La Madonna non gioca a pallone
L’ultimo strappo a San Luca
di Gioacchino Criaco
Il Comune, la Fondazione, Polsi: a San Luca si porta via tutto, si apre una frattura che rischia di non essere ricomponibile per molti anni a venire. Si capisce che da questo deriveranno conseguenze che andranno oltre San Luca, quali saranno non lo so. Ci si può immaginare. Per capire serve uno sforzo, una pazienza, un’umiltà e una curiosità continui. Capire, tutto gira intorno alla comprensione. Che prima si capisce bene tutto e dopo in base a quello che si è capito si agisce. Lo Stato non ci ha mai capito granché da queste parti, poco ci ha capito pure la Chiesa.
Siamo nella Locride, in Aspromonte, il Levante più arcaico dell’oriente occidentale. Capire è tutto. Qua si è sbagliato a Platì, ad Africo, si è sbagliato a Reggio, ne hanno patito quei posti, la Calabria, la Nazione. Ne ha patito soprattutto la gente di quei posti, quella parte che ha provato a essere migliore ma che si è trovata contro le forze del male supportate dall’errore o dalla malafede dello Stato. E l’obiezione che si fa a chi solleva dubbi sull’agire istituzionale è “ma tu che proponi?”. Proporre con certezza, ovviamente, è un azzardo, arroganza.
Però, io, avrei provato a parlare con quelli di San Luca prima di commissariare la Fondazione e, nel cercare di capire, magari sarebbero venute fuori responsabilità ma anche soluzioni.
Ora, prima di fissare una messa solenne in uno stadio di calcio, in un altro paese, in occasione dell’evento più sacro dell’Aspromonte, il 2 settembre, sarei andato a sentire cosa sarebbe meglio fare, senza imporre. Senza strappare.
A furia di strappi e imposizioni, la parte migliore si schiaccia su quella peggiore. I cattivi hanno gioco facile nel dire ai giusti “vedete? Non vi vogliono”. E davvero si ha l’impressione che fra tanti errori in buonafede ci sia, da questa parte, qualcuno con un disegno diverso e preciso.









