L’Unione Bruzia fu una “compagine elettorale”, però non divenuta – mai – una formazione politica, tradizionale, vera e propria; che partecipò alle elezioni comunali di Cosenza, nel 1970, e si costituì in lista per le elezioni amministrative di quell’anno e mancò, per una “manciata di voti”, l’entrata di un proprio rappresentante nel consiglio comunale della città.
L’iniziativa fu ad opera dello staff dirigenziale della < Gi.Fra. > (“Gioventù Francescana”), che operava presso il convento dei Padri Cappuccini – detti della Riforma – i quali mantennero un “benevolo neutralismo” ( senza il sostegno ma senza una sconfessione… ).
Ben presto all’iniziativa si aggiunsero altri giovani che provenivano da militanze attive nella destra, come al centro e della stessa sinistra cosentina. Si trattò di un sorprendente e inedito trasversalismo in nome di un programma che prevedeva, tra l’altro, la rivendicazione per la <Grande Cosenza>.
Lo slogan elettorale, “non posti da occupare ma problemi da risolvere” – il 7 giugno vota sette colli – , si accompagnò ad una intensa propaganda e fregiandosi di un logo, assai particolare ed originale, costituito da un cerchio che racchiudeva – per l’appunto – la figura dei “sette colli” della città e in circolo la scritta “Unione Bruzia”.
Punti essenziali del programma, a dir poco avveniristico, erano: l’ipotesi d’una conurbazione della città con i centri viciniori ( Carolei, Castiglione Cosentino, Castrolibero, Donnici, Laurignano, Marano Marchesato, Mendicino, Rende, etc. ), prevedendo un nuovo piano regolatore comune di agglomerato, con un consiglio comunale di unificazione e i minori municipi – così aggregati – trasformati in circoscrizioni municipali e consigli di quartiere della <Grande Cosenza>;
liberare la nuova città dall’isolamento socio-politico-economico-culturale a mezzo, tra l’altro, d’una moderna ferrovia verso il Tirreno e d’una superstrada verso la Sila, il crotonese e lo Ionio;
si prefigurava il totale recupero della “Cosenza antica” e il ripristino architettonico del borgo medioevale, destinando le abitazioni, ristrutturate e riportate all’origine, anche a “ospitalità forestiera e studentesca” e destinandone i corsi, nei terranei, sopratutto all’esercizio del commercio e dell’artigianato.
L’Unione Bruzia fu favorevole all’istituzione della Regione Calabria, ma, in controtendenza (sempre, con <Reggio di Calabria – capoluogo e “capitale”>), come all’istituzione dell’Università di Calabria ma “residenziale e non limitata nelle facoltà”.
Altri punti del programma, non volendoci dilungare, si occupavano dei problemi, aperti e irrisolti, quali l’occupazione giovanile e lo sviluppo della piccola e media industria, l’edilizia popolare e un riordino del commercio al dettaglio (coi “mercatini popolari” ), etc.
L’Unione Bruzia fu attiva, successivamente alla competizione elettorale, ancora per un anno e, poi, per ragioni – ancora a tutt’oggi – non note, cessò di esistere e non ebbe un logico prosieguo. L’Unione Bruzia, comunque sia, operò in un “quadro cittadino” che, in verità, nonostante tutto, ebbe grande consenso di opinione (se non di voti).
Il programma per la <Grande Cosenza>, inizialmente elaborato, in seno alla “Gioventù Francescana” di Cosenza, come documento da proporre a tutte le forze politiche, e in previsione della campagna elettorale “alle porte”, divenne la <piattaforma> dei soli candidati “unionisti” allorchè si decise la presentazione d’una lista per il rinnovo del consiglio comunale; e.. cosicchè, “in fretta e in furia”, e in una sola settimana, furono predisposte sia candidature che il numero delle firme occorrenti per la competizione e, ciò, non deve stupire poichè la <Gi.Fra.> era, in quel tempo, certamente la più forte e numerosa organizzazione giovanile.
Costituiva, in città, un nucleo associativo che esercitava un ruolo preminente in attività culturali, sportive, ricreative, artistiche, etc., e propriamente di carattere religioso; seppure aperta a tutta la città, con gli aderenti di tutti i quartieri, il “gruppo centrale” era composto da giovani del rione ferrovieri di via Antonio Monaco.
Non mancarono, immediatamente, “profferte” affinchè l’Unione Bruzia rinunciasse alla competizione elettorale, non accolte, e “polemiche” – ad esempio – con i religiosi responsabili del Terzordine Francescano che tennero a definire la decisione come <anticoncordataria> ma i “distinguo” rimasero un fatto isolato poichè la gran parte dei padri cappuccini, in pratica, non stigmatizzarono il <fatto>. Il programma accese l’interesse della stampa e di vasti ambienti cittadini; catalizzò, perciò, a più riprese, l’interesse generale tanto da divenire la novità delle elezioni.
E’ opportuno rimarcare, a integrazione di quanto – sinora – già detto, che vi si prevedeva la “rivitalizzazione” della <Cosenza storica> e, a confine, con la parte nuova della città – ma da “riordinarsi” – , anche l’urbanizzazione delle rive dei fiumi Crati e del Busento, pure definendo l’embrione di un moderno, e vasto, nuovissimo – comune territorio, a sistemarsi, con < piani particellari > che regolassero l’estensione in direzione dei centri viciniori; in tale ambito, misto, intercittadino, tra l’altro, la dislocazione d’una nuova stazione ferroviaria, quella di un nuovo – idoneo “palazzetto dello sport” , etc., e l’obbllgo dello spazio verde tra costruzioni e costruzioni come – anche – quello previsto per aree destinate a parcheggi condominiali.
Della <Grande Cosenza>, idea non peregrina, e del programma, ognuna delle forze politiche – in campo – “ne prese un pezzo” , ma mancò, sempre, i’utile coordinamento d’una veduta dell’assieme; e, in particolare, negli anni a venire, allorchè veniva a consolidarsi il nuovo assetto regionale ( 1970 ) che poteva sostenere e finanziare, in parte, l’impegno; e, via via, poi, che trovavano realizzazione, tanto per fare – solo – qualche esempio, opere a partire dall’università ( 1972 ) e sino alla nuova ferrovia ( 1987 ); ma dell’intero programma degli < unionisti > molte e altre < coordinate > si concretizzarono.
L’Unione Bruzia, considerando il 7 di giugno del 1970 come ( sua ) ufficiale data di nascita e di costituzione ( perciò affidata al responso delle urne ), giunse – quindi – all’apice delle sue attività, coordinata da promotori come i Colistro, Giannace, Olivieri, Porco, i Vuono e Zasa, e molti altri, con le riunioni, tenute – rispettivamente – il 25 giugno dell’anno 1971 e il successivo 13 di luglio.
La campagna elettorale, già trascorso un anno…, vide l’Unione Bruzia in piazza della Riforma, convocato un comizio di < chiusura > ( il 5 di giugno 1970 ), con una vera – reale – e imprevista partecipazione abbastanza affollata e popolare; e sarebbe stato sufficiente il solo, unico, voto dei presenti e partecipanti per portare un proprio rappresentante in consiglio comunale, di certo a “quoziente pieno”; ma… tant’è che -malauguratamente- invece ottenne soltanto il cosiddetto <maggiore resto> dietro, solo per alcuni voti, il Pri ( Partito Repubblicano ) che, infatti, potè conquistare, confermandolo, il proprio seggio in municipio.
’Unione Bruzia, impegnata a una “battaglia” – come < Davide e Golia >, nel 1970 era abbastanza cosciente del solito, consolidato, < panorama politico >.
< …Delineare la storia delle famiglie impegnate in politica, a Cosenza, equivale a scrivere la storia della città considerando che dalla fine dell’800 si delineava nella città bruzia un governo cittadino che rifletteva e rispecchiava le famiglie borghesi ed altolocate che gestivano nei fatti la città stessa…>; e volendo solo accennare a queste “potenti famiglie”, in politica, < … è anche necessario inquadrare i momenti storici e gli ambienti politici e sociali nei quali si snoda la storia stessa dei protagonisti della politica cosentina….>; è proprio in quell’anno che le cosiddette……< famiglie >, avviando un ricambio generazionale – ma per una sorta di “passaggio monarchico” -, lanciano in campo molti “giovani rampanti” onde perpetuare e consolidare la loro tradizionale < egemonia >. Citiamo, tra questi, uno per tutti, uno dei protagonisti, Franco Covello.
L’Unione Bruzia fu attiva, successivamente alla competizione elettorale, ancora per un anno e, poi, per ragioni – ancora a tutt’oggi – non note, cessò di esistere e non ebbe un logico prosieguo…