Industria nel porto di Schiavonea, dentro la legge oppure “oltre” la legge?

di Fabio Meinin 

Si può insediare un’industria che produce dentro le banchine di un porto, come vorrebbe fare l’Autorità portuale di Gioia Tauro a Corigliano? Quali regole vanno rispettate? Cosa dice la legge italiana?

Il comune di Corigliano-Rossano tramite un suo funzionario ha scritto al Ministero delle Infrastrutture dichiarandosi non in grado di esprimere un suo parere di conformità urbanistica sul progetto di industrializzazione delle banchine del porto, perché manca il Piano regolatore del porto stesso, in quanto risale al 1971.

L’autorità portuale di Gioia Tauro, che ha il potere di decidere cosa può stare dentro il porto, invece tira diritto per la sua strada sostenendo che nel nuovo piano regolatore del porto stesso vuole occupare le banchine a favore di un’industria privata ovvero BAKER HUGHES, che metterebbe dei capannoni industriali per produrre attrezzature metalliche utili alla produzione di gas naturale liquefatto, occupando le 3 banchine principali.

Lo stesso capo dell’autorità portuale invece a giugno 2023, nel meeting di Rimini, ipotizzava di mettere dentro il porto di Corigliano una fabbrica che produce pale eoliche.  L’autorità portuale esercita il potere di programmazione degli investimenti all’interno dell’area del porto, e del  retroporto, mentre il Comune per legge fa parte del comitato di gestione del porto stesso e in quella sede può esprimere i suoi pareri  e nel caso del piano regolatore del porto voluto dal dott. Agostinelli come porto industriale ha dichiarato di non potersi esprimere chiedendo lumi al Ministero.

Durante questa discussione che dura ormai da alcuni mesi  è intervenuto pubblicamente l’avvocato Candiano di Rossano sostenendo che il Comune si sta esponendo a una figuraccia perché la legge italiana ha tolto il potere vincolante di conformità urbanistica e paesaggistica al Comune e in parte anche alla Regione. In altre parole, dice l’avvocato, citando la sentenza n. 6/2023 della Corte Costituzionale Italiana, il Comune  può dire se nel porto i capannoni industriali rispettano i criteri urbanistici e di tutela del paesaggio, ma il suo parere non obbliga l’autorità portuale a rispettarlo. I porti di interesse nazionale, come quello di Schiavonea, sono quindi diventati una competenza stretta dell’Autorità portuale che pianifica il loro utilizzo nel quadro di un uso più “europeo” dei porti stessi. In caso di contrasto di pareri l’ultima parola ce l’ha la Presidenza del Consiglio dei ministri, cioè il governo.

La legislazione portuale italiana  è stata quindi modificata con vari decreti e leggi ma a nostro avviso  l’Autorità Portuale di Gioia Tauro, si sta mettendo su un binario molto incerto, che configura la trasformazione industriale del porto di Schiavonea come un abuso oltre i poteri che la legge gli consente. La sentenza n. 6/2023 della Corte Costituzionale dopo avere ricordato che i pareri vincolanti su urbanistica e paesaggio sono stati tolti a Regione e Comune, al punto 9.2 della lunga pronuncia ricorda un fatto essenziale: “.. nelle aree del porto sono consentite solo le funzioni portuali” (pag, 28 sentenza 6/23) . Le funzioni portuali in Italia sono trasporto, scambio, trasbordo, conservazione momentanea di merci, trasbordo di passeggeri in entrata e uscita, industria di cantiere navale, e ogni altra attività che supporti queste funzioni.

In nessun caso nelle funzioni portuali è prevista sopra le banchine del porto  la realizzazione di stabilimenti di produzione industriale come il dott. Agostinelli, capo dell’autorità di sistema portuale vorrebbe fare a Corigliano. Infatti in tutti i porti italiani, compresi quelli industriali, le industrie  hanno i cosiddetti terminal, dove arriva petrolio e altre materie prime, oppure aree dove stanno i container che trasportano le merci importate o esportate. Nessuno stabilimento di produzione industriale in Italia occupa le banchine di un porto. Il porto dunque serve a consentire alle navi di trasportare merci e passeggeri, e in nessun caso può ospitare capannoni di produzione industriale. Al massimo l’industria può insediarsi nella zona di sua competenza che è la zona industriale. Su questo punto ritengo che l’amministrazione comunale di Corigliano-Rossano possa esercitare a buon diritto il suo parere negli strumenti di governo del porto di Corigliano.