Il Signore delle Vigne
Il Feudo è così: stai lì a contare le barrique (le botti per chi non conosce il francese), da signore del contado, uno stormir di foglie e ti risuona in bocca l’amaro canto dei baraccati, “e ‘ccu trenta carrini m’accattai na vigna…”.
M’ACCATTAI NA VIGNA (https://www.youtube.com/watch?v=EGEbtLKFyLU)
Quasi inevitabile l’ironia verso chi, signore incontrastato e all’apparenza incontrastabile, si trova impelagato nell’attualità dell’inciampo, ma ancora in alto eppur nel pelo del bilico.
Era un secondo fa e sembra un secolo: duoscuri camicia bianca e sorriso beffardo, Eolo di prua e di poppa.
E’ il guaio di chi si accosta al sistema: credi di dominarlo, lui si scrolla e finisci per terra.
Nonostante il tono, nella conferenza risarcitoria alla stampa locale, l’espressione del presidente era di spaesamento, del campione assoluto che per la prima volta non crede a ciò che vede, che non è primo sul traguardo e il pubblico osannante si gira già di sbieco. Che tutto si aspettava ma mai un inciampo di vigna.
Che ancora spazia lo sguardo in un susseguirsi di balzi colmi di nobili uve, e subdolo nelle orecchie rimbomba il triste motivo, “cridendu ch’era eu lu castellano…”. Sì, ancora un’altra incredibile analogia con quel canto popolare: la vigna di Occhiuto si chiamava proprio “Tenuta del Castello”. Sempre a futura memoria.









