Inchiesta DDA: Cosenza, la città sospesa

L’ho scritto tante volte, a Cosenza da un po’ di tempo a questa parte si vive sospesi. L’attesa è spasmodica e a dire il vero non la regge più nessuno.

Migliaia e migliaia di cittadini ci scrivono chiedendoci conto di questo atteso blitz della Giustizia contro manigoldi e politici corrotti. Ci chiedono se avverrà oppure no. Se è imminente oppure no. Se si farà prima della presentazione delle liste oppure no.

Domande del tutto legittime, perché i cittadini vorrebbero essere informati prima di esprimere il loro voto su questo o quel politico. Vogliono sapere chi è coinvolto in questa inchiesta. Una richiesta sacrosanta. Alla quale noi non possiamo rispondere. Perché non siamo noi a condurre le indagini.

Noi vi abbiamo raccontato quello che stava avvenendo, con non pochi problemi. Vi abbiamo informato sull’esistenza di una grossa inchiesta sulla città di Cosenza che vede coinvolti politici, dirigenti pubblici, servitori infedeli dello stato, avvocati inciucioni, giudici corrotti e imprenditori prenditori.

Ma non possiamo essere certo noi a dettare i tempi alla procura antimafia di Catanzaro. Né tantomeno possiamo chiedere ai magistrati di dirci cose che come tutti sanno sono coperte dal segreto istruttorio. Ma nonostante ciò vi abbiamo narrato fatti e circostanze che non possono far pensare ad altro se non ad un intervento della Giustizia a Cosenza che risulta ogni giorno sempre più necessario. Vista la schifezza che sta uscendo fuori.

Del resto, che esista questa inchiesta, che sin all’inizio del nostro “racconto” tutti avevano messo in discussione, oramai è patrimonio collettivo dell’intera città. Anche mia nonna, che non legge Iacchite’ né usa il computer, mi ha detto cha dal suo fruttivendolo non si parla d’altro. E se fino all’altro giorno questa del blitz era solo una nostra notizia, oggi non lo è più.

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Perché a confermare l’esistenza dell’inchiesta, e che quindi non è più solo una nostra “impressione”, ci hanno pensato i diretti interessati. La conferma è arrivata direttamente dal dottor Luberto, nella sua lunga intervista rilasciata al direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni.

Parla chiaramente di una inchiesta sul voto di scambio politico/mafioso in quel di Cosenza. Dunque, una cosa oggi è sicura, questa inchiesta non è una nostra invenzione. Esiste e na picca i cchiù. E va avanti da tempo. Ora lo sanno tutti.

Certo è, visto il clima in città, che il dottor Luberto, in un certo qual modo, è stato costretto a diffondere il suo pensiero, anche per rassicurare i tanti cittadini che non sanno come comportarsi in questa situazione. La tensione in città è palpabile, nonostante i tentativi di chi è coinvolto di darsi un tono di tranquillità. Ma Tranquillo si sa che fine ha fatto: 30 anni di galera. L’incertezza regna sovrana. Ed è per questo che l’ufficio della DDA ha autorizzato il dottor Luberto a spiegare ai cittadini come stanno realmente le cose. E il PM è stato chiaro: a Cosenza c’è chi vende e chi compra voti. Più chiaro di così si muore.

Come vedete non ci siamo, neanche questa volta, inventati niente. Va oltre il dottor Luberto, dicendo che le elezioni non sono un ostacolo per le indagini. Perché un PM non tiene conto di questo ma solo dell’esigenza cautelare, che c’è o non c’è. Se c’è si applica. Non c’è altro da dire su questo punto. Ed è proprio questa esigenza che ci fa sperare che prima delle presentazioni delle liste possa concretizzarsi questa maxi operazione, perché se seguiamo la logica giuridica la misura cautelare si applica per tre ben chiari motivi: reiterazione del reato, pericolo di fuga ed inquinamento delle prove.

Se tanto mi dà tanto, va da se che la reiterazione del reato c’è tutta. Perché se l’inchiesta si fonda, oltre che sugli aspetti prettamente criminali (omicidi, spaccio, strozzo, tangenti), sul voto di scambio politico/mafioso, il pericolo della reiterazione del reato è cosa concreta.

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Mi spiego meglio: se ad essere investigati sono Occhiuto e Paolini per aver comprato voti dalla mafia, se si ricandidano, come così è, potrebbero di nuovo commettere questo reato. E’ come se un giudice, dopo aver scoperto che un killer gira con la pistola in tasca, lo lasciasse libero, pensando che forse quella pistola potrebbe servirgli per altro, che so per spaventare i cani randagi, piuttosto che commettere un omicidio.

Il compito del magistrato è prevenire il reato, se è a conoscenza di fatti che possono mettere a rischio la sicurezza pubblica. Così dice la Legge. Ora non tocca a noi dire se sarà applicata o meno, ma se vale per tutti gli altri, mi chiedo, perché non dovrebbe valere anche per Paolini, Occhiuto, Manna, Sammarco e tutta la cricca?

Noi seguiamo il filo della logica giuridica e pensiamo che magistrati seri e preparati come quelli della DDA, è a questa che si rifanno. Non possono esserci interpretazioni sulla procedura. Semmai dopo sarà un giudice terzo a valutare l’operato e la correttezza della misura applicata a questo o quell’imputato. Ma da qui non si scappa.

Le notitiae criminis ci sono e vanno indagate e perseguite. Non ce le siamo inventate noi. Senza contare quelle di natura criminale. Anche perché, lo ripetiamo, i pentiti non parlano solo dei politici, ma anche di centinaia di reati che non possono restare impuniti, ora che i magistrati sanno chi li ha commessi. Perciò questa maxi operazione dovrà scattare, non fosse altro che per questo. Non si possono lasciare in circolazione pericolosi criminali che hanno commesso efferati delitti.

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Se poi qualcuno pensa che per salvare Occhiuto i PM antimafia rinunceranno anche ad addebitare reati a criminali conclamati, beh, se ciò dovesse accadere, non resta altro da fare che scappare dalla Calabria. Ma per me non sarà così. L’inchiesta va avanti senza sosta e con professionalità, e il materiale raccolto dai magistrati diventa ogni giorno più corposo e sostanzioso. I nuovi pentiti non lesinano dichiarazioni su questo o quel politico e le indiscrezioni arrivano.

Poi c’è un’altra scuola di pensiero che vuole che le maxi operazioni si concentrino solo ed esclusivamente sulle attività criminali cantate dai pentiti (arresteranno solo guappi e malandrini) e che risparmi i politici con la scusa che le indagini su di loro non sono ancora finite per poi andare aru riscuardu.

Un’offesa alla correttezza e alla professionalità di questi magistrati che, nonostante la grave carenza di organico, non si sono risparmiati in questo lavoro.

E per finire c’è anche chi dice che non se ne farà niente, e che questa storia ci è stata “dettata” da qualcuno che vuole creare caos e casino: le elezioni si svolgeranno regolarmente e tutto ritornerà alla normalità. Sarà di nuovo sciacqua Rosa e viva Agnese. Come se niente fosse accaduto.

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Anche qui, se fosse così, vorrebbe dire che non esiste la Giustizia in Calabria, e che basta un mio articolo che non sono nessuno per stravolgere regole e certezze di cui si nutre quotidianamente la nostra Democrazia. Certo, la mia autostima crescerebbe, ma a discapito della libertà e della Giustizia.

Preferisco essere nessuno, piuttosto che complice di questo pasticcio: non è con i miei articoli che si mette fine alla corruzione. Del resto in questa inchiesta, fatevene una ragione, purtroppo, per corrotti e guappi, carta canta. E poi, giova ricordare a tutti, compresi i PM, che la Democrazia non è solo il diritto di voto, che bisogna garantire venga esercitato senza “condizionamenti” e nella piena libertà, ma anche il diritto di vivere con dignità. Ed è questa che principalmente va tutelata e salvaguardata. E a Cosenza è di questo che abbiamo bisogno, di più dignità. La stessa che questi bravi magistrati hanno messo in campo, mettendoci la faccia. Chi vuol capire, capisca.

GdD