Italia-Estonia 5-0. L’esordio di Gattuso: “L’inno mi ha emozionato. La pressione si sente, ma la testa è già a Israele”

di Pellegrino Dell’Anno

Fonte: Gazzetta dello Sport

Esordio da sogno per Rino Gattuso da ct dell’Italia. Le sofferenze del primo tempo cancellate dalla goleada della ripresa. Ringhio non lesina complimenti ai suoi uomini nel post partita. “Bisogna ringraziare i ragazzi. Abbiamo fatto una buona partita, gli do merito per come si sono comportati in questi giorni. La qualità c’è, una squadra forte deve fare anche le cose senza palla, e penso che oggi lo abbiamo visto. Sto lavorando in un ambiente sano, che mi è piaciuto molto. Ora pensiamo alla prossima che sarà difficile, ma i complimenti vanno tutti a loro che si sono dati da fare”.

Che bocche di fuoco —  

Quattro gol su cinque segnati da attaccanti. Buon segnale per una nazionale che spesso ha lamentato problemi sottoporta. Ma con il tandem Retegui-Kean la musica potrebbe cambiare: “Mi piace come hanno coabitato Kean e Retegui, ma rinnovo i complimenti a tutti. Abbiamo giocato con due attaccanti, mettendo quindi in preventivo qualche ripartenza, visto che volevamo giocare a metà campo. Abbiamo pensato che partita fare, e che rischi prendere. Chiaramente poi quando si alza il livello qualcosa bisognerà cambiare, altrimenti ti esponi troppo. Ma giocando con una squadra che aveva qualcosa in meno dovevamo mettere qualcosa di più dal lato offensivo”.

Obiettivo chiaro —  

Gattuso sa di essere un uomo in missione (“sento la pressione, ed è normale”). L’obiettivo, senza girarci intorno, è chiaro ed è quello del Mondiale 2026: “Devo ringraziare questo gruppo. Abbiamo un obiettivo: far felice la gente e far tornare l’entusiasmo intorno alla nazionale. Sappiamo che tutti ci tengono. Mi piace una squadra che lotta e combatte, anche quando si sbaglia”.

Ceffoni —  

Nel corso della conferenza stampa successiva al successo contro l’Estonia, Gattuso viene interpellato sulle dichiarazioni di Alessandro Bastoni che ha parlato di metaforici ‘ceffoni’ dati al gruppo per scuoterlo: “Ceffoni non ne ho dato a nessuno, voglio chiarirlo (ride, ndr). Io voglio una squadra che in questo momento deve pedalare: per diventare campioni non basta solo la qualità, serve anche la componente squadra. Bisogna fare una corsa in più, bisogna dire una parola in più. Credo fortemente in questo, non basta solo avere giocatori di qualità. Dobbiamo avere la voglia di portare il risultato a casa, saper soffrire: su questo eravamo maestri e dobbiamo ritrovare questo spirito”.

Emozioni forti —  

Ovviamente allenare l’Italia è un altro tipo di lavoro, porta tipi diversi di emozioni e anche di pressione. Tanto che ieri sera Gattuso ha lasciato soli i calciatori prima della partita: “In questi giorni avevo parlato già troppo, abbastanza da stargli sulle scatole. Ho preferito non uscire nel riscaldamento, mi sono emozionato all’inno. Ma ho poco tempo per emozionarmi, la pressione c’è. La vivo in maniera positiva, e l’ambiente mi piace molto. L’abbraccio con il mio vice mi rimarrà in mente di questa nottata, siamo insieme da una vita, qualche bella legnata l’abbiamo presa. E abbiamo passato qualche sofferenza… ma solo sportiva, le sofferenze vere sono altre”. Ora testa lunedì alla partita con Israele, sul neutro di Debrecen, in Ungheria.