In Calabria l’88,9% delle ASP non adempiono agli obblighi anti corruzione

Sono gli acquisti di beni e servizi l’ambito a maggior rischio di corruzione nella sanita’.

E’ questa la percezione dei dirigenti delle strutture sanitarie italiane, secondo quanto emerge da una rilevazioni Censis nel quadro della prima giornata nazionale contro la corruzione in sanita’, con un convegno in programma a Roma che prevede la partecipazione, tra gli altri, del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, e conclusioni del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

Sempre in fatto di percezione del fenomeno corruzione, l’area degli acquisti assorbe l’82,7%, mentre la percezione di corruzione per la realizzazione di opere e’ al 66%, e l’assunzione di personale al 31,3%.

Il 77% dei dirigenti delle strutture sanitarie italiane pensano che ci sia il rischio che si verifichi un fenomeno corruttivo all’interno delle struttura di riferimento, il 10% pensa che ci sia un rischio elevato che il fenomeno corruttivo avvenga all’interno della propria struttura.

Il report 2016 su questo fenomeno rileva inoltre che il 37,2% delle strutture sanitarie italiane ha fatto registrare un episodio di corruzione negli ultimi 5 anni e un episodio su tre non e’ stato affrontato in maniera appropriata.

Le regioni con la piu’ alta percentuale di aziende sanitarie che non adempiono agli obblighi anti corruzione sono quelle centro meridionali: Molise al 100% , Calabria 88,9%, Campania 60%, Sicilia 57,9%.

Un altro dato riguarda gli enti che non hanno pubblicato i rischi di corruzione ne’ le misure di prevenzione: ammonta al 44,3%; gli enti che invece hanno svolto una analisi parziale dei rischi ammontano al 33,8%. Solo uno su quattro ha adempiuto agli obblighi di legge .

Quanto al capitolo sprechi ed inefficienze, si stima in un miliardo di euro il potenziale risparmio che si puo’ ricavare nelle Asp per quelle voci di spesa non collegate all’efficacia delle cure. Da rilevare comunque che lo spreco ingiustificato e’ diminuito in media del 4,4% annuo dal 2009, ma va anche rilevato che in proporzione alla spesa complessiva questo spreco ingiustificato e’ rimasto purtroppo costante.

Infine si reputa che ammonterebbe a un 30% l’entita’ delle risorse che si potrebbero liberare dalla spesa per pulizia, lavanderia, mensa se queste aree fossero gestite in maniera piu’ efficiente, e quel 30% potrebbe quindi essere destinato ad una piu’ efficace assistenza sanitaria.

(Agi)