Le procedure che hanno rimesso in piedi il progetto Ponte sullo Stretto violano le regole della concorrenza e del mercato? Esiste il rischio di posizione dominante da parte della Webuild? E’ quanto si chiede di verificare all’Agcm con un articolato esposto che invita ad avviare una indagine sulle presunte violazioni a tutela della libera concorrenza e del mercato.
L’esposto – firmato dal docente dell’Università Mediterranea Domenico Marino, dal segretario del Pd di Villa San Giovanni Vincenzo Musolino e dall’avvocato attivista Aurora Notarianni, – tocca alcuni punti finiti già sotto la lente dell’Anac e ricostruisce l’iter dell’intricata vicenda.
Un’opera aggiudicata il 12 ottobre 2005, con la vecchia Legge Obiettivo, a una cordata di imprese di cui general contractor era Impregilo. Quasi vent’anni fa. Da allora il progetto del ponte sullo Stretto è stato sospeso e ripreso, fra cause e contenziosi, già un paio di volte. Ma oggi il general contractor del 2005 non esiste più. Della vecchia Impregilo è rimasto poco. Ora capofila è Webuild, nata dalla fusione con Salini e una significativa partecipazione dello Stato attraverso Cassa Depositi e Prestiti. L’unica cosa che è rimasto uguale è l’inossidabile amministratore delegato Pietro Ciucci.
Le censure riguardano specificatamente la violazione dell’art. 72 della direttiva 2014/20/UE:
* per il costo dell’Opera più che raddoppiato,
* per la riattivazione del contratto tra Stretto di Messina Spa e Eurolink senza procedere a nuova gara internazionale nonostante i costi di realizzazione siano notevolmente superiori al 50% del valore iniziale,
* per un rapporto contrattuale tra società concessionaria e contraente generale basato su un contratto del 2006, rilanciato da un progetto del 2010 che non ha superato la valutazione ambientale,
* per la relazione del progettista – dopo l’accelerazione salviniana sull’Opera – che contiene 68 raccomandazioni al momento inevase,
* per la Commissione Via Vas che ha recentemente emesso parere “positivo” con 62 prescrizioni alcune da ottemperare prima del progetto esecutivo e un parere “negativo” in riferimento alla valutazione di incidenza appropriata per i siti ZPS ITA 030042 e ZPS IT 9350300, per i quali non si puo’ escludere che il progetto possa determinare incidenze significative,
* per documentate perplessità sulla Trasparenza e la sostenibilità economica dell’Opera, aggravate dall’assenza di chiare stime sui costi di mantenimento del Ponte,
* per il contrasto tra bando di gara e l’avvio dei lavori per “fasi di costruzione” previste da dl n. 89/2024,
* per l’incremento, contenuto nella Legge di Bilancio in discussione, della dotazione finanziaria per il Ponte fino a 14,7 miliardi di euro, con una differenza tra la base d’asta del bando di gara iniziale e l’attuale ammontare dell’ appalto di ben 10,8 miliardi di euro,
* per le modifiche alla compagine societaria di Eurolink e all’abuso di posizione dominante di Webuild nell’acquisto di quote di partecipazione,
* per la violazione delle regole di Concorrenza e di mercato sull’affondamento di incarichi senza che gli affidamenti siano stati preceduti da manifestazioni pubbliche di interesse.
Quesiti a cui dovrà ora rispondere l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato mentre il cronoprogramma del Ponte è davvero a un bivio. Dopo il parere sull’impatto ambientale con prescrizioni dovrà esprimersi il Cipess. Il voto del comitato interministeriale, se favorevole, darà via libera al progetto esecutivo e dichiarerà l’interesse pubblico della grande opera, legittimando la partenza degli espropri e poi della cantierizzazione.
Intanto il popolo del no ponte si prepara a scendere di nuovo in piazza. L’appuntamento per tutti coloro che si oppongono alla realizzazione dell’infrastruttura si svolgerà il 14 dicembre, a Piazza del Popolo. Il presidio è promosso da comitati, associazioni e gruppi del territorio a partire dalle 10.









