La Calabria a Sanremo. Stasera Aiello canterà “Gianna” e farà rivivere il mito di Rino Gaetano

Stasera al Festival di Sanremo, nella notte delle cover, il cosentino Aiello renderà omaggio a uno dei più grandi artisti della musica italiana, Rino Gaetano. A detta di Aiello, rappresenterà una doppia responsabilità in quanto, proprio come lui, anche Rino Gaetano è calabrese. Dunque, dovrà riuscire a portare al cuore di tutti l’anima di un cantautore che apprezza fortemente anche per la sua personalità, sempre discostante e mai capita sin da subito, che, tuttavia, con il passare del tempo è riuscita a conquistare tutti.

Il brano che Aiello canterà nella serata d’autore sarà Gianna, una delle sue canzoni più famose di Rino Gaetano, presentata proprio a Sanremo, e lo farà in insieme a Vegas Jones, rapper classe ’94, presente per la prima volta a Sanremo durante una delle serate più importanti e attese del Festival. La cover è stata descritta da Aiello come una versione dark di Gianna, un brano che già di per sé tratta dei temi abbastanza importanti, sebbene la sua melodia scanzonata possa averne sempre alleggerito l’ascolto, e che verrà reso ancora più speciale da questo duo che, in definitiva, ha voglia di stupire con questa nuova versione.

E allora, in attesa della “Gianna dark” di Aiello, ricordiamo doverosamente Rino Gaetano. 

Era il 28 gennaio del 1978, quando sul palco dell’Ariston, a Sanremo, si presentava con un cilindro, un frac e un ukulele un certo Rino Gaetano da Crotone. La sua canzone si intitolava Gianna e da quel momento la sua vita ha preso una piega diversa: quel cantautore che non era mai riuscito a sfondare con le sue canzoni a sfondo sociale e che metteva in primo piano le relazioni con gli amici, tocca il cielo con un dito, assapora il successo e da allora la storia della ragazza che “aveva un coccodrillo ed un dottore” non è più passata di moda. Rino Gaetano a Sanremo arrivò primo nella classifica dei Cantautori e terzo in quella generale dietro ai Matia Bazar e Anna Oxa.

Rino Gaetano 1978

Rino Gaetano 1978

E pensare che non avrebbe mai voluto salire su quel palco, non si sentiva a suo agio. Ma quel cilindro, quel frac, quella camicia a righe, quelle scarpe da ginnastica, quell’ukulele e persino le medaglie al valore che aveva al petto lo hanno aiutato a portare se stesso e a rompere le regole di una kermesse musicale rigida. Un po’ come lui ruppe le regole del cantautorato italiano negli anni Settanta. La sua lezione da outsider fu così forte che resiste tuttora. Basti pensare ad alcuni dei suoi brani in bilico tra nonsense, ironia, linguaggio diretto, orecchiabilità e critica sociale: da Spendi spandi effendi a Mio fratello è figlio unico, da Aida (che racconta la storia di una donna e dell’Italia), a Nuntereggae più a Ma il cielo è sempre più blu in cui Gaetano fa un elenco di peccati e peccatori, vittime e carnefici, di un’Italia che non sembra cambiata dagli anni Settanta. Sono degli evergreen trasversali che sono piaciuti a destra e a sinistra.

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Rino Gaetano e Anna Oxa a Sanremo

A celebrare i 40 anni di Gianna, la musica del cantautore che amava Jannacci e l’uomo, qualche anno fa, è stato il libro Rino Gaetano. Essenzialmente tu (Odoya) di Matteo Persica (già autore di una biografia su Anna Magnani), che è stato presentato all’epoca proprio a Casa Sanremo con Mario Luzzatto Fegiz, critico del Corriere della Sera. L’autore ha raccolto le testimonianze di amici, colleghi, fidanzate, le voci di Domenico “Mimì” Messina (amico dai tempi del seminario), Franco Pontecorvi (amico e road manager), Amelia Conte e Daniela (fidanzatina a 13 anni che viene citata nella canzone Rosita), del produttore Giacomo Tosti e di molti altri. «La forza di Rino non era puntare al successo, ma riuscire comunque a uscirne vincitore – spiega Persica – è rimasto sempre lo stesso grazie alla sua limpidezza: perseguiva la via della libertà. Tutto qui. Era semplicemente un poeta neorealista senza maschere, che raccontava quello che gli accadeva intorno». Rino incanalava ispirazione dalle cose semplici che coglieva anche durante il tragitto del 60 notturno.

«Ho vissuto Rino da amico – racconta Mimì – e sono stanco di leggere di lui come un ubriacone e un massone. Lo hanno massacrato, anche con la fiction trasmessa dalla Rai – sostiene Domenico Messina – Non era quello che ci hanno mostrato, era un ragazzo che amava la famiglia e che si divertiva con gli amici. Forse la fama gli piaceva poco. Io lo conoscevo così, tutto il resto non lo condivido».

Il suo fascino è rimasto immutato nel tempo, la sua musica è stata spesso fraintesa, strumentalizzata, ma mai dimenticata.

Anticonformista. Outsider. Immigrato. Meridionale. Rino Gaetano è un artista underground che ha avuto successo per uno strano scherzo del destino. Cantarlo a squarciagola, ad una festa con gli amici o al falò di Ferragosto in riva al mare, ha un senso liberatorio. Così com’è accaduto durante il lockdown della prima ondata del Covid, con tanto di tributo a Rino di decine di colleghi sulle note di Ma il cielo è sempre più blu. Oggi, come allora, qualcuno gli avrebbe dato del demagogo, del qualunquista, perfino del furbo, ma Gaetano dava voce già allora ad una società definita dal disinteresse e dalla solitudine in cui i rapporti umani sono sempre più falsati e l’incontro è cosa rara.

Nelle sue canzoni cantava l’incomunicabilità, l’isolamento, l’esclusione sociale. Era insofferente all’ipocrisia. Il suo tono era leggero e dissacratorio ma mai superficiale.

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Di recente, Techetechetè, la popolare trasmissione di Raiuno, ha messo insieme le canzoni più importanti di Rino, rievocando i passaggi televisivi più “gettonati”, da Senza Rete a Domenica In passando per 10 Hertz e il Festival di Sanremo, il Festivalbar e il Cantagiro e chi più ne ha più ne metta. Rino Gaetano non era certo il personaggio che cantava la sua canzoncina e basta, faceva spettacolo sempre e comunque, a partire dai look con i quali si presentava: il cilindro piuttosto che il cappello da “colonialista”, il bermuda e la tenuta marina, persino il cane mentre canta “Berta filava” ad “Adesso Musica” ed eccezionalmente giacca e cravatta mentre fa il verso al suo idolo, Fred Buscaglione, eseguendo “Il dritto di Chicago” in una trasmissione commemorativa, solo un anno prima di andarsene anche lui. Persino una esilarante gag con Corrado che gli vuole tagliare i capelli mentre canta la sua canzone.. Impossibile non essere orgogliosi di un talento come quello di Rino. Ma non c’è dubbio che la “perla” della trasmissione sia stata la rievocazione della sua memorabile apparizione ad “Acquario”, uno dei tanti programmi Rai di Maurizio Costanzo, che lo aveva invitato a cantare “Nuntereggae cchiù” davanti a lui ma soprattutto a Susanna Agnelli.

Siamo nel 1978, viene pubblicato il quarto disco di Rino Gaetano dal titolo “Nuntereggae cchiù”, un successo strepitoso, complice anche la partecipazione al Festival di Sanremo con la canzone “Gianna”, che si sarebbe classificata al terzo posto.
Maurizio Costanzo conduce la trasmissione “Acquario”, sulla prima rete, lo studio è semplice, c’è un lungo bancone di vetro, all’interno un vero e proprio acquario, da un lato Costanzo a condurre, di fronte l’ospite, in questo caso Susanna Agnelli, dalla porta, unica altra presenza scenografica presente in studio, vediamo entrare Rino Gaetano, venuto a cantare il suo ultimo singolo.L’accoglienza di Costanzo non è delle migliori, ed è sicuramente “preparata”: apostrofa Gaetano con sufficienza, sembra anche piuttosto scocciato dalla sua presenza, gli intima di levarsi il cilindro e di salutare la signora…

… Signora, forse lei non lo conosce. Questo giovanotto con abito da cerimonia [… ] si chiama Rino Gaetano, è un cantautore che fa canzoncine ironiche, così, scherzose, scanzonate. Ne ha fatta una che quest’estate ha avuto un certo successo, Nuntereggae cchiù, vale a dire “Non ti reggo più” e lui, che si dedicherà prossimamente a mettere in musica forse le Pagine Gialle perché fa degli elenchi di nomi, ha fatto un elenco di nomi nel quale sono coinvolte una serie di persone, ci sono anch’io…

Rino sorride, scanzonato. Parte la base che diffonde “Nuntereggae cchiù” e Rino fa il suo bel playback mentre vengono snocciolati tutti i nomi più importanti dell’Italia di quegli anni. La base si stoppa e Costanzo riprende la gag: “… Mentre cantava Rino Gaetano, uno dei pesci ha tentato il suicidio, ma sono cose tra pesci…”. Rino regge il gioco e dice che, in fondo, neanche lui si regge molto quando si guarda allo specchio la mattina, magari dopo aver bevuto troppo la sera prima…

Costanzo, a questo punto, gli dà la possibilità di fare la fatidica domanda a Susanna Agnelli e Rino Gaetano non si fa certo intimidire dal personaggio. “Io l’ho inclusa in questo spaccato di vita italiana e quindi tra i notabili di questa Italietta insieme ai suoi parenti della famiglia Agnelli, della quale lei è un rampollo piccolo se paragonata all’avvocato Gianni o al senatore Umberto…”. Costanzo lo riprende amabilmente e gli ricorda che Susanna, tra le altre cose, è anche deputato, e Rino – forse un tantino emozionato – raccoglie le idee e spara la domanda: “Ma lei si sente coinvolta?“.

La potenza e veridicità di quello che Rino Gaetano denunciava all’epoca, ed è ancora attualissimo, non può essere negata dagli stessi interessati e la risposta è sincera, forse diplomatica certo, ma ha un fondo di schiettezza, perché Susanna Agnelli, evitando una risposta “prefabbricata”, risponde di sì, che si sente coinvolta e lo ribadisce alla fine quando anche Costanzo le chiede cosa ne pensa del concetto di Italietta espresso da Gaetano. “Al posto suo farei la stessa cosa”. Ed è quello che voleva sentirsi dire Rino, il quale poi, quando a sua volta viene interpellato per riferire il suo pensiero sull’Italietta di cui sopra, afferma testualmente: “Italietta? Ma sì, Italietta… Perché qui è tutto sempre molto approssimato, non si riescono a fare neanche gli scandali seri…”. Costanzo aggiunge sorridendo che “forse gli scandali scappano…”. Se ne accorgerà tre anni dopo, quando anche lui viene travolto da quello della P2 ma siamo nel 1981 e purtroppo il destino aveva deciso che Rino Gaetano non potesse essere più nel mondo dei vivi per prendere atto che forse qualche scandalo “vero” nella nostra Italietta era (finalmente!) scoppiato. Anche se Costanzo – a distanza di decenni – non solo è ancora qui ma parla ancora del “mito” di Rino. E meno male!