Il Ponte alla Camera. Signorino: “L’ok al progetto a più fasi è una mostruosità”

Cresce la protesta dei no Ponte contro il decreto legge sicurezza che autorizza il Mit ad approvare il progetto esecutivo dell’infrastruttura “anche per fasi costruttive”, invece che “entro il 31 luglio 2024”, come inizialmente previsto.

L’argomento è stato oggi al centro dell’audizione presso l’VIII Commissione della Camera dei deputati con il professore Guido Signorino, in rappresentanza dell’Associazione Invece del ponte che ha avuto modo di manifestare dissenso e preoccupazione per un provvedimento che nonostante le rassicurazioni dell’amministratore delegato di Stretto di Messina Pietro Ciucci sul rispetto di procedure e tempi, mostra sempre più ombre.

“Le disposizioni contenute nell’Art. 2 del DL 89/24 sono l’ennesima ingiustificata forzatura che, con l’obiettivo di accelerare la realizzazione di un progetto fragile sotto il profilo amministrativo, tecnico, economico, sociale, si pone in palese contrasto con le regole e le norme (sia nazionali che europee) cui obbligatoriamente e necessariamente soggiacciono tutti i lavori (pubblici, ma anche privati) nel nostro Paese”.

Secondo l’economista, esponente del Comitato, “tutto il procedimento finora posto in essere risponde all’unico obiettivo di superare obblighi, vincoli, normative precedenti con lo scopo di ottenere senza adeguate e necessarie tutele l’approvazione dei progetti, consentendo di fatto l’avvio dei lavori prima che siano stati adeguatamente affrontati e risolti delicati aspetti tecnici e che si siano pertanto definiti in maniera sufficientemente stabile i perimetri finanziari, con relativa integrale copertura dell’opera. Le novità sono utili per creare confusione, favorendo ulteriormente il contraente privato”.

Per Signorino c’è il “rischio di un’approvazione frettolosa e impropria del progetto definitivo, dell’avvio intempestivo di lavori “preliminari”, per arrivare poi allo stop del progetto ma con la maturazione di penali a vantaggio del General Contractor anche nel caso in cui approfondimenti di studi, indagini e prove preliminari, impropriamente rinviate e condotte nella fase esecutiva, dovessero condurre all’abbandono del progetto per problemi di costruibilità o di economia. Oltre a ciò, la norma risulta anche illogica nel contenuto, prevedendo l’introduzione dell’approvazione del progetto esecutivo “per fasi costruttive”. Per un’opera come il ponte sullo Stretto è impossibile procedere per approvazioni successive di parti distinte del ponte. Requisizione di case e terreni, scavi, devastazione di un Luogo unico come l’area dello Stretto, non servirebbero a nulla se non si riuscisse a costruire l’intera opera. Non si può quindi stralciare una “fase” e considerarla autonoma e “autosufficiente”, si tratterebbe di una mostruosità – conclude –  non possiamo assistere a forzature e tentativi di varcare i limiti della normativa ordinaria o europea, non è possibile restare a guardare questo ulteriore scempio giuridico”.