Il “no ponte” che non ti aspetti

IL “NO PONTE” CHE NON TI ASPETTI
Di recente a spiegare le ragioni dell’impossibilità di realizzare un ponte sullo Stretto che preveda anche il transito di convogli ferroviari è stato non un giovane e ideologizzato contestatore, ma il prof. ing. Federico M. Mazzolani, classe 1938.
Lo scatto di Angelo Maggio, precursore del “non finito calabrese” che non ha nessuna voglia di documentare l’ennesima opera incompiuta, per la rubrica de #ilvizzarro
#fotologhie

Fonte: il Vizzarro (Il no ponte che non ti aspetti)

Lo scorso 5 dicembre a Catanzaro si è svolto un incontro pubblico durante il quale tante persone hanno ascoltato un “no ponte”, cioè una persona fermamente convinta dell’impossibilità di realizzare la tanto vagheggiata infrastruttura che dovrebbe collegare Reggio Calabria e Messina. Vi ha partecipato anche il fotografo Angelo Maggio, precursore del “non finito calabrese” ma non certo desideroso di documentare l’ennesima opera incompiuta, che per l’occasione immaginava di trovare forze dell’ordine in assetto antisommossa su corso Mazzini. Invece nulla di tutto ciò. A spiegare le ragioni dell’impossibilità di realizzare un ponte sullo Stretto che preveda anche la possibilità di far transitare convogli ferroviari è stato un ingegnere nato nel 1938, dunque non un giovane e ideologizzato contestatore. Si tratta del prof. ing. Federico M. Mazzolani. Ad ascoltarlo, in religioso silenzio, più di cento ingegneri. Mazzolani ha spiegato le ragioni che al momento ostacolano la realizzazione del ponte, a suo parere irrealizzabile soprattutto per ciò che riguarda il transito ferroviario, ma in modo pacato, razionale, lucido e documentato. L’alternativa da lui proposta, un ponte galleggiante sommerso, è sicuramente interessante, ma le ragioni del “no” di questo ingegnere classe ’38 sono secondo il fotografo «la cosa più rivoluzionaria ascoltata fino ad ora sull’argomento».

Fotologhie” è una rubrica curata da Salvatore Federico e Angelo Maggio. Il primo vive e lavora a Serra San Bruno (qui i suoi reportage), il secondo a Catanzaro (qui il sito dedicato ai suoi scatti sul “non finito calabrese”). Il titolo della rubrica parte dal termine “logos” (in greco antico: λόγος, lógos, corrispondente al latino verbum e all’ebraico דבר davar), deriva dal greco légο (λέγω), che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare. Maggio e Federico non sono fotografi da cartolina. Una foto, secondo loro, deve far nascere qualcosa in chi la osserva.