Enzo Novelli è stato l’unico dei soci del Gruppo Novelli ad opporsi alla cessione – totalmente illegale ma “coperta” da magistrati corrotti e senza scrupoli – ai calabresi del Gruppo iGreco sfacciatamente sponsorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico (dai boss Calenda e Bellanova fino ai colletti bianchi capitanati da Castano), dal “Giglio Tragico” di Renzi con tutti i suoi deputati e senatori corrotti, dai sindacati “venduti” e dalla Procura di Terni, a capo della quale c’è ancora un magistrato della “banda” di Renzi e Palamara e guarda caso addirittura calabrese, Alberto Liguori, allievo prediletto del Gattopardo della Procura di Cosenza, al secolo Mario Spagnuolo.
Pochi mesi prima di morire, Enzo Novelli decide di scrivere un memoriale nel quale racconta tutta la sua odissea e fa nomi e cognomi di chi ha reso possibile questo scandalo, tuttora insabbiato dai poteri forti, che sono riusciti addirittura a far trasferire i due magistrati – Eugenio Facciolla e Otello Lupacchini – che avevano scoperto tutta la verità e avrebbero voluto tirarla fuori.
Enzo Novelli sta raccontando come il Cda, i corrotti del Ministero e suo fratello Torquato sono riusciti a portare a termine l’operazione, non risparmiandogli insulti e assedi sotto casa.
IL MEMORIALE DI ENZO NOVELLI – sesta parte –
Tante persone completamente ignoranti dei reali fatti e delle sensazioni che ruotano intorno a questa vicenda si sono permessi di condividere questi insulti. La cosa che mi faceva ancora più male è che molti di questi erano anche nostri dipendenti che da anni lavoravano in sintonia con noi e che conoscevano la mia limpidezza e la mia onestà. Mi stupivano i post di “like” e condivisione di Vania Venturi, Antonello Carlini, Federico Galli, Gabriella Stramaccia, Madaglio Godama, Giampaolo Ferracchiano, Marianna Bernardi, Alessio Cenci, Donato Cuna, Massimo Filippucci, Sonia Gini, Agnieszka Rojel, Laura Cesaretti, Rosella Lucentini, Pierluigi Bencivenga, Gianluca Bencivenga, Rita Andreini, Stefano Raggi, Stefania Argilli, William Bednar, Cristina Mancini, Valentina Virgili, Claudia Proietti, Patrizia Laurenti, Simone Picci (che ha pure scritto “bastardi maledetti”), Erika Ceccarelli.
Estenuato dalle accuse ingiustamente rivolte a me e alla mia famiglia, decisi di comunicare direttamente ai miei lavoratori. Per questo motivo mandai una lettera scritta con il cuore in cui cercavo di rassicurare i lavoratori e far capire le mie reali intenzioni intuendo che le promesse fatte fino ad allora da iGreco, dallo stesso Musaio, Castano & Co. non avevano nessun fondamento pratico e di buon senso. Tant’è che, a tutt’oggi, non esiste nessun piano industriale de iGreco per risollevare le sorti dell’azienda, anzi purtroppo si sta esattamente verificando quello che avevo previsto, cioé il licenziamento di lavoratori e lo smembramento dell’azienda perché mi era palese che quella de iGreco fosse un’operazione esclusivamente finanziaria sponsorizzata da istituzioni e sindacati corrotti. Purtroppo mi è stato comunicato che questa mia letera non è arrivata a tutti i lavoratori, anzi al contrario è stata letta solo da pochissimi perché la rappresentanza sindacale aziendale, capeggiata da Vania Venturi, si era ben organizzata per evitare che i lavoratori conoscessero la realtà dei fatti…
In tutto ciò mi sono sempre stupito del fatto che nessuno tra i lavoratori, i sindacati, le istituzioni, i giornali (Messaggero a parte) abbiano mai messo in dubbio l’operato del Cda che in realtà ha avuto carta bianca e responsabilità nella gestione totale degli affari e cioé erano loro che dovevano rispondere dell’andamento dell’azienda non noi soci. Dopo 4 anni questi signori hanno riportato i seguenti risultati: raddoppio dei debiti complessivi del Gruppo, fatturato dimezzato, incremento dei costi operativi e bilanci falsati. In particolare, il valore degli immobili si sarebbe svalutato da 90 a 30 milioni di euro. Tutto questo non ha nessuna logica e non è assolutamente in linea con le direttive del concordato che loro stessi hanno presentato al Tribunale. La realtà è che ciò faceva parte di un disegno ben strutturato che mirava a giustificare la vendita a zero. Mi sento fortemente responsabile perché non ho avuto la forza di influenzare i miei fratelli nella decisione di cacciare questi signori anche perché mi sono sempre fidato di mio fratello Torquato che affermava come il Cda non potesse fare meglio di così.
Riguardo quindi al fatto che il Cda non era messo in discussione da nessuno, trova spiegazione il loro modus operandi che era quello di infuenzare sindacati e istituzioni e soprattutto usare alcuni dipendenti, forse i più ingenui, o i più pagati, per diffondere tensioni e odio verso i soci, in particolare verso di me, visto che sono l’unico che ha mantenuto fin dall’inizio una linea coerente di trasparenza e verità. I dipendenti più accaniti erano Alberto Balzanetti, Antonello Carlini, Antonio Luzzi, Gabriele Michelangeli, Fabrizio Pierantozzi, Gianluca Proietti, Giacomo Saidi, Valentina Virgili, Sara Meccola, Enrico Armadoro ed Elsa Firmani.
Nel frattempo, cercando di capire quali fossero gli stati d’animo dei dipendenti e gli sviluppi, ho provato a chiamare i miei collaboratori più fidati, in particolare Paolo Chiappini, che però non ha mai risposto, mi evitava anche lui. Il senso di smarrimento e angoscia era sempre più manifesto.
Dopo il giorno dell’Immacolata 2016, la situazione precipitava con autobus organizzati di lavoratori diretti al Mise per manifestazioni e riunioni alle quali noi soci non eravamo neanche invitati come se non fossimo parte attiva della transazione. Il fatto di non invitarci più a nessun tavolo o a discussione trova spiegazione in quella che io ho considerato la fine dell’azienda, cioè la cessione illegale a iGreco da parte del Cda. A tal proposito, mi hanno confermato che Tarozzi stesso, il giorno dell’accordo al Mise, era ben consapevole del rischio che il Cda stava correndo nel cedere il Gruppo di loro iniziativa senza l’autorizzazione e il benché minimo consenso della proprietà. Purtroppo però il desiderio del Cda di concludere il disegno iniziato 4 anni prima era talmente forte da superare le difficoltà che avevano incontrato, dovute alla mia esclusiva resistenza nel cedere le quote societarie, cosa che avrebbe liberato il Cda da ogni responsabilità.
6 – (continua)