Il Ponte sullo Stretto presentato al G7. I comitati: “Ma non c’è neanche un progetto definitivo”. E la compatibilità con Gioia Tauro è un’incognita

di Alessia Candito

Fonte: Repubblica

Gioia Tauro. Nel programma ufficiale del vertice non se ne faceva neanche menzione, ma i più immaginavano che il Ponte sarebbe stato uno dei protagonisti del G7 del commercio, in corso sulla sponda calabrese dello Stretto. “Ascolteremo una presentazione sul futuro ponte sullo Stretto, una meraviglia di ingegneria che metterà questa regione al centro delle grandi rotte logistiche mondiali”, ha annunciato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani in apertura. Stretto pulito dal vento, Etna ben visibile che dà spettacolo con una nuova colata, Tajani parla dalle terrazze di Alta Fiumara, il resort scelto come sede del vertice e il paesaggio è da cartolina. Ma tutta l’altura, balcone naturale sul Mediterraneo, è destinata a essere cancellata dal Ponte.

I comitati: “Non c’è neanche un progetto definitivo”

“Se non fosse tragico sarebbe ridicolo”, commentano gli attivisti No Ponte, assai scettici anche sulle “meraviglie dell’ingegneria” annunciate dal vicepremier. “Qualcuno dica a Tajani che al momento sono più le falle che le ‘meraviglie’ del progetto, non ultima l’idea di far poggiare i piloni su faglie attive”. Per altro, quello esecutivo non c’è ancora e la Stretto di Messina ha dovuto chiedere quattro mesi di proroga per rispondere alle 239 osservazioni del Mase, guidato dall’azzurro Gilberto Pichetto Fratin. Anche per questo l’Europa ha confermato che al momento sul Ponte non ci metterà neanche un euro.

“La Commissione – spiega la commissaria uscente ai Trasporti Adina Valean – non è ancora a conoscenza di una decisione definitiva per il ponte, pertanto le mappe del regolamento TEN-T riveduto mostrano attualmente il progetto allo stadio di ‘studio/idea’”. Senza documenti definitivi, non si può neanche valutare se il progetto sia finanziabile. “Senza conoscere l’esito degli studi preparatori – ha sottolineato – non è possibile formulare ipotesi su un potenziale contributo dell’Ue alle attività di costruzione del ponte previsto”.

La centralità di Gioia Tauro e gli allarmi di Federlogistica

Tajani non entra nel merito delle determinazione europee, parla di “diplomazia delle infrastrutture” come volano necessario “per il commercio globale, per la crescita, per le imprese”. Se l’allarme lanciato dal presidente di Federlogistica Luigi Merlo e rilanciato dai professionisti che sostengono il movimento No Ponte dovesse essere confermato, non basterà a far coabitare la maxi-opera con il Porto di Gioia Tauro. “Ci sono navi da crociera alte ormai più di 68 metri – aveva denunciato Merlo -. Per come è progettato adesso, sotto il Ponte sullo Stretto non ci passano”. E lo stesso vale per le nuove portacontainer.

La società lo nega, assicura che il Ponte ha un franco navigabile “di 72 metri per una larghezza di 600 metri e si riduce a 65 metri solo in presenza di condizioni eccezionali di traffico pesante stradale e ferroviario”. Secondo il Comando generale delle Capitanerie di porto, almeno 5 navi da crociera e 15 portacontainer di altezza superiore ai sessantacinque metri hanno attraversato lo Stretto. Con il Ponte – nella migliore delle ipotesi – sarebbe stato necessario bloccare la circolazione perché potessero farlo, una alla volta per di più. E non è detto che tutte ci sarebbero riuscite.

“Gioia Tauro porta d’Europa”. Compatibilità da verificare

“E poi la Calabria è porta dell’Europa per i nostri partner globali. Attraverso i suoi porti, il suo mare. Grazie a questi collegamenti – ha detto Tajani – l’Italia vuole essere lo snodo logistico ed energetico dell’Europa”. Prospettiva che sembra inconciliabile con la maxiopera.

E Gioia Tauro, che i ministri invitati al G7 hanno visitato in mattinata, pesa. E anche parecchio. “È il primo porto in Italia per trashipment, uno dei più significativi hub in termini di traffico nel Mediterraneo: un’area che conta solo l’1% della superficie dei mari del mondo ma che rappresenta il 20% del traffico marittimo internazionale, il 30% del traffico petrolifero e il 27% di servizi di linea container. Un mare, quindi, straordinariamente importante per il commercio internazionale. E il porto di Gioia Tauro gode di una posizione strategica rispetto ai principali corridoi delle rotte intercontinentali che attraversano il Mediterraneo lungo l’asse Suez-Gibilterra”, ha ricordato il presidente di Regione Calabria, Roberto Occhiuto.

“Si progetta una maxiopera, ma qui si raziona l’acqua”

Sul territorio c’è paura e indignazione. Non solo fra chi lavora all’interno dello scalo o nell’indotto. Sul piede di guerra sono anche amministratori e abitanti di piccoli e grandi Comuni dell’area dello Stretto e non solo, nelle ultime settimane costretti a fare i conti con l’acqua sempre più scarsa. Perché la siccità ha prosciugato gli invasi, certo. Ma la rete è ovunque vetusta e la dispersione è gigantesca.

“Solo rimettere in sesto la rete idrica garantirebbe lavoro per anni, sia per le opere, sia la manutenzione. Queste sono le infrastrutture necessarie”, spiega Peppe Marra, storico attivista No Ponte e coordinatore regionale del sindacato Usb. “Questo vertice conferma un’idea di sviluppo portato avanti a costo della distruzione del territorio che è distante anni luce dalla nostra”. E di sostenibilità, di un’area dello Stretto da rilanciare e valorizzare in modo diverso, che permetta anche di superare “quei divari con il Nord che l’autonomia differenziata rischia di far diventare incolmabili” comitati, associazioni, sindacati si ritroveranno oggi in piazza a Villa San Giovanni, a pochi chilometri dal resort in cui i “potenti del mondo” discutono. Ma la distanza fra i due mondi è siderale.