Il sondaggio. Contro Meloni Conte se la gioca, Elly proprio no

di Tommaso Rodano

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Cosa succederebbe se l’Italia eleggesse direttamente il presidente del Consiglio? La prima risposta non sorprende: oggi Giorgia Meloni partirebbe davanti a tutti. Le altre, invece, sono molto meno banali. Tanto per cominciare, il margine della premier, nei testa a testa con gli ipotetici candidati, è quasi sempre ridotto. In particolare contro Giuseppe Conte: ai nastri di partenza sarebbero praticamente in parità. Il terzo dato è quello politicamente più significativo: numeri alla mano, Elly Schlein sembra la carta meno convincente in mano al centrosinistra.
Il sondaggio di YouTrend – condotto il 18 e 19 dicembre su 1.200 intervistati, con metodologia CAWI e un margine d’errore del 2,8% – confronta la premier con una rosa di avversari. Con il leader dei Cinque Stelle è avanti di una spanna: 50,1% per Meloni, 49,9% per Conte. Con gli altri il distacco aumenta.

È QUESTO l’elemento di riflessione fondamentale per il “campo largo”, sfogliando i numeri: la distanza tra Conte e Schlein, nello stesso schema di voto diretto, è molto netta. Contro la segretaria del Pd, Meloni vincerebbe 53,6 a 46,4%.
Oltre sette punti di scarto. “Questa differenza tra i due è l’elemento più forte del sondaggio – conferma Lorenzo Pregliasco, fondatore di Yo u Tre n d –: Conte è l’estremo positivo per il campo largo, Schlein quello negativo”. Entrando nel dettaglio dei flussi rilevati, la maggiore competitività dell’ex premier si spiega facilmente: Schlein è incapace di attrarre voti oltre il confine del suo partito e della sua coalizione (nel testa a testa con la premier, conferma il 99,6% degli elettori del Pd, ma perde il sostegno dell ’8,1% dei 5S e non buca affatto nel centrodestra, dove raccoglie appena l’1,5%).
Conte, al contrario, secondo i numeri di YouTrend è capace di pescare in modo più trasversale, anche al di fuori del suo campo, “rubacchiando”il 10% dei voti al centrodestra nel confronto diretto con Meloni (arrivano, ovviamente, da elettori di Forza Italia e Lega).

L’avvocato è competitivo soprattutto tra i giovani: nel voto degli under 35 è nettamente avanti, con il 61,7%. Pregliasco conferma la lettura: “Schlein non sembra avere capacità espansiva. È una scelta di comfort per chi già vota campo largo, ma non riesce ad allargare, mentre Conte sembra in grado di parlare al di fuori del suo perimetro. Prende voti anche dal centrodestra e soprattutto dalla zona grigia del non voto e degli indecisi”.
IL GIUDIZIOè perentorio: “Con questi numeri, Schlein non è competitiva”. Diventa ancora più tetro, se si allarga lo sguardo agli altri nomi testati. Anche Paolo Gentiloni perderebbe contro Meloni, ma con margine inferiore: 52,8% a 47,2%. Ancora più stretto il distacco da Giorgia per il presidente della Puglia, Antonio Decaro: 51,6% a 48,4%. Sono due uomini del Pd e hanno distacchi più contenuti rispetto a quello registrato dalla loro segretaria. “Colpisce che Schlein sia più debole anche rispetto a loro, che rappresentano interpretazioni differenti all’interno del suo stesso partito”.

Emblematico pure il confronto con Silvia Salis. Meloni vincerebbe 51,8% a 48,2%: “A nche tra due ipotesi di alternativa femminile – sottolinea Pregliasco – la sindaca di Genova supera Schlein, pur essendo meno nota al pubblico”. Fa storia a sé l’ultimo scenario del sondaggio, quello con Ernesto Maria Ruffini, che vede Meloni avanti 61% a 39%. Un divario che Pregliasco lega soprattutto al fatto che il centrista abbia “una notorietà molto più bassa”. Ma è un caso limite, che serve più a fissare un confine che a descrivere un’ipotesi credibile.

In tutti gli scenari resta comunque alta la quota di indecisi, tra il 6 e il 14%, mentre l’affluenza stimata oscilla tra il 64 e il 71%: l’elezione diretta del premier sarebbe un fattore di mobilitazione per l’elettorato, ma lascerebbe spazio a spostamenti significativi e un elevato livello di incertezza. Secondo YouTrend infatti Meloni vince sempre, ma quasi sempre di poco: tutte le sfide – eccetto Ruffini – sono all’interno o a ridosso del margine d’errore. Giorgia è avanti, ma non fugge via. Per l’opposizione un messaggio chiaro: “Il sondaggio mostra che non si vota solo per la lista – conclude Pregliasco – ma pure su un’idea sulla forza della leadership”. Non conta solo la somma delle sigle, ma la credibilità di chi sarà candidato a guidarle.