Il comunismo nel mondo non c’è mai stato (purtroppo)

Senza addentrarsi in lunghe e noiose disquisizioni politico filosofiche sul significato del termine “comunista” e su cosa si intenda per comunismo, una verità, però, espressa in maniera semplice, giusto per fare chiarezza, nel marasma volutamente creato attorno a questo termine, e per restituire a Cesare quel che è di Cesare, va affermata: per come è stata concepita, immaginata e illustrata dall’allora ottocentesco illustre pensatore, una società comunista nel mondo, all’oggi, non è stata ancora realizzata. Checchè ne dica la propaganda capitalistica. Stando a ciò che scriveva il barbuto pensatore dell’Ottocento, nulla di ciò che viene definito “sistema comunista”, a partire dal Novecento, corrisponde o è paragonabile alla sua idea, messa nero su bianco, di società comunista.

Non era comunista la Russia di Lenin, men che meno quella di Stalin, e nulla è stato mai più lontano dall’idea comunista dell’URSS della guerra fredda. Non è mai stata pienamente comunista la Cina di Mao, figuriamoci quella di oggi. Per non parlare del dittatore assassino Pol Pot spacciato per comunista dall’Occidente. Neanche il Vietnam di Ho Chi Minh, se stiamo alle parole del barbuto pensatore, si può definire comunista. Per l’allora dilagante imperialismo americano era prassi propagandistica definire comunisti tutti i paesi ostili alla loro espansione. Ma di comunismo nel mondo non c’è mai stata neanche l’ombra. Come le armi di distruzione di massa mai trovate in Iraq.

Per definire comunista una società è necessario verificare se tutti gli autorevoli dettami enunciati del barbuto inventore nel suo progetto “come si costruisce e si mantiene una società comunista”, sono stati rispettati. Che è il minimo che si possa fare prima di lanciarsi in definizioni che nulla hanno a che fare con l’idea del barbuto intellettuale. Un minimo di rispetto ci vuole. La colpa non è sua se il primo che si alza la mattina si definisce comunista solo perché va di moda la maglietta con l’immagine del Che. Che colpa ne ha lui se feroci dittatori e criminali di ogni sorta dicono di agire nel nome del popolo e per il comunismo? Forse che diamo la colpa a Gesù dei massacri compiuti nel corso della storia dalla chiesa? Prima di dare del comunista a qualcuno bisogna accertarsi se corrisponde al vero, è l’unico parametro utilizzabile, in questo caso, è il “Vangelo” del barbuto messia. Tutto il resto è solo una pallida e spesso cattiva imitazione.

Per dirsi comunista bisogna seguire precise regole comportamentali e di vita scritte dal suo ideatore. Così come bisogna seguire il Vangelo per dirsi cristiani. Non ci si può discostare da questo, altrimenti fai altro nella vita, non è obbligatorio essere comunista o cristiani. Ma se vuoi esserlo devi seguire le regole. E di società che seguono pedissequamente e al 100% i precetti stabiliti, in entrambi i casi, nel mondo, non ce ne sono. Siamo tutti peccatori, e si sa. Perciò basta dare del comunista a caso. Basta dire che Soumahoro, Saviano, Damilano, Boldrini, il Pd, i Verdi, i Socialisti, Fratoianni, sono comunisti. Nulla, neanche l’Urss della guerra fredda, è stato mai più lontano, di loro, dal comunismo. Il comunismo, come il cristianesimo, è cosa seria. Solo in pochi riescono ad essere puri al 100%: santi e rivoluzionari. Quelli che ci credono fino in fondo e ci provano fino all’estremo. Come nel caso di Cuba, che ci ha provato, ma il duro embargo ha fermato quello che, molto probabilmente, poteva essere il primo vero esempio di comunismo nel mondo. Così come nessuno all’oggi è riuscito ad “edificare” la “Città del Sole” immaginata dal Campanella, anche la società comunista immaginata da Karl Marx, seppur malamente imitata, non è stata ancora costruita. E questo non è negoziabile.