Il gran casino dell’Arpacal: tutti gli scheletri nell’armadio di Tonino Gatto e il silenzio della Regione

Abbiamo già avuto modo di scrivere della rete di interessi che si è formata rispetto alle inchieste della magistratura sull‘Arpacal.

L’ex direttore generale Sabrina Maria Rita Santagati, nonostante abbia coperto bilanci farlocchi, non viene inspiegabilmente toccata dalla magistratura nonostante siano praticamente acclarate gravi irregolarità.

Chi le protegge le spalle è certamente il marito, Pietro Cutrupi, capitano della Finanza ed esperto di servizi segreti, che a quanto pare conosce molti scheletri che sono ancora rinchiusi nell’armadio di famiglia dell’ex commissario straordinario dell’Arpacal (ma tuttora dirigente regionale) Maria Francesca Gatto, sorella di Tonino, re della Despar, ma che si occupa anche di altre attività.

Cutrupi e la Gatto si sono conosciuti a Palmi, dove la Gatto lavorava all’Ufficio Intercettazioni e dove Cutrupi bazzicava per motivi “segreti”.

Il Cutrupi, dunque, già si occupa di attività di intelligence e in particolare a questo punto “sarebbe” (il condizionale è d’obbligo) venuto a conoscenza direttamente dall’operatore di alcune stranezze che capitano all’Ufficio Intercettazioni della procura della Repubblica di Palmi.

Pietro Cutrupi
Pietro Cutrupi

Secondo la relazione risalente all’epoca 2001-2002  (Presidente del Consiglio è Amato con il suo secondo governo) di competenza dal gruppo di lavoro “ristretto” della Commissione Antimafia e specificatamente rivolta alle materie di ‘ndrangheta, esistono “intercettazioni tra esponenti dei Mancuso e dei Piromalli volte ad ottenere dal gruppo Gatto (diretto dal fratello di Maria Francesca, commissario Arpacal fino a poco tempo fa!) interventi di riciclaggio di somme di denaro”.

In particolare, i Mancuso “chiedevano” ai Piromalli di attivarsi affinché “anche loro potessero fruire dello stesso tipo di collaborazione” del quale già le altre famiglie godevano sui territori di competenza. Ed in particolare il gruppo Gatto disponeva anche di grosse somme di liquidità immediatamente attivabili anche per le materia di partecipazione a gare pubbliche.

Inoltre, sembra che presso il Commissario per l’emergenza ambientale (che ha gestito diversi miliardi di euro) le gare venivano effettuate con garanzie provvisoria/definitiva prestata in contanti o tramite assegni circolari.

Quindi le ditte interessate alla partecipazione utilizzavano questo canale per partecipare alle varie gare e dietro tale attività i registi erano i clan del territorio che garantivano la “correttezza”, si fa per dire, di tutte le procedure, compresa le spartizione secondo le percentuali precedentemente concordate.

Il gruppo Gatto altri non è che Antonio “Tonino” Gatto, re della Despar ma impegnato anche in tante altre attività, fratello di Maria Francesca (futuro Commissario dell’Arpacal), che all’epoca lavora (ma guarda un po’ com’è strana la vita!) nell’Ufficio Intercettazioni della procura di Palmi.

Ci sono ovviamente anche altri gruppi che gestivano la grande distribuzione che si vanno ad aggiungere a Gatto e troviamo così anche il gruppo Scardamaglia e il gruppo Perri oltre a tutti gli altri reggini.

Il ragionamento a questo punto ci potrebbe spiegare l’insolito comportamento della Gatto (che approva bilanci senza nè capo e nè coda, quelli della Santagati) solo se pensiamo che il Cutrupi, marito della Santagati e preoccupato delle conseguenze che potrebbe subire, abbia utilizzato le notizie di cui era a conoscenza per forzare la mano sulla Gatto per ottenere l’approvazione dei bilanci, che come abbiamo più volte detto non erano sanabili in questi termini.

Quasi inutile aggiungere che il gruppo Gatto rimase fuori da questa vicenda e non compare nella relazione finale che la Commissione Antimafia presentò nel 2003.

TONINO GATTO: UN CASO EMBLEMATICO

Negli anni 2003-2007 il sistema investigativo della DDA effettua un’importante attività e ancora una volta Tonino Gatto (secondo le autorità) si rivolge alle organizzazioni criminali che controllano il territorio, ma evidentemente i rapporti di qualche amico/a della sorella, Maria Francesca Gatto, ormai dirigente della Provincia di Cosenza in quota Palla Palla (e Nicola Adamo) hanno evitato che il fratello venisse preso con le mani nel sacco, come si può desumere dagli atti che hanno consentito alla stessa di approvare nella seduta del 19 febbraio 2008 la relazione di cui si riporta di seguito un estratto e trasmessa al Parlamento. Che citiamo testualmente ed integralmente. 

7. Un caso emblematico: GATTO E LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

E’ utile analizzare lo spaccato di alcune società beneficiarie dei contributi pubblici, secondo un’autonoma verifica effettuata dalla D.N.A. nel 2004. Le questioni emerse secondo la Direzione Nazionale Antimafia sono le seguenti:

  • una ricchezza calabrese costituita dalla disponibilità di enormi capitali e da ingenti disponibilità immobiliari (2.479 fabbricati e 2.260 terreni), in palese contraddizione con l’entità dei redditi dichiarati da molti dei possessori di tale ricchezza;
  • la concentrazione di tale ricchezza in capo a pochi soggetti. 
  • la rapidità dell’accumulazione della ricchezza: la società leader del gruppo, Fincom SpA, riconducibile alle famiglie Gatto e Cresciti, che opera come una vera e propria holding finanziaria, è stata costituita a Roma nel 1993 e dall’anno successivo è in continua espansione, con investimenti nei settori più disparati, quali la grande distribuzione alimentare, l’abbigliamento, il settore immobiliare, lo smaltimento dei rifiuti;

le cointeressenze dei rappresentanti dei gruppi economici appena indicati in società in cui rivestono la qualifica di socio soggetti di conclamata appartenenza a noti ambienti criminali. Antonio Giampà, fratello di Pasquale Giampà detto “tranganiello”, ucciso nel 1992 in un agguato mafioso, è socio unitamente ad alcuni suoi congiunti, dell’Eurodis di cui è amministratore unico Santino Pasquale Cresciti, poi incorporata nella Gam s.r.l. di Antonio Gatto ed altri.

Un noto imprenditore di Vibo Valentia, oggetto anche di attentati, possiede quote di partecipazione nella “San Pantaleone srl”, della quale risulta socio anche Francesco Mancuso, noto esponente del gruppo criminale omonimo.

Della società G.D.S. s.r.l., con sede in Salerno, è socio anche Salvatore Michele Scuto, figlio di Sebastiano Scuto che ha precedenti per associazione per delinquere di tipo mafioso e secondo la D.N.A. verosimilmente affiliato alla potente famiglia mafiosa dei Laudani di Catania.

Attualmente Antonino Giuseppe Gatto è Presidente del Comitato Direttivo di Despar Italia e cioè dell’Organo che definisce le principali strategie, le scelte e le politiche di Despar Italia sul territorio nazionale. Dello stesso Comitato Direttivo è componente Scuto Salvatore.

Non è superfluo richiamare l’operazione ultimata nel dicembre 2007 da D.I.A. e Polizia di Stato di Trapani nei confronti di Giuseppe Grigoli, considerato il braccio finanziario del ben noto e ormai ex latitante Matteo Messina Denaro.

L’imprenditore, che rifornisce i supermercati Despar della Sicilia Occidentale, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ed a suo carico è stato ordinato anche il sequestro di beni e società per un valore di 200 milioni di euro. Su tutta questa vicenda, le cui indagini erano state sollecitate su impulso della D.N.A. e successivamente archiviate dall’ex Procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi, si sono aperti nuovi filoni di inchiesta come riferito nell’audizione della D.D.A. di Catanzaro in Commissione Antimafia.”

Come vediamo da questa relazione, il Gruppo Gatto si interessa anche di smaltimento rifiuti ed è su questo punto che i servizi (segreti) hanno tutta la documentazione per tenere sotto scacco la commissaria Gatto e di chiederle di provvedere con l’approvazione dei bilanci previsionali, che avrebbero potuto, se non approvati dal Consiglio, portare enormi difficoltà sia giudiziarie sia economiche per la Santagati e i suoi due direttori De Sensi e Ielacqua.

Lo stato delle cose risulta ancora più chiaro e grave se si valuta che la Gatto ha fatto marcia indietro sulla procedura di approvazione degli esercizi finanziari proposti in approvazione alla Regione Calabria, addossando di conseguenza, la responsabilità ai pareri favorevoli espressi dal dipartimento Bilancio e da quello Ambiente e al voto favorevole della Giunta prima e del consiglio poi.

In definitiva oggi, la responsabilità dell’approvazione di detti strumenti è ascrivibile a tutti gli attori eccetto che alla Gatto (che cosi se ne è lavata le mani).

La Gatto, forse avendo appreso le tecniche di svincolamento grazie all’ Opus Dei e al signor Pasquale Torquato, ha scaricato tutto sugli altri dopo aver raggiunto il risultato voluto da tutti gli attori e per il futuro, casomai qualcuno avesse mai indagato, la responsabilità è stata affidata al Consiglio Regionale della Calabria.

Quindi tutti quei fascicoli per reati finanziari, come l’utilizzo delle carte di credito, l’utilizzo delle schede carburante e le diverse centinaia di migliaia di chilometri, percorsi e mai rendicontati, con le specifiche istituzionali che li hanno generati, con le auto blu, restano una chimera… (tanto pagano i calabresi!).

Tutto ciò, grazie alle benevolenze che la Gatto ha posto in essere utilizzando la vicinanza di Palla Palla prima, della Santelli poi, di Spirlì e adesso di Occhiuto – perfettamente in continuità con tutti gli altri – e sfruttando la vagabondaggine dei consiglieri regionali che, comunque, potrebbero, se fossimo in un paese normale, dover rispondere degli atti approvati in violazione di legge.

Ma questa è la Calabria.

tratto dalla nostra inchiesta sull’ARPACAL – 15.