La corruzione 2.0: il secondo livello del Sistema Milano
di Gianni Barbacetto
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Il Modello Milano era quello della città place to be, delle magnifiche sorti e progressive di una metropoli priapica che si sviluppa in altezza, esibisce skyline, genera benessere (immobiliare), moltiplica gli zecchini nel campo dei miracoli della rendita, con felice sgocciolamento dall’alto verso il basso della ricchezza e della felicità. Ora abbiamo imparato che dietro il Modello Milano c’è il Sistema Milano, che produce esclusione (400 mila milanesi espulsi dalla città), crea disuguaglianza, produce ricchezza per pochi e impoverimento per molti, aumenta i costi dell’abitare e diminuisce i servizi pubblici. Ci fosse un Guido Martinotti, studierebbe il cambiamento sociologico della metropoli, la mutazione genetica, sociale, economica, antropologica, dei milanesi. Saprebbe disegnare il crepuscolo del ceto medio impaurito e impoverito.
Nell’attesa che le università milanesi producano ricerca innovativa e critica sulla realtà, oltre ai ben remunerati report per le lobby immobiliari, dobbiamo almeno provare a raccontare che cosa abbiamo visto disvelarsi sotto i nostri occhi in questi ultimi due anni. A decidere se sono stati commessi reati e se vi sono responsabilità penali saranno i giudici –dopo molti anni, molteplici gradi di giudizio e cambi di leggi al volo. Già subito, però, sarebbe opportuno capire il Sistema per poterlo correggere – se la politica volesse riparare le storture, autoriformandosi senza aspettare le sentenze e le prescrizioni. Ebbene, il Sistema è un edificio a due livelli. Il primo è quello della sistematica violazione delle norme urbanistiche, sostituite dal Rito Ambrosiano che aumenta il cemento, chiama ristrutturazioni le nuove costruzioni, permette di edificare nei cortili, concede di tirar su grattacieli senza piano attuativo, cioè senza nuovi servizi per i cittadini, regalando agli operatori un paio di miliardi che dovevano essere usati per attrezzare spazi pubblici in città.
Queste contestazioni –sul piano giudiziario–oggi sono già a dibattimento, dopo essere state confermate finora da giudici delle indagini preliminari, giudici dell’udienza preliminare, giudici del riesame, giudici di Cassazione in funzione cautelare. Per queste violazioni –sul piano invece politico–la soluzione è (se davvero la si volesse cercare) relativamente facile: rientrare da oggi in poi nelle regole, magari chiedendo agli operatori quello che non hanno pagato finora.
Il secondo livello del Sistema Milano è quello della corruzione su cui (secondo le ipotesi d’accusa) sono regolati i rapporti tra pubblico e privato in materia urbanistica. La vecchia corruzione, quella delle tangenti nelle buste o nelle valigette riempite di banconote, ma anche quella dei versamenti bancari estero su estero, è sostituita da una nuova corruzione, cool, sistemica e ambientale. Il teatro dell’accordo di Sistema è la Commissione paesaggio. Nel Rito Ambrosiano le sono stati conferiti super-poteri: a differenza che nel resto d’Italia, decide al posto degli uffici comunali quali progetti realizzare, come costruire la città. Chi ne fa parte è dunque pubblico ufficiale, che decide a nome della collettività; ma è anche progettista a libro-paga degli operatori immobiliari. Gli architetti che compongono la Commissione paesaggio sono dunque strutturalmente portati a dare l’ok ai progetti degli operatori che alimentano i loro studi professionali. È avvenuta la privatizzazione dell’organo decisore e, nello stesso tempo, la “cattura del Regolatore”: gli operatori privati hanno a libro-paga l’organismo regolatore che decide come costruire la città. Gli sviluppatori ne discutono direttamente con il sindaco, il direttore generale del Comune, l’assessore all ’urbanistica, poi la Commissione approva. È la corruzione 2.0: strutturale, ambientale, sistemica. Dov’è il patto tra corruttore e corrotto? Guardate bene: è scritto nelle righe del regolamento della Commissione Paesaggio.









