Il Pd usa l’antifascismo per nascondere corruzione e voto di scambio

L’Italia è una Repubblica antifascista, e questa non è una opinione, ma la Legge. Lo dice la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana che vieta la riorganizzazione del partito fascista. Lo dice la Legge Scelba (20 giugno 1952). Lo dice la Legge Mancino (25 giugno 1993). In Italia è vietata la propaganda, l’apologia, e l’organizzazione di qualsivoglia associazione o movimento che persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista. È la Legge. E per rispettare la Legge bisogna essere antifascisti. Indipendentemente se si è tali per convinzione o per adesione sincera ai valori costituzionali, oppure no: in uno stato democratico e di Diritto, la Legge è Legge ed è uguale per tutti, e tutti sono tenuti ad osservare le leggi approvate dal Parlamento eletto democraticamente. In democrazia, che esportiamo, insieme ai nostri alleati occidentali, in tutto il mondo, si può “contestare democraticamente”, con gli strumenti che la Costituzione concede ad ogni cittadino, una legge ritenuta ingiusta, approvata magari per fare gli interessi di pochi, ma nessuno, in Italia, può “ribellarsi” ai valori costituzionali: il rispetto della persona, del lavoro, della dignità, della libertà, dell’uguaglianza, della democrazia, dell’etica, della legalità. Tutti valori negati dal fascismo che, per nostra fortuna, la Resistenza ha restituito al popolo italiano.

Chiunque ricopra una carica pubblica, prima ancora del semplice cittadino, è tenuto a rispettare la Legge. Dirsi antifascista per un politico della Repubblica italiana, prima ancora che un convinto ideale, il che sarebbe auspicabile, è un sacro dovere. Tradire la Costituzione, significa tradire la Repubblica nata dalla lotta partigiana, e quindi il popolo che in democrazia resta sovrano. Se questo ai politici e a tanti italiani non sta bene, possono sempre battersi per cambiare la Costituzione, possono promuovere una nuova marcia su Roma, e una nuova Rivoluzione Fascista, ma fino a che la Costituzione è quella entrata in vigore il primo gennaio del 1948, tutti, anche i post fascisti, i neofascisti, i nostalgici, i camerati, sono tenuti ad osservarla e rispettarla.

Anche se a molti intellettuali fascisti l’antifascismo, nel 2024, può sembrare “fuori contesto”, resta il fatto che definirsi tali significa rispettare la Repubblica, la Democrazia e la Costituzione. E se questo a qualcuno non piace può sempre emigrare in Ungheria o in Iran, così come si diceva una volta ai comunisti di emigrare in Cina, o in Russia. È chiaro che oggi, nelle società occidentali e capitaliste, il fascismo si manifesta in altri modi, uno su tutti: il primato dell’economia sull’ecologia. Il profitto di pochi a discapito dell’umanità e dell’ambiente. Quella che noi occidentali viviamo è una vera e propria dittatura della finanza che governa, senza usare olio di ricino, le nostre vite e che ci lascia solo liberi di scegliere quale prodotto acquistare al supermercato. Viviamo per produrre e consumare, nel mentre ci affanniamo tutta la vita a far tornare conti che non torneranno mai. Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che è cosa antica, indossa sempre i panni della sua epoca. E questa non è più l’epoca delle camicie nere.

Il fascismo da combattere oggi è un altro, e lo sanno bene i politici italiani, specie quelli che si definiscono di sinistra: la totale mancanza di legalità nelle istituzioni repubblicane di questo paese. La corruzione diventata sistema, la collusione tra politica e mafie, la clientela tra potere pubblico e massoneria, è così che si manifesta oggi il fascismo. Ma nessuno ha mai eretto barricate per questo. A cominciare dal Pd e dai 5Stelle che utilizzano la censura meloniana per sollevare polveroni di facciata sull’antifascismo o meno del governo, al solo scopo di sviare l’attenzione pubblica dai tanti scandali che coinvolgono amministratori del Pd, e non solo, dediti al voto di scambio con mafiosi. Al Pd dell’antifascismo non gliene frega niente. E non potendo rimproverare i “nuovi fascismi” al governo, perché parte attiva, storicamente, nella creazione di diffuse sacche di illegalità nella pubblica amministrazione, e non solo, la butta sull’ideologico. Che diventa folkore, o meglio “costume”, come il busto di Mussolini di La Russa, rispetto ai tanti problemi di questo paese.

Il Pd non può rimproverare niente alla Meloni, non può certo parlare di censura, la lottizzazione della Rai è cosa soprattutto loro. Non possono rimproverargli di essere bellicosa, sono stati loro a bombardare il Kossovo e a vendere armi in tutto il mondo. Non possono rimproveragli di aver ridotto la politica a un familiarificio, il familismo amorale è una delle colonne portanti del Pd. Non possono rimproverargli di essere serva dell’America, i governi di centrosinistra sono sempre stati lo zerbino della Casa Bianca. Non possono accusarla di essere contro i giornalisti, le denunce di esponenti del Pd contro i giornalisti, non si contano più. Non possono accusarla di essere contro gli operai, sono stati soprattutto loro, insieme ai sindacati, a svendere i diritti dei lavoratori. Non possono rimproverargli di essere dalla parte dei padroni, sono stati loro ad “inventare” le privatizzazioni. Non possono rimproverarli di manganellare studenti e pacifisti, di cortei manganellati democraticamente dalla sinistra, la storia politica di questo paese è piena. Ogni scusa è buone per non parlare chiaramente dei veri problemi.

Per la destra o la sinistra in questo paese, così come in tutti paesi occidentali e capitalisti, gli interessi da difendere sono sempre gli stessi. A decidere le politiche sociali, economiche, in occidente, non sono i governi, che fanno finta di scontrarsi su temi etici e politici, ma le lobby economiche e finanziarie, da cui dipende la sopravvivenza delle caste politiche. La censura in questo paese c’è sempre stata, e la controinformazione non piace a nessun governo. Neanche al Pd. La polemica fittizia sollevata dal Pd è una classica arma di distrazione di massa che utilizzano, all’occorrenza, tutti i partiti, con un solo scopo: sviare l’opinione pubblica da altre più inquietanti, per il Pd, questioni. Ecco perché l’antifascismo retorico di questi giorni del Pd ha trovato nuovo vigore. Non avendo altro da dire su corruzione, capibastone, cacicchi, e clientele massomafiose varie, non gli restava altro da fare se non addobbarsi, a ridosso del 25 aprile, da antifascista militante. E la polemica è servita. E c’è chi ancora pensa che il Pd sia davvero un partito antifascista.