Io sto con Iacchite’, Enzo Paolini: “La libertà di pensiero è sacra”

Pubblichiamo il contributo scritto da Enzo Paolini sul caso Iacchite’.

Anche io li ho portati in tribunale. Li ho querelati a quelli di Iacchitè. Ritengo che mi abbiano diffamato e ho chiesto di punirli e di ottenere un risarcimento.
Ma non ho chiesto di tappargli la bocca, non ho chiesto di impedir loro di esprimere il loro pensiero, diverso dal mio.
Perché so bene che se uno decide di fare politica ,di usare o amministrare (o anche solo di proporsi per usare o amministrare) denaro pubblico deve consentire un surplus di trasparenza, deve lasciare che la sua vita, pubblica e privata, sia scandagliata in tutto e per tutto.
Nel mio caso sono state fatte illazioni sulla mia attività professionale. Una cosa che mi ha irritato moltissimo ma non ho portato in procura un certificato attestante l’aumento di pressione. Semplicemente ho chiarito ed ho chiesto, anzi ho sfidato, la redazione ad indagare su ogni aspetto personale, professionale e politico della mia vita.
Perché penso che il primo passo verso il funerale della democrazia sia l’attentato alla libertà di pensiero. La cucitura delle bocche altrui, quelle scomode, ruvide, dissacranti, provocatorie o diffamatorie, è l’atto dei satrapi e dei terroristi.
Abbiamo difeso giornali satirici offensivi della sensibilità e della religione di milioni di persone, abbiamo lasciato libertà di pubblicazione alle esecuzioni capitali perpetrate da assassini travestiti da combattenti, abbiamo finanche ritenuto giusto consentire riproposizioni di pubblicazioni naziste e razziste ed abbiamo fatto bene, con disgusto, ma bene.
Ed ora oscuriamo (uso il plurale perché la magistratura è una istituzione e le istituzioni siamo noi) un sito perché i racconti sgradevoli ivi riportati – veri o non veri che siano – sono andati di traverso ed hanno turbato l’equilibrio psichico di uno che pensa di essere sindaco.
Ecco, se non ci opponessimo dimostreremmo di essere una città dove la stampa non è libera ma suddita, dove si può fare tutto e quasi tutti sono distratti, dove si ruba, si imbroglia, si corrompe, si spaccia e si distruggono esistenze ma i colpevoli sono i quattro che lo dicono. E prima ancora di stabilire se sbagliano -, e di sanzionarli di conseguenza – gli si chiude il microfono, gli si stacca la spina, gli si strappa la pagina. Una città senza memoria e senza storia, dimentica di essere figlia della cultura di Giustino Fortunato di Guido Dorso, di Zanotti Bianco, di Bernardino Alimena, di Gullo e di Mancini.
Per questo ora li difendo, per consentirgli di continuare a parlare contro e male di me.
Per continuare ad essere libero.

Enzo Paolini