Il “garante” della mannaia su Report nella sede di FdI
di Thomas Mackinson
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Via della Scrofa 39, mercoledì sera, quasi buio. Un’auto scura si ferma con le quattro frecce accese davanti alla sede nazionale di Fratelli d’Italia. Scende un uomo con cappotto grigio e borsone nero, inforca l’ingresso. Il giorno dopo voterà a favore della multa record a Sigfrido Ranucci e a Report.
Perché quell’uomo è Agostino Ghiglia, componente del Collegio del Garante della Privacy, che anziché solidarietà al conduttore – a tre giorni dall’attentato sotto casa – gli ha comminato una sanzione da 150 mila euro per aver diffuso l’audio Boccia-Sangiuliano, già pubblicato dai giornali, deferiti al Garante ma mai sanzionati. È la “prova regina”, che fotografa un’Autorità “indipendente” ormai sotto osservazione: un suo membro entra nella sede del partito di governo poche ore prima di un voto cruciale. Chi doveva incontrare? La numero due del partito, Arianna Meloni, sorella della premier e regista delle nomine e di tutto quello che accade nel partito.
E questa scena finirà stasera su Rai3, nella puntata che apre la nuova stagione di Report. Oltre alle inchieste sull’offensiva sovranista Meloni-Trump contro l’Europa con fondi che transitano via fondazioni ultraconservatrici e le nomine imposte dal governo al mondo della cultura, Sigfrido Ranucci infatti anticiperà il tema di un’inchiesta già in corso sull’indipendenza delle authority.
Perché proprio la vicenda della sanzione contro Report ha fornito elementi – e ora anche la prova video – che confermano il sospetto asservimento politico di un’autorità chiamata a tutelare i diritti di tutti i cittadini e a garantire trasparenza e indipendenza nel trattamento dei dati personali.
Quel video, racconta Ranucci, è stato raccolto per caso da un inviato che stava aspettando Arianna Meloni davanti alla sede del partito e ha ripreso invece Agostino Ghiglia mentre entrava nell’edificio, alla vigilia del voto sulla multa. “E ora ci spieghino cosa ci faceva Ghiglia, membro dell’Ufficio del Garante, negli uffici di via della Scrofa poche ore prima del voto. Ha parlato con Arianna Meloni? E di cosa? Della sanzione verso Report? Se è tutto regolare, il Garante ci metta la faccia”, dirà Ranucci in apertura.
Il “Fatto” aveva registrato l’imbarazzo di Agostino Ghiglia e del presidente del Garante Pasquale Stanzione. Nessuno dei due ha smentito l’incontro. Stanzione si era trincerato dietro una decisione “dell’authority nella sua totalità”, quando invece la sanzione a Report è stata votata a maggioranza, non all’unanimità.
Tra il 22 e il 23 ottobre Gennaro Sangiuliano, cioè colui che ha azionato il giudizio del Garante su Report, ufficializza la sua candidatura in Campania “dopo aver parlato con Arianna Meloni”. Il 23 il Garante vota la sanzione. Dei quattro membri, due erano già favorevoli: Pasquale Stanzione e la sua vice Ginevra Cerrina Feroni, legati a Sangiuliano da rapporti accademici e personali.
A gennaio, Feroni aveva presentato a Firenze il libro di Sangiuliano “Trump. La rivincita”, mentre era candidata alla Corte Costituzionale in quota Fratelli d’Italia. “Si sbracciava per lui, anche presentandogli il libro, mentre cercava l’appoggio politico per la Consulta”, racconta una fonte.
Il Garante Pasquale Stanzione, nominato dal Pd nel 2020, è anche il fondatore della cosiddetta “scuola della privacy” dell’Università di Salerno: da lì si irradia una rete di accademici e consulenti oggi in posizioni chiave nell’Autorità Garante. Tra questi Salvatore Sica, docente di diritto privato e fratello dell’avvocato Silverio Sica, difensore di Sangiuliano anche nel procedimento che ha portato alla multa contro Report. Un microsistema accademico e familiare che dal campus di Salerno è arrivato a Roma sul Frecciarossa della politica, fino a decidere chi può o non può raccontare il potere.
A quel punto due voti su quattro erano certi. Ma per infliggere sicuramente la sanzione a Report serviva un terzo voto certo. Lo conferma un dettaglio mai emerso finora che collega la “visita” di Agostino Ghiglia in via della Scrofa all’esito stesso della votazione. Fino all’ultimo, l’ex missino, ex An, già coordinatore piemontese di Fratelli d’Italia non era favorevole alla sanzione. Nelle ore precedenti sosteneva anzi di voler limitare il provvedimento a un ammonimento. Dopo la “visita” in via della Scrofa, guarda caso, Ghiglia cambia idea. Non sarà certo un caso.
La sequenza
è ormai chiara: 16 ottobre, la bomba di Pomezia distrugge l’auto di Ranucci e quella di sua figlia; 21 ottobre, in piazza Santi Apostoli, cittadini e giornalisti manifestano per la libertà di stampa; 22 ottobre, Ghiglia entra nella sede di FdI ancora indeciso sul voto; 23 ottobre, il Garante approva la multa con tre voti favorevoli e uno contrario. In meno di una settimana, la solidarietà si è trasformata in censura del Garante. Una nuvola nera che segue Report e che racconta meglio di ogni inchiesta lo stato della libertà d’informazione in Italia.









