Ha chiesto dieci condanne che vanno da 8 mesi a 1 anno di reclusione e 4 assoluzioni. Così ieri il viceprocuratore onorario, Alessandro Migliaccio, ha concluso la sua requisitoria al processo di primo grado che vede imputate 14 persone, tra attuali ed ex consiglieri comunali, coinvolti nell’inchiesta “Gettonopoli” coordinata dalla Procura di Crotone.
Accuse che però si sono ridimensionate, rispetto alle contestazioni originarie, col Pm che davanti alla giudice del Tribunale Anna Cerreta, ha escluso il reato di concorso in truffa che gravava su tutti gli imputati, mentre ha ribadito a carico dei 10 accusati dei quali ha chiesto la condanna, le contestazioni relative al reato di falso ideologico.
Come si ricorderà, le indagini condotte dalla Guardia di Finanza riguardavano l’erogazione dei gettoni di presenza che i consiglieri comunali coinvolti avevano percepito per le loro partecipazioni alle riunioni delle commissioni consiliari. Alcuni consiglieri del tempo, secondo la tesi iniziale degli inquirenti, nel periodo compreso tra il 2014 e il febbraio 2016 avevano falsificato i verbali delle sedute degli organismi di vigilanza e controllo che fanno capo al Consiglio, al fine di ottenere e far avere indebitamente i rimborsi che al contrario non erano dovuti.
L’attività investigativa era iniziata in seguito allo scalpore suscitato dalle somme spese nel 2014 dal Municipio per pagare agli eletti i gettoni di presenza alle convocazioni delle commissioni e dell’assise cittadina. Quei 357 mila euro erogati agli esponenti sia della maggioranza che dell’opposizione di allora, finirono addirittura alla ribalta nazionale con due puntate che l’ex programma di Raiuno “L’Arena” di Massimo Giletti dedicò alla vicenda che venne subito battezzata “Gettonopoli”. E così, nel registro degli indagati, furono iscritti coloro che tra il 2014 e il 2016 avevano ricoperto gli incarichi di presidente, vicepresidente e segretario dei sette organismi consiliari. Ma il clamore di quegli anni oggi si è in parte ridimensionato alla luce delle contestazioni riformulate dalla pubblica accusa che ha escluso il reato più grave delle contestazioni.
Il pm ha così chiesto per Michele Marseglia la condanna a 8 mesi di reclusione; per Manuela Cimino 8 mesi; per Mario Scarriglia 1 anno; per Sergio Iiritale 8 mesi; per Fabio Lucente 8 mesi; per Nino Corigliano 1 anno; per Michela Cortese 8 mesi; per Giancarlo Devona 8 mesi; per Claudio Scarriglia 8 mesi e per Salvatore Frisenda 1 anno.
Il pm ha invece proposto l’assoluzione per Fabrizio Meo, Pantaleone Megna, Sergio Contarino e Teresa Cortese. Fonte: Gazzetta del Sud