“Il presepe di Gaza, dove i neonati muoiono di freddo”

di Silvia Truzzi

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Alla vigilia di Natale, a una manciata di chilometri da Betlemme, città a cui tutta la cristianità domani guarderà, i bambini muoiono nelle tende. È un presepe dell’orrore, senza il bue e l’asinello a riscaldare, solo tende sottili come fogli da carta dove i piccoli palestinesi aspettano la fine. Domenica, durante un servizio da Betlemme, un giornalista di Al Jazeera ha riportato la notizia dell’esec uzione di un ragazzo di 16 anni, Abdel Qader, freddato dalle forze israeliane mentre camminava verso casa, in Cisgiordania, come si vede nelle riprese di una telecamera di sorveglianza. L’11 dicembre a Kahn Younis la piccola Rahaf Abu Jazar, 8 mesi, è morta di freddo tra le braccia impotenti di sua madre che provava a riscaldarla. Per assideramento, si legge su A v v e n i re , ha perso la vita anche Hadeel al-Masri, 9 anni. E nella notte del 13 dicembre, mentre qui si aspettava Santa Lucia, Mohammed, 14 giorni di vita, è morto congelato. Eman Abu al-Khair, la sua mamma, ha raccontato che quando lei e suo marito si sono resi conto delle condizioni disperate del bambino, hanno provato a portarlo in ospedale, ma non c’erano mezzi di trasporto e pioveva così forte che non si poteva andare a piedi.

Hanno dovuto aspettare l’alba e dopo due giorni di terapia intensiva il piccolo è morto. Il 18 dicembre la stessa sorte – morte per ipotermia – è toccata a Said Asa’id Abedin, un mese dopo la sua nascita. Riferisce il Guardian che venerdì scorso l’esercito israeliano ha ucciso sei palestinesi, tra cui un neonato, che si trovavano in una scuola che ospitava sfollati a Gaza City: partecipavano a un matrimonio. L’attacco porta il numero di palestinesi uccisi da Israele a 401 giorni dall ’entrata in vigore del cosiddetto cessate il fuoco del 10 ottobre.
“Secondo il ministero della Salute di Gaza, oltre 70.925 palestinesi sono stati uccisi, circa la metà dei quali erano donne e bambini. Si prevede che il bilancio aumenterà con il ritrovamento di altri corpi sotto le macerie”.

QUESTA STRAGE al ralentì avviene durante una tregua a cui il mondo sta fingendo di credere. Alle violenze quotidiane si aggiungono le pessime condizioni meteo che hanno trasformato la Striscia in una palude di fango: secondo l’Onu, almeno 850 mila gazawi sono costretti a vivere nelle tende di 761 campi profughi e non c’è una tenda che si sia salvata dalla furia della tempesta Byron.

Siccome la tempesta si è accanita su un territorio semi-distrutto, ora il pericolo di epidemie e infezioni è ancora più alto. In questa situazione disumana molte Ong che si occupano di cure e aiuti rischiano di venire espulse da Gaza a causa di una legge israeliana varata per impedire che “organizzazioni che sostengono il terrorismo”accedano alla Striscia. È già stata bandita Save The Children, che qualche mese fa ha definito “genocidio” l’operato di Israele a Gaza; rischia anche Medici Senza Frontiere che nel 2025 ha effettuato 800 mila visite, trattato 100 mila traumi e 23 mila operazioni chirurgiche, gestito 400 posti letto ospedalieri, somministrato 45 mila vaccini, assistito 10 mila parti, garantito servizi per la salute mentale, prodotto quasi 100 milioni di d’acqua grazie a un desalinizzatore, macchinario raro nella Striscia (come la Tac: ce n’è una e funziona a stento). Come ha detto al nostro giornale Roberto Scaini, responsabile delle attività mediche nel Nord di Gaza, “se Msf venisse bandita, questi numeri nel 2026 diventerebbero zero”. L’unica buona notizia di questo ennesimo Natale di sangue a Gaza è che una nuova, imponente, Flotilla si sta preparando a partire per Gaza, con una nutrita squadra di medici. Speriamo che il coraggio della Flotilla riaccenda le coscienze. Ne abbiamo bisogno: ieri la maggiore occorrenza della parola “Gaza” sui quotidiani italiani era riferita a una battuta del nuovo film di Checco Zalone…