Bancarotta e riciclaggio iGreco. Il memoriale di Enzo Novelli. Gli interessi di Alfieri tra società e Coop, le doppie fatture e le uova buttate

I componenti del CDA che hanno affossato il Gruppo Novelli: Musaio, Tarozzi e Alfieri

Enzo Novelli era uno dei quattro fratelli soci al 25% del Gruppo Novelli, una delle aziende agroalimentari più importanti dell’Umbria e che aveva esteso i suoi orizzonti anche in altre regioni. Enzo Novelli è morto nell’estate del 2017 a meno di un anno dalla clamorosa cessione del Gruppo ai calabresi del Gruppo iGreco, sponsorizzati dal Pd renziano e dal Ministero dello Sviluppo Economico attraverso una fitta rete di relazioni trasversali. E protetti dal Tribunale di Terni da un altreo calabrese, il procuratore Alberto Liguori, che da tre anni e mezzo tiene insabbiata la denuncia della parte sana del Gruppo Novelli per evitare che vengano fuori reati molto gravi da ascrivere a Renzi e al suo cerchio magico oltre che al gruppo paramafioso di cui sopra. 

Ma prima di morire Enzo Novelli ha deciso di scrivere tutto quello che sapeva denunciando tutte le clamorose illegalità di questa squallida lobby di potere “coperta” dalla magistratura corrotta. Con il racconto siamo arrivati al periodo nel quale il Cda del Gruppo Novelli stava sciaguratamente affossando l’azienda, con la complicità di Torquato Novelli, per “regalarla” poi al gruppo paramafioso calabrese sostenuto dai poteri forti della politica corrotta e dei colletti bianchi.

IL MEMORIALE DI ENZO NOVELLI – terza parte – 

La situazione peggiorava di mese in mese, quasi giornalmente. Alcuni episodi che mi sono stati riferiti in seguito, dei quali non posso verificarne la veridicità, raccontano la strategia del Cda e secondo me di Torquato e figli di ridurre il valore dell’azienda al fine di giustificare la vendita a 1 euro. Questo è diabolico.

Il Gruppo Novelli  riceveva fatture da una società chiamata Marketing e Merchandising Srl di Bari per milioni di euro. Non mi ritengo un esperto ma sicuramente spendere milioni di euro in consulenze quando l’azienda necessitava di un taglio dei costi non era certamente una scelta oculata. Oggi comprendo i motivi di questa follia in quanto quella società di consulenza che emetteva le fatture era riconducibile alla compagna di uno dei membri del Cda, Alfieri.

Le uova prodotte non venivano vendute perché i contratti con i maggiori clienti non venivano rinnovati, ma le tenevano in un deposito a Borgorosa in condizioni sanitarie scandalose. Invece di tenere le uova in deposito per poi buttarle, si dovevano vendere in un mercato che si teneva a Forlì con guadagni superiori ai 3 milioni di euro. In questo modo invece sono stati bruciati tanti soldi e buttate milioni di uova.

Il Gruppo Novelli possedeva una ditta di trasporti (Novelli Service) che provvedeva alla logistica del Gruppo. L’azienda usava anche trasportatori esterni come Spartaco e Storti. Storti in particolare negli ultimi tre anni è riuscito a cambiare il suo parco camion da Fiat a Volvo e Mercedes, per cui mezzi sicuramente superiori, mentre la Novelli Service possedeva mezzi ben più vecchi. All’epoca non riuscivo a capire come questo fosse possibile e soprattutto come questi trasportatori esterni potessero continuare a lavorare con il Gruppo Novelli nonostante i crediti che vantavano aumentassero giorno dopo giorno fino a raggiungere diverse migliaia di euro (Storti ad esempio aveva 500 mila euro). Recentemente ho scoperto che c’era un merchandising per cui i trasportatori, d’accordo con il magazziniere, facevano figurare trasporti per quantità di mangime di gran lunga superiori alla realtà per fatturare più viaggi che in realtà non venivano mai fatti, Storti, Spartaco e altri trasportatori, nonostante fossero creditori di centinaia di migliaia di euro, continuavano a lavorare con il Gruppo Novelli perché con il meccanismo delle doppie fatture ripianavano i crediti che però a libro contabile rimanevano invariati.

Alfieri decise di mantenere Coop e Lidl per vendere le uova con il loro marchio quando in realtà, dati alla mano, i guadagni stavano solo sulla vendita delle uova a marchio Ovito mentre le vendite a marchio terzi erano gravemente in perdita per milioni di euro. Nonostante la mia rabbia per questa situazione, e i miei tentativi di dialogo, solo in seguito ho scoperto che questa strategia deleteria era guidata dal fatto che Alfieri era sindaco all’interno del Cda di Coop e doveva portare beneficio a Coop senza fare gli interessi del Gruppo Novelli. Il Gruppo vendeva solo il 30% delle uova a marchio Ovito, le altre erano a marchio della GDO.

Sono venuto a conoscenza di meccanismi illeciti che portavano il Gruppo a comprare beni a valori assolutamente fuori mercato quando avrebbero dovuto essere acquistati a prezzi molto più bassi. Non so bene a chi abbia giovato questa situazione ma sicuramente il Cda ne era a conoscenza e sicuramente coinvolto e responsabile.

Alcuni episodi, che, presi singolarmente fuori dal contesto, possono sembrare insignificanti, mi hanno in realtà segnato profondamente e mi hanno fatto capire che i rapporti umani erano per sempre compromessi. Un giorno, mi ritrovo ad entrare per sbaglio in una saletta degli uffici di Terni dove c’era una riunione in corso presieduta da Farronato. Appena mi ha visto entrare, mi caccia come un cane senza che io potessi avere la forza di rispondergli. Altro momento molto significativo fu quando Valentino, direttore del personale, nonostante all’epoca ancora lavorassi al Mangimificio, mi toglieva l’auto aziendale senza alcuna motivazione quando invece i figli di Torquato, da dirigenti, rimanevano con la loro auto aziendale.

3 – (continua)