monopoli. Fatture gonfiate, o false, che “giustificano” acquisti mai avvenuti. E produzioni mai partite. Un classico dalle nostre parti.

commercialista2

Ma veniamo al nostro commercialista. A detta dei pentiti di ultima generazione, ce n’è uno, in particolare, al quale le cosche locali si rivolgono. Un aggiusta numeri come pochi. Colui il quale teneva la contabilità a diversi capibastone, riconducibili a diverse cooperative sociali della città.

Il deus ex machina che ha permesso ai malandrini di non pagare per anni i contributi ai lavoratori, nonostante il Comune versasse loro tali somme. Nu “mastruni”, in questo campo, che per un lungo periodo ha gabbato tutti. Soldi che ovviamente i malandrini reinvestivano in strozzo e droga. Insomma, i soldi dei cittadini, usati per strozzare i cittadini stessi.

Lui si chiama M (iniziale del suo nome) e vive al fresco (triste metafora) di un paesino sulla strada per Paola. E’ talmente importante che gira con la sua auto nera guidata da un autista. E’ rispettato e potente. Al punto che va oltre il tarocco dei numeri. Media addirittura estorsioni. Ne riportiamo qualcuna: un tabaccaio di via Popilia e un esercizio commerciale a Fuscaldo. Un vero e proprio malandrino. Che pur di compiacere i suoi sodali, non si fa scrupolo di rovinare famiglie. Ma anche per lui il tempo dello sprido sta per finire. E mi sa che dovrà portarsi un bel pallottoliere in cella per contare i giorni di detenzione che l’aspettano. Quello che in questi giorni vi stiamo raccontando, credetemi, è solo un pezzetto del marciume che ricopre questa città. E noi, come sempre, vi forniamo le prove.

GdD