2024: ROBERTINO OCCHIUTO, IL GRANDE FRATELLO
La vicenda delle celebrazioni del 100° anniversario della nascita di Saverio Strati pone una semplice domanda. Ma dove cacchio viviamo? In Calabria o nell’Unione Sovietica? Oppure stiamo vivendo in diretta il mondo dispotico di Orwell in 1984? Vuoi vedere che siamo nel super-stato di CalabrOceania?
Nel romanzo di Orwell il mondo era diviso in tre grandi super-stati: l’Oceania (Americhe, Gran Bretagna, Irlanda, Australia, Nuova Zelanda e la parte centromeridionale dell’Africa), Eurasia (Europa e Russia), Estasia (unione del sudest asiatico). E noi, oggi in Italia, siamo divisi in 20 regioni, tutti super-stati, in perenne guerra tra loro e con lo stato centrale. Il potere dei presidenti di Regione è paragonabile a quello del grande fratello di Orwell che controlla tutto e dispone della vita, della fortuna, delle sorti dei propri cittadini.
Qualcuno potrà pensare che esageriamo, ma la vicenda Strati (il grande scrittore ci perdoni se nominiamo il suo nome per vicende da basso impero) è un pugno allo stomaco alla decenza politica e istituzionale. Ognuno fa la propria bella figura, il sindaco di Sant’Agata del Bianco parte come un novello Beppe Grillo – fuori la politica dalle celebrazioni -, ma poi viene “convocato” nelle central room del parassita e siamo in attesa di sapere cosa deciderà.
Di Robertino Occhiuto, abbiamo già detto, è lui il grande fratello, colui che controlla tutto e tutto vede: tutto deve passare dal suo sistema di potere. Nel romanzo di Orwell il controllo avviene con delle telecamere presenti ovunque e con la famigerata “psicopolizia”, qui in Calabria ormai il controllo è quasi completo: media e stampa, cultura, associazioni di categoria, ordini professionali… chi vuole fare parte del grande cerchio deve prostrarsi alla volontà del grande fratello, elogiarlo, ammirarlo, deve fare l’inchino al suo potere. Altrimenti corre il rischio di essere emarginato e deriso.
La critica viene malsopportata perché quella del partito della Regione deve essere l’unica versione dei fatti esistente. Anche la memoria degli uomini deve essere modificata. L’unico pensiero ammesso è quello del grande fratello. Parafrasando Kafka si potrebbe dire che tutto o quasi tutto in Calabria è proprietà del Castello. Se un cittadino non è del Castello non è nessuno: lei non è del Castello e quindi non è nessuno.
Il sindaco ha fatto esplodere la questione e anche se adesso potrebbe fare marcia indietro, i fatti sono lì impietosi e parlano da soli. A novembre del 2023 si fa un grande bel comitatone per “ricordare” Saverio Strati pieno zeppo di politici e amministratori, si affianca un bel comitato tecnico con le meglio teste del bigoncio. Va dato atto al professore Vito Teti di essersi rifiutato da subito di farne parte e dopo il primo incontro visto l’andazzo scappa pure Annarosa Macri che oggi consuma parole drastiche e chiarificatrici sull’accaduto.
La presidenza del comitatone viene data alla ormai ex vicepresidente Giusi Princi che oggi sostiene che essendo stata candidata alle Europee, dal mese di aprile non ha seguito più i lavori del comitatone. Sta di fatto che pochi giorni fa il sindaco di Sant’Agata del Bianco Domenico Stranieri pubblica un post al curaro in cui accusa la Regione di voler dimezzare i finanziamenti per le iniziative in ricordo di Strati e pertanto comunicava di aver rinunciato al finanziamento di 250 mila euro ed esclamava.“…Tuttavia Strati sarà ugualmente ricordato. E lo faremo con la gente, senza politici, come probabilmente avrebbe preferito lo scrittore. Lo faremo senza passerelle, senza retorica…”.
Nello spazio di 48 ore di ciò che avrebbe preferito Saverio Strati si è persa traccia, ed è rientrata a piene mani la retorica e tra poco arriveranno le passerelle. Il sindaco afferma che il programma è stato confermato per intero dal presidente Occhiuto così come il finanziamento (del quale però non si conosce la cifra esatta). La ciliegina arriva alla fine, perchè fino a pochi giorni fa le manifestazioni dovevano essere in mano al Comune di Sant’Agata, da ieri invece l’organizzazione sembra che passi, indovinate un po’ voi a chi? Ma naturalmente alla Calabria Film Commission. Ormai in Calabria non c’è iniziativa dove non vi sia la mano della Film Commission. Che è uno dei mezzi attraverso cui avviene il controllo di potere da parte di Occhiuto. E’ la grande telecamera di orwelliana memoria del 2024.
Abbiamo scritto in questi giorni della assoluta mancanza di trasparenza della Calabria Film Commsision. Sembra quasi che la Film Commission lavori tanto, sia petrusino di ogni minestra, proprio perché fa quello che gli pare. Pubblica le delibere in maniera generica, non si sa nulla dei consulenti, dei collaboratori, delle aziende che lavorano con essa. E’ tutto un mistero. Però i soldi sono pubblici, sono quelli dei cittadini calabresi. Così come a due giorni del centesimo compleanno di Saverio Strati ancora non si è a conoscenza del programma delle iniziative. Ci attendiamo per completare l’opera che venga annunciata anche una edizione straordinaria del Magna Magna film Festival del grande GianMelo Casadonte. E lo spettacolo può iniziare. Attendetevi tanto bla bla bla e tanta sputazza e bava alla bocca, specialmente in quella di Robertino che si atteggia (pure…) a pseudo intellettuale di stacippa, con tutto il rispetto per… la cippa. Speriamo che tutto questo non arrivi alle orecchie di Saverio Strati, che è capace di lanciare fulmini e saette dall’alto dei cieli. Per adesso è tutto dal super-stato di Calabroceania è tutto. E naturalmente nessuno che parli o si dimetta dal comitato tecnico scientifico… Naturalmente…









