La Calabria non è una regione per vecchi e poveri: vi racconto la deriva della sanità di Occhiuto

di Rocco Tripodi 

Vi racconto una storia di ordinarinaria GERIATROFOBIA  di cui è affetto chi governa la sanità calabrese, con particolare accanimento nei confronti delle categorie più  indigenti. Una cara persona, a me affezionata, che conosco da una vita e con la quale mi confronto quotidianamente, mi racconta cose di cui non ho ragione di dubitare. Mi racconta, al ritorno da Roma, che il fratello e la cognata pensionati con un reddito che gli garantisce una serena dignitosa vecchiaia, si erano da poco sottoposti ad una serie di interventi odontoiatrici, in diverse sedute, in buona parte coperti dalla Regione Lazio.

In ragione di questa informazione, trovandosi anche lui nella necessità di ricorrere ad urgenti controlli e cure per lungo tempo rinviati, corre, sollevato, presso gli uffici di un ambulatorio dell’azienda sanitaria vibonese e chiede di essere incluso in una programma che  preveda analogo trattamento assistito, in questo caso a carico della Regione Calabria, FORTE, si fa per dire, del suo ISEE da pensionato di € 10.176.60.

Ora succede che per il governatore OCCHIUTO, nonché commissario della sanità regionale, quello che va vantiando MIRABILIA del suo operato e dei suoi milionari investimenti in questo settore, le “condizioni di vulnerabilità sociale” sono definite da tre segmenti: Indicatori di situazione economica; ISEE sino a 6000€, ISEE sino a 8000€, e solo per le prime cure essenziali ISEE sino a 10000.

Per cui nel suo caso, avendo superato di 176.60 euro la soglia per potere accedere (data la sovrabbondanza del suo ISEE ?), se vuole riprendere a masticare senza nominare il nome di Dio invano, dovrà fare ricorso ai BENEMERITI tutori alternativi della VULNERABILITÀ SOCIALE, che sono le finanziarie private, quelle che fuori dalla porta espongono il cartello “CAVE PESCECANEM” e che incravattandoti ti consentono, scacando padellate di quattrini,  di ricorrere alla sanità privata, quella dove la fanno da padroni gli amiconi dell’animella tenera e arraffatella di ROBERTINO che dovrebbe sostenere e rafforzare quella sanità pubblica che in questa campagna elettorale espone come fiore all’occhiello della sua generosa gestione. Ingordi e cinici, ma non criminali.

Infatti nonostante la sua straripante ricchezza, l’assistito ha diritto ad una visita di controllo e anche ad una panoramica in un laboratorio convenzionato. Visibilmente umiliato e disarmato, anche perché pare che qualcuno beffardamente gli abbia gridato: ” Ei BALUBA, vien giù dalla pianta… risbigghiati (svegliati)”, capisce che dovranno esserci da ora in poi, cambiamenti di stile nella sua godereccia vita.

Per prima cosa, pensava, sempre dopo averli preparati con la dovuta delicatezza, calibrando le parole, di comunicare con tono schietto e paterno ai suoi due gatti che da quel momento a loro sarebbero stati dispensati solamente croccantini e niente più scatolette. Che a lui la stessa quantità monodose di caffè sarebbe stata fatta bastare nella moca di tre tazze, distribuendola per la prima colazione di tre mattine. E che andava considerando di risparmiare sui calzini e di eliminarli, anche se alla fine fa tanto tamarro arricchito o se preferite fa tanto ALFONSINO GRILLO.

A quel punto l’ho lasciato che si incamminava, con una mano sulla guancia, con passo leggero per non consumare le suole immagino, intonando un vecchio, immortale motivo di Enzo Iannacci che lui canticchiava così: “E sempre allegri bisogna  stare che il nostro piangere fa male al governatore, fa male al mafioso e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam…”.

Che fare? Sarà che questa gente è accreditata d’ufficio coll’Onnipotente e come il Bene vincono sempre su tutto. Certo è che lo stato di salute della sanità pubblica regionale, dopo il trattamento del magico governatore,  è seconda soltanto a quello dell’acqua pubblica…ma anche lo stato delle coronarie del povero sindacoAggarbatuni, ultimamente, non deve essere eccellente. Gli auguro di sbagliarmi.

Nel nosocomio cittadino, in perfetta sincronia con le strutture private, medici e responsabili con la copertura politica dei partiti di appartenenza, gestiscono la sanità come una personalissima cassaforte su cui vigila l’attento governatore, non trascurando di strizzare, se necessita, l’occhio ad autorevoli rappresentanti delle consorterie massomafiose, che non si lasciano pregare.

A noi, ultimi, invisibili ed esclusi strizzano altro, e lo fanno usando la garrota, ma non al collo e soprattutto con DUE lacci e non uno. Un tempo i politici mascalzoni venivano smascherati anche su pressione della gente comune. Oggi ci scopriamo servi e complici silenti della loro arroganza, mettendo non una croce sulla loro persona, ma una X sul loro nome, nella scheda elettorale. Racconto un episodio a tal proposito di cui sono testimone: Una domenica il Supremo PEPPE MANGIALAVORI passava svelto in tenuta da jogging davanti al bar del corso, quando un avventore scorgendolo si esalta e gli urla con tono e postura fantozzeschi: “Dottori, dottori, fermati ca vi offru u cafè…”. Che dire? Si è contenuto; ma considerando i soggetti e la miseria ambientale, ci sarebbe stato pure un: “Dottori, dottori, fermati. Aspettati ca vi portu io ‘NCRAPETTEJU”. E quindi tutti a piangere e poi cercare conforto presso le pie monachelle Pensionatine Asciugatrici delle Beate Lacrime della Fornero.