Ilaria Cucchi: “Le condanne dei carabinieri ad Aulla: altro che decreto sicurezza, serve trasparenza”

di Ilaria Cucchi, deputata Alleanza Verdi Sinistra

“È cosa nostra, proprio come la mafia!” Così dicevano, senza sapere di essere intercettati, i carabinieri della caserma di Aulla, in provincia di Massa-Carrara.

Dietro le loro parole ci sarebbero stati abusi di ogni tipo, una macchina della violenza destinata a scagliarsi in modo sistematico contro gli sgraditi “ospiti” di quel presidio. Sì, perché le caserme questo dovrebbero rappresentare, un luogo in cui sentirsi al sicuro, tra le braccia dello Stato.

Oggi il Tribunale di Massa ha condannato in primo grado per quei fatti ventidue carabinieri. Ventidue rappresentanti dello Stato che alla trasparenza e alle garanzie della democrazia volevano sostituire una rete di omertà – questo non è in discussione, sono i pensieri raccolti nelle intercettazioni.

Invito ad approfondire sulla stampa. Ne emerge una vicenda agghiacciante, su cui dovremo tutte e tutti vigilare affinché sia assicurata giustizia.

Ora però voglio concentrarmi su un’altra cosa. Rappresentanti dello Stato che si identificano in una spirale di violenza, che nei panni dello Stato vedono una copertura delle proprie malefatte, quei panni non li meritano e lo Stato non lo devono rappresentare. Quando a sbagliare è chi indossa la divisa, prima ancora dei cittadini, i primi a essere colpiti sono quelli che, quella stessa divisa, la portano con onore. Dovrebbe essere una banalità. Purtroppo di questi tempi non lo è. E lo sarà sempre meno nell’Italia ridisegnata dal decreto sicurezza.

Un testo che invece di andare a garantire trasparenza e quindi il rispetto dei diritti, assicura copertura legale, economica (attraverso un processo pagato dai cittadini) e culturale (mettendo le forze di polizia su un piano di privilegio rispetto agli altri organi dello Stato) anche a chi si macchia di comportamenti inaccettabili. Rendendo indistinguibili buone e cattive condotte. La differenza tra tutele e abusi.

Magari non ce ne rendiamo conto. Continueremo a pensare che tutto questo non toccherà noi in prima persona, no di certo. E intanto il terreno sotto la nostra Costituzione continuerà a franare. Finché non rimarremo senza appigli