Il malaffare nella sanità è sistemico? (di Enza Sirianni)

Il malaffare nella sanità è sistemico?

di Enza Sirianni

Il malaffare nella sanità è sistemico? Sembrerebbe di sì, per restare alla nostra Calabria, visto che chi ci vive paga sulla propria pelle il cattivo funzionamento della Sanità Pubblica.

Andiamo un attimo alla cronaca di questi giorni. Abbiamo letto di due indagini alla Dulbecco di Catanzaro: la prima della fine di giugno, la seconda di appena un giorno fa, molto simili, quasi sovrapponibili, con nuovi soggetti sottoposti a misure cautelari.
Oh! “Carramba che sorpresa!”, secondo il titolo di un fortunato programma di Raffaella Carrà. Infatti qualcuno finge di cadere dal pero, come il Pd calabrese che avrebbe voluto tacere di ciò di cui non si può parlare secondo la regola di Wittgenstein, ma che è dovuto uscire allo scoperto avvertendo, “udite, udite” che: «Questo caso potrebbe non essere isolato. Può darsi che sia la spia di un meccanismo più ampio che trae profitto dalle falle del sistema pubblico».

Vuoi vedere che è capitato solo a me, a te, a voi, a noi, di andare a prenotare una visita nella sanità pubblica e di sentirsi dire che le attese, soprattutto per certe branche particolarmente redditizie, erano di almeno un anno? Vogliamo dire quali sono le più affollate e utopistiche? La butto così, un po’ per esperienza personale, un po’ per testimonianza di parenti, amici, conoscenti: oculistica, cardiologia, gastroenterologia e a seguire le altre della scienza medica.

Una volta si diceva “l’industria del caro estinto “, oggi verrebbe da dire della cataratta: yes! La vecchiaia, ma anche in età meno tarda, porta questo guaio. Diciamo che è una cosa diffusa e comune quella di avere il panno davanti agli occhi. Ma che ci vuole? Non è un intervento particolarmente invasivo, non richiede anestesia totale, seccante solo il mese post operatorio per le gocce da mettere più volte al giorno. Basta andare in ospedale, prenotare la visita al Cup, pagare il ticket o la consulenza intra moenia e attendere che ti chiamino. Na parola!

Allora che si fa per tornare a vedere, guidare la macchina, guardare la tv, leggere? Insomma, per ripristinare la vista in modo accettabile, se non in modo veramente soddisfacente. Vai dal primario, en privé e voilà!  Tutto si risolve in tempi rapidi, proprio nel reparto dell’ospedale pubblico in cui il primario / a lavora.

Una prassi consolidata che, se restassimo a questo giochino, sarebbe disdicevole, ma non da farti torcere l’apparato intestinale come, invece, sta venendo fuori dalle indagini condotte dalla procura di Catanzaro.  Secondo il Gip che ha emesso l’ordinanza della seconda inchiesta sulla privatizzazione della sanità alla Dulbecco, non vi sarebbe stata un’unica associazione a delinquere. Complicità, connivenze, occhi tarpati dei preposti e dei facilitatori? Molto probabile. E c’è da supporre che le modalità siano tanto sedimentate da avere formato un sistema roccioso, difficile da eradicare. La gente subisce da anni, in silenzio, solitudine, umiliazione un diritto strappato, divenuto materia archeologica, come direbbe Eduardo Galeano.

Cosa ci dobbiamo attendere da questa attenzione della magistratura all’osceno saccheggio della salute, dei soldi dei calabresi, delle loro tasse, dei loro sacrifici, delle casse dello stato?
Mi auguro che ci siano pene esemplari. Se non si comincia ad andare in fondo, senza sconti, non ne verremo fuori. L’unico deterrente per coloro che nella professione medica vedono solo un grosso affare per le loro tasche. E per i comitati di sostegno che con loro spartiscono. Voglio dire tuttavia che, ancora, qualcuno alla Giuseppe Moscati c’è, che capita di andare in Pronto Soccorso e incontrare medici angeli, così nei reparti. Non finiremo mai di ringraziarli.

Proprio perché non tutti siamo uguali e c’è chi, ancora, ha una coscienza, mi disturba indicare come causa della distruzione del SSN, solo il sistema neoliberale che, per carità, ha le sue colpe essendo per natura rapace, avido, a scapito dei servizi pubblici, del famoso welfare state. Pur vero che la tendenza è concentrare la ricchezza nelle mani di pochi, attraverso vari mezzi, quali l’industria della guerra, il dominio dell’energia, delle materie prime, il taglio dei servizi, le privatizzazioni a tappeto, ma esistono ancora i singoli, i giusti, coloro che fanno solo il proprio dovere, senza ricompense, che non saprebbero fare altrimenti. I servi inutili, evangelicamente. A questi guardiamo con fiducia, dalla sanità, alla scuola, alla cura e al funzionamento della macchina pubblica.

Insomma vi è una resistenza morale individuale da non sottovalutare che, Manzoni, nella Storia della colonna infame, non trovò nei giudici che condannarono a morte due innocenti, nascondendosi con il clima di oscurantismo e fanatismo dei tempi.
Ecco, non rassegniamoci a questi bruttissimi soggetti. Siamo più noi che loro.
E siamo più belli e luminosi.