Mario Oliverio alias Palla Palla l’aveva detto a chiare lettere e la Cassazione gli ha dato ragione al punto tale che Gratteri ha fatto una figura barbina interplanetaria. Ma il procuratore ha la testa dura e così dopo Palla Palla adesso nel calderone ci ha messo anche i suoi compari, Madame Fifì e Capu i liuni.
“Del resto, dice Oliverio, sono le “carte” a darmi ragione. Gli appalti di Lorica e Scalea erano già stati banditi e assegnati alla ditta Barbieri, prima del mio arrivo alla presidenza della Regione. E aggiunge che dopo l’incidente di Lorica, i lavori erano “seguiti” anche da un “delegato della procura”, con il quale abbiamo sempre interloquito. Io ho solo cercato di portare a termine i lavori, importanti per i territori interessati, sollecitando gli uffici tecno/amministrativi competenti, tutto qui, dice Palla Palla: il presidente dà gli indirizzi, i dirigenti si occupano della burocrazia e dei controlli. E poi, aggiunge, non era certo interesse della Regione rallentare i lavori di piazza Fera/Bilotti, così facendo saremmo andati incontro al rischio di perdere le risorse destinate dalla UE per questi lavori”.
Palla Palla non risponde, o meglio non chiarisce la sua posizione quando qualcuno gli chiede il perché di quelle “anticipazioni” alla Barbieri costruzioni, sapendo che la stessa non aveva ancora “cacciato un euro” così come stabilito dalla gara d’appalto. Nel rispondere a questa complicata domanda, tenta un po’ maldestramente di imitare Occhiuto, scaricando la responsabilità su chi doveva controllare l’avanzamento dei lavori e non l’ha fatto. A quel punto pur di non “produrre” l’ennesima incompiuta ha deciso di “aiutare” Barbieri sperando fosse in buona fede quando gli ha detto: non ti preoccupare presidè, che i lavori li finiamo. Basta che tu mi dai i soldi.
Una ingenuità in buona fede, così giustifica la sua “elargizione” Palla Palla ai mafiosi Barbieri, Muto, Morabito. Difficile credere a questa “buona fede”.
C’è invece da credere a chi dice che la sua difesa si sia spinta anche oltre a questi argomenti squisitamente tecno/politici. Palla Palla potrebbe aver parlato anche di Occhiuto e di come il Barbieri prima di arrivare alla Regione, fosse già operativo a Cosenza. Basta guardare l’iter della gara di aggiudicazione per capire che l’assegnazione dell’appalto di piazza Fera/Bilotti è stato pilotato. Ma nessuno a Cosenza, che era la stazione appaltante, è stato accusato di “abuso d’ufficio”. Si è parlato solo di mafiosi che gestivano l’appalto insieme a Barbieri, ma di politici e dirigenti coinvolti nell’assegnazione farlocca dell’appalto, neanche l’ombra.
Questo resta per Oliverio inspiegabile. E avalla la sua tesi difensiva che vuole che l’accusa mossa da Gratteri nei suoi confronti altro non è che la classica “accusa ad orologeria”. Una accusa di matrice politica per azzoppare l’avversario politico alle prossime regionali. Ovviamente per favorire qualcun altro. E questo potrebbe essere Occhiuto. Specie alla luce del coinvolgimento di Adamo e della Bruno Bossio ad appena qualche ora dalla pagliacciata del cazzaro a Lamezia.
Se Oliverio è mafioso per la Dda – anche qui chiariamo: Oliverio non è accusato di “mafiosità” , nonostante Gratteri c’avesse provato a dargli l’aggravante mafiosa, rigettato dal Gip – ci chiediamo: Occhiuto che cos’è? Visto che su di Occhiuto ci sono le prove filmate degli incontri “preventivi” con Barbieri, per stabilire l’aggiudicazione dell’appalto di piazza Fera/Bilotti. Una gara “travagliata” sin dall’inizio. Tant’è che la prima gara fu annullata proprio a seguito delle mie denunce sulle gravi irregolarità nei documenti presentati dall’Ati diretta dal Barbieri. Non serve tanto per arrivare alla verità che tutti conoscono: basta ripercorrere la storia di quell’appalto con un occhio alle azioni di Occhiuto che scese in campo in prima persona adoperandosi in ogni modo, per impedire, a me e a Rosamaria Aquino, di continuare a scrivere di quell’appalto di cui nessuno doveva parlare. Ci accusarono di aver messo una bomba alla questura di Cosenza. E allontanati da tutti i giornali locali. Se vuole, Gratteri ci convochi che gli raccontiamo noi come sono andate le cose: per fermarci, Occhiuto, mobilitò lo stato: prefetto, questore, procuratore capo, comandante dei carabinieri e i direttori di alcuni quotidiani locali. Da allora nessun giornale locale pubblicò articoli sull’appalto di piazza Fera/Bilotti, tant’è che decidemmo di “aprirne” uno noi: Iacchite’.
Difficile credere che Gratteri non sia al corrente di tutto questo, visto che ad indagare sull’appalto di piazza Fera/Bilotti fu la GdF di Cosenza che non trascurò nulla. Una indagine coi fiocchi, tutto documentato, filmato, e intercettato. Dal finto granito usato nei lavori di pavimentazione, alla truffa della pista ciclabile, passando per gli incontri romani e i contatti di Potestio con la mala locale per la gestione dei subappalti. Indagine sistematicamente insabbiata dal porto delle nebbie, ma trasmessa anche alla Dda di Catanzaro.
Gratteri potrebbe chiedere al suo ex collega Granieri il perché di questa archiviazione che ha tanto fatto arrabbiare la Guardia di Finanza di Cosenza. Giusto per capire se ciò che scriviamo corrisponde al vero oppure no. E anche se Gratteri non dovesse farlo, ci penseranno gli ispettori a chiedere il perché di quella vergognosa archiviazione.
GdD