“La Calabria che l’Italia non si aspetta!” è lo slogan coniato da Roberto Occhiuto, ormai per tutti il parassita, specie dopo il clamoroso “dissesto” della sua azienda vinicola, a un passo dal fallimento e ceduta in extremis. Il che significa che, al momento, Robertino non ha un lavoro, a parte quello del… politico.
Questo pessimo slogan-manifesto (“La Calabria che non t’aspetti”) di una svolta politica ed amministrativa che deve fare risorgere la regione Calabria, nei fatti sta evidenziando i suoi limiti, trasformandosi nell’ennesima bufala o peggio ancora in una iattura, diciamo pure, già scritta.
Ci siamo incamminati in questo nuovo gioco, “la caccia al tessssorooo”, ben sapendo di non essere nella trama del Signore degli Anelli, che il bene non vince sempre sul male e che non stiamo parlando del Tesoro di Calabria dell’intrallazzatissimo Carlo Tansi. In terra calabra il tesoro è sempre quello: la sanità. Qui sconfinano gli avvoltoi, i pd-piduisti, i massoni, la chiesa compromessa, pezzi di ‘ndrangheta, la politica indagata ed una schiera infinita di “colletti bianchi” da sempre in saldo.
Siamo entrati dalla porta d’Oriente nel fortino della sanità calabrese, il Dipartimento alla Salute, scoprendo la mutazione genetica regressiva, perché catapultati nel pianeta delle scimmie, certamente ammaestrate alla difesa di genere, dove regna nel caos e nella ignoranza pericolosa la regina “a cinque stelle” Jole Fantozzi, la cui nomina a dirigente generale fu suggerita, tra gli altri, al presidente-parassita Roberto Occhiuto dal sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, amico e collega accademico del boyfriend della signora dei dosimetri. Per non parlare delle “aderenze” cinghialesche della celeberrima famiglia cosentina.
Lavorando sugli inneschi pericolosi del disastro sanitario e della bancarotta pilotata dalla cupola romana, ci siamo resi conto di non essere lungo il Cammino Basiliano alla scoperta delle bellezze della Calabria e non abbiamo neanche incontrato la storia dei monaci italo-greci, in verità qualche prete l’abbiamo incrociato, ma trattasi dei soliti avvoltoi con la tonaca che lucrano sulla malattia, assolvendosi la coscienza con una preghiera tossica. Avevamo previsto un’altra cronologia nella narrazione, ma le contingenze delle ultime ore e le scadenze a breve termine ci inducono a spostare un attimo avanti le lancette ripartendo dalla fine e programmando altre incursioni nel mondo fatato della sanità calabrese.
Il rilancio del “brand” Calabria tanto caro al presidente Occhiuto, che certamente passa dalla risoluzione del problema sanità, ha registrato il primo calcio nel culo! La certificazione arriva dal Consiglio dei Ministri che ha rimosso l’ostacolo del colonnello Maurizio Bortoletti, perché si era scoperto dopo che tale era, lasciando come unico sub-commissario in sella il dott. Ernesto Esposito. Sull’altro lato della barricata fra i chiamati alla resurrezione della Calabria sanitaria c’è l’ormai famoso prof. Giuseppe Profiti, il dominus di Azienda Zero, così come voluto del presidente influencer, sempre il parassita, ma anche plurifallito Roberto Occhiuto.
Fra le tante stranezze della Calabria dei miracoli c’è il fatto che sul manager di origini catanzaresi, il prof. Giuseppe Profiti, pende ancora l’appello dopo la condanna per abuso d’ufficio, pena sospesa, con interdizione di un anno dai pubblici uffici per la ristrutturazione con fondi del Bambin Gesù del super attico del cardinale Tarcisio Bertone. Ma trattandosi di una sentenza della magistratura vaticana, quindi di uno stato estero non si applica la cosiddetta “inconferibilità”, che avrebbe avuto luogo se la sentenza di condanna anche in primo grado fosse stata emessa da un tribunale italiano, impedendo a Profiti di ottenere incarichi pubblici e quindi, al buon presidente fannullone Roberto Occhiuto di agitare un fantoccio neanche tanto presentabile, a difesa di una credibilità amministrativa che, giorno dopo giorno, imbarca acqua.
In ultima ipotesi, ma siamo nel campo dei pronostici sbagliati, questa potrebbe avvenire se la sentenza vaticana venisse confermata in appello, tanto da diventare definitiva ed irrevocabile. Il rischio è quasi nullo, perché tutti conoscono le coperture di cui gode Profiti nei Sacri Palazzi Vaticani e, rispetto a questo, nemmeno Papa Francesco ha il potere di disinquinare la magistratura vaticana, ecco perché la bancarotta della sanità calabrese è già scritta con la complicità di Roberto Occhiuto ed il prof. Profiti ha campo libero per tornare a truffare nuovamente i calabresi.
Il potere e le complicità trasversali sono la vera spina dorsale della sanità calabrese, quella che nei fatti commissaria con Azienda Zero, il sub-commissario Esposito ed anche, fatto peraltro non biasimabile, l’incapace direttore generale del Dipartimento regionale, l’ing. Jole Fantozzi, mentre nel pianeta delle scimmie il virus dilaga, rimettendo in pista i riconosciuti allibratori, gli improbabili usceri, i duetti canori ed i miracolati appartenenti alle dinastie dei Ming(hia). C’è posto per tutti, perché in Calabria non si nega mai una postazione ai ricevitori di mazzette, agli indagati, ai portatori di cappucci, senza fare torto alla massoneria della chiesa.
Come abbiamo detto la contingenza e le scadenze oltre ai fatti diciamo pure incresciosi, ci spingono a rivedere la cronologia della narrazione del pianeta Dipartimento alla Salute, quel microcosmo di scimmie (da pianeta) e di fate ignorantissime (con la coscialunga…). Luglio è da sempre mese di esami, di interrogazioni ed anche lo snodo nell’attribuzione dei voti, quella certificazione dei risultati raggiunti o soltanto spacciati al pari delle sostanze stupefacenti, che nella freddezza dei numeri rappresentano il dissesto consolidato, coperto dalla politica indecente allevata a compromessi tossici ed alla difesa degli interessi dei padrini e dei padroni, che da sempre governano realmente il profitto costruito sulla morte dei calabresi.
Il primo scorcio del miracolo sanitario di Occhiuto non sembra aver invertito la tendenza criminalmente votata alla truffa, anzi tutt’altro. C’è da dire che le divinazioni improprie ed i miracoli imbastiti dicono il contrario, riportando colpevolmente indietro l’orologio del tempo, riabilitando tanti colletti bianchi messi alle corde da scandali anche mediatici e recuperati abilmente usando l’arma delle obbedienze e degli interessi diffusi. Il clima è quello delle grandi sfide, dove tutti sono contro tutti, dove ognuno difende il suo osso e, la tensione arriva alle stelle.
Volano i cazzotti – qualcuno parla di testate – nel Dipartimento alla Salute, quelli dispensati in modo fisico da chi detiene il potere dei numeri, dei flussi e sulla base dei questi, ricatta le derivazioni funzionali della sanità calabrese e consuma in modo associativo la truffa dei livelli LEA, aumentando colpevolmente lo sprofondo della sanità calabrese. Siamo dentro il cuore del problema, dove si garantisce un posto a tavola in quell’infinito banchetto consumato sulle spalle dei contribuenti calabresi.
Il “signore dei flussi”, il nuovo Mike Tyson del terzo piano della Cittadella – manca solo che da oggi si metta a mordere le orecchie dei malcapitati del dipartimento – è il dottore Giuseppe Andrea De Biase, di recente messo sul piedistallo dal direttore generale Jole Fantozzi, che lo ha “promosso” a responsabile dei flussi informatici a supporto della Struttura Commissariale…
La sua storia professionale, sorvolando al momento sulle protezioni di famiglia, è quella tipica dei tanti che hanno goduto dei miracoli della regione Calabria. Anche lui arriva come precario dell’Asp di Cosenza in utilizzo al Dipartimento alla Salute per diversi anni. Matura nel tempo le promozioni sospette grazie alla complicità dell’ex dirigente Salvatore Lopresti, incassando oltre allo stipendio, dubbie indennità di viaggio o di missione ed una fantomatica posizione organizzativa pari a circa 16mila euro annui. Questa è storia scritta, così ci dice “radio germaneto”, su una truffa consumata in danno della regione Calabria e dell’Asp di Cosenza.
Baciato dalla fortuna ed unto dal “miracolo”, Andrea De Biase riesce a passare nei ruoli regionali con una mobilità, si fa assegnare la gestione dei flussi informatici da cui dipendono i dati LEA e da allora riesce a tenere sotto scacco l’intero Dipartimento alla Salute e la sanità calabrese. La sua gestione, in quanto uomo solo al comando ed alla elaborazione dei flussi, si caratterizza con i dati LEA più bassi della storia, lo sprofondo rosso della sanità, perché è sempre e solo lui, Andrea De Biase, che decidere come e se elaborare i numeri usando l’arma del ricatto e premiando quelle aziende territoriali che si allineano ai suoi “accordi di riservatezza”, giusto per usare un eufemismo, che comunque conferma il dato criminogeno.
La sua migliore caratteristica è quella di pretendere, di usare il metodo della minaccia anche fisica per spianare la sua autostrada. Sempre “radio germaneto” ci informa che questo sistema l’ha messo in pratica con tutti, con Agenas ed anche con l’ex prefetto Luigi Longo e quando il risultato è stato a lui sfavorevole, Andrea De Biase, così narra “radio germaneto”, usa confezionare le missive anonime per colpire i suoi avversari, usando la regola del discredito, magari indirizzato e suggerito dai suoi protettori, fra i quali si annovera il suo dirigente di settore, l’ing. Vincenza Ruberto, la “sua zia” Enza, che fra i tanti miracoli a vantaggio della famiglia, gli ha pure regalato un’altra importante posizione organizzativa, quella che garantisce sempre extra compensi.
La “zia” Enza Ruberto è un calibro pesante della struttura sanitaria regionale, uno dei tanti colletti bianchi del sottobosco calabrese, questo il nipote boxeur lo sa bene, tanto da alzare la voce ed anche le mani, solo perché si sente il parente protetto da una rete di complicità diffuse nel Dipartimento alla Salute e non già dai risultati, che ritornano a galla ora che la coperta sembra troppo corta. Insomma, come si suol dire: il Re è nudo!
Enza Ruberto, la zia, dirige il settore 10 del Dipartimento alla Salute: gestione SIRS – monitoraggio e implementazione dei flussi sanitari – modernizzazione e digitalizzazione sistema della salute e telemedicina. Ad ogni buon conto possiamo dire che nelle “mani di famiglia” c’è uno dei settori strategici della sanità calabrese da dove passano anche i fondi del PNRR per il rilancio della sanità territoriale che punta sull’informatizzazione diffusa dei dati e sulla telemedicina. Insomma stiamo parlando di parecchi milioni di euro, la cui ricaduta operativa futura è nelle mani di Andrea De Biase, che ha realizzato di essere il monarca dei flussi, una specie di protettorato autonomo ed impenetrabile che suscita nervosismo a suon di pugni e di testate, anche perché il risultato è oggettivamente in deficit e la verifica è dietro la porta blindata del suo ufficio e dei suoi complici garanti.
Siamo di fatto al centro del problema sanità calabrese, le postazioni di regime massomafioso incancrenite che sono il fulcro delle ruberie, delle corruzioni e che generano complicità alimentando sotto traccia quella che è una vera guerra fra fazioni all’interno del sistema di controllo della sanità in Calabria: il Dipartimento alla Salute, quel pianeta dove imperversano le scimmie e le fate ignorantissime.
Se i fatti vengono letti nella giusta ottica si trova sempre una spiegazione, quella che risponde al criterio di verità, mai addomesticabile e che, la cortina fumogena, non può spacciare per un regalo al futuro dei calabresi, quando questo resta un pacco bomba. L’innesco è ormai acceso e si aspetta soltanto l’esplosione.
Si spiega perché il colonnello Maurizio Bortoletti non arriverà mai in Calabria, fatto salvo lo scivoloso annuncio, in silenzio ritrattato, del governatore fannullone Roberto Occhiuto. Ma si spiega pure perché la permanenza come sub-commissario del dottore Ernesto Esposito è una resistenza all’arma bianca che deve lottare contro il tentativo di depotenziamento messo in atto con Azienda Zero e contro la cordata delle fate ignorantissime che, incassato il risultato positivo su Bortoletti, sono ora le sue rivali. Una specie di alleanza di genere mafiosa sottoscritta fra colletti bianchi e super consulenti esterni, che puzzano di fogna, con il placet della politica di ‘ndrangheta e della cupola romana.
A guidare la resisteance della massomafia calabrese è sempre lei, Maria Pompea Bernardi, già promossa a pieni voti all’Asp di Vibo Valentia, struttura riconosciuta come l’accademia del crimine sanitario per aver sfornato negli anni loschi soggetti che imperversano nella sanità calabrese pubblica e privata e che rispondono alle indicazioni di Peppe ‘ndrina e di Michele Comito, uno su tutti come esempio autentico è Giuseppe Giuliano, già commissario del policlinico Mater Domini.
Lady Pompea, planata come un avvoltoio sul Dipartimento alla Salute per volere di Peppe ‘ndrina è la quinta essenza di “quello che le donne non dicono…”, perché indottrinata alla gestione sotterranea ed alla cura delle complicità ombra. E’ sua la matrice, il suggerimento, l’indicazione o l’ordine, chiamatelo come meglio volete, che ha determinato la nomina di Andrea De Biase a responsabile dei flussi informatici a supporto della Struttura Commissariale, quella firmata dal direttore generale, la fata ignorantissima, Jole Fantozzi. E’ sempre lei che guida le truppe della mascariata contro Ernesto Esposito, tenendole ben salde dalle stelle – le chiamiamo così perché potremmo essere in fascia protetta – governando il pensiero e l’azione di Jole Fantozzi, Ettore Jorio, Enza Ruberto e di Giuseppe Andrea De Biase, il rampollo di famiglia.
Lady Pompea, che si sarebbe dimessa dal Dipartimento alla Salute già nel mese di maggio scorso, usiamo il condizionale, perché “Radio Germaneto” ce la segnala sempre presente nel dipartimento nonostante l’ipotetica rinuncia. La Bernardi continua a consumare chilometri nei corridoi del terzo piano della Cittadella, saltando da una commissione salute all’altra in sostituzione del direttore generale Fantozzi, riconosciuta nullità al comando della sanità calabrese.
Da tutti è molto conosciuta come “amore mio”, l’intercalare che usa abitualmente incrociando la parola al respiro. E’ una specie di animale romantico, o forse meglio una pianta carnivora bella e pericolosa. Puntella il Dipartimento alla Salute nonostante le dimissioni “simpatiche”, risponde alle esigenze di Peppe ‘ndrina e di Michele Comito, il presidente della commissione sanità, ma soprattutto è la donna che gestisce i miracoli decretando le “resurrezioni” e le morti senza appello. “Radio germaneto” ci fornisce l’elenco esatto dei miracolati, dove trovano spazio nuovamente oltre al già citato Giuseppe Andrea De Biase, anche la moglie dell’usciere del generale Cotticelli, la Daniela Greco rimessa a dirigere la struttura OTA e premiata con tanto di alta specialità.
“Càlati juncu ca passa la china” è il proverbio siciliano che ci viene in soccorso per meglio descrivere il metodo del Dipartimento alla Salute dove, nonostante i proclami di Robertino il fannullone, è sempre di attualità la regola: ignoriamo, prendiamo tempo e la scadenza si sposta! E’ questa la Calabria che non ti aspetti, ma così è.
La realtà ci dice sempre il contrario. In Calabria l’approccio clientelare è patologico. Tutto viene controllato dalla politica senza distinguo di colore, con il contributo della ‘ndrangheta, non quella dei rozzi pastori ma quella che opera sui mercati finanziari internazionali, capace sempre di chiudere il cerchio, magari spostando grandi pacchetti di voti con un respiro. A questa si aggiunge un’altra ‘ndrangheta in Calabria quella della sanità, che ha occupato i centri nevralgici del possibile cambiamento, imponendo la restaurazione, dove il non fare appare la regola di una garanzia diffusa.
Tuttavia le scadenze, come abbiamo detto incombono, e la nuova verifica del Tavolo Adduce ha smascherato in maniera clamorosa le chiacchiere di Occhiuto. Non ci sono state questa volta procedure, piani e risultati sui quali mettere il cappello, così come è stato fatto prima, intestandosi arbitrariamente l’adozione del Piano operativo e del miglioramento dei conti sulla sanità riferiti al 2021. Che la Calabria sia terra di miracoli ormai l’abbiamo capito tutti, ma che un presidente, peraltro parassita e fannullone patologico, eletto nell’ottobre 2021, potesse intestarsi il risultato del miglioramento dei conti sanitari per lo stesso esercizio, era davvero una boiata dai contorni macroscopici, perché avrebbe avuto certamente doti sovrannaturali e soprattutto perché – lo capiscono anche i bambini – il “miglioramento” ottenuto è stato determinato da una contrazione delle prestazioni a causa del Covid-19 oltre che dai maggiori finanziamenti che sono arrivati e dai clamorosi ritardi nell’assistenza. E questo gli addetti ai lavori del Tavolo Adduce non solo l’hanno capito ma mentre glielo dicevano, hanno preso anche a schiaffi (metaforicamente ma con effetti ancora più dolorosi) il peggiore parassita sociale di tutta la Calabria.